Domenica mattina di festa ieri, 11 settembre, sul Monte Faudo. Le polemiche per l’annullamento della gara podistica non hanno comunque rovinato la cerimonia organizzata dal Gruppo Ecologico “Martiri della Libertà” Partigiani Val Prino per ridare nuovamente dignità alla Cappella costruita in onore dei caduti di tutte le guerre e inaugurata nel 1966 alla presenza del Ministro Paolo Emilio Taviani.
E’ stato Don Antonello Dani a benedire la piccola Cappella con una Messa al termine della quale il sacerdote ha spiegato: “Ci troviamo oggi qui sul Faudo per dare di nuovo dignità alla cappella che si è voluta in ricordo dei civili che sono stati trucidati qui, su questo monte. Dopo tanto tempo, finalmente, la Curia di Albenga è riuscita a tornare in possesso di quella che è una delle sue proprietà, di proprietà dell’istituto Sostentamento Clero. Oggi, con questa celebrazione eucaristica, vogliamo dire che questo luogo è un luogo di culto, di preghiera, che deve tornare ad essere tale. Vogliamo suffragare l’anima di quelle persone che qui sono morte. Vogliamo ricordare tutte quelle persone che sono salite per combattere per la libertà e per la patria. Vogliamo anche dire che in questo luogo siamo vicini al cielo e quindi il pregare qui significa essere in contatto con Dio. Di qui vediamo i monti, il mare, siamo circondati da un ambiente straordinariamente bello e tutto questo è un dono di Dio. Lo ringraziamo e dobbiamo conservare e curare, come dice Papa Francesco, tutto quello che è il Creato. Oggi è una giornata particolarmente significativa, è una giornata di festa”.
LA STORIA DELLA CAPPELLA
Proprio sulla cima del Monte Faudo (mt. 1.150 s.l.m.), si notano una grande croce in ferro ed una piccola cappella, entrambe dedicate ai caduti di tutte le guerre.
Furono innalzate negli anni ’60 dello scorso secolo, grazie al lavoro ed al contributo delle comunità delle valli Prino e San Lorenzo, trascinate dall’entusiasmo di un frate cappuccino originario di Pietrabruna: Padre Raffaele Amoretti (Raffé per gli amici).
Padre Raffaele, come tutte le genti delle valli circostanti, ben ricordava la tragica alba del 17 agosto 1944, quando le truppe nazi-fasciste, circondata la vetta del Monte Faudo, spararono ai contadini inermi, che si preparavano alla giornata di lavoro (taglio del fieno). Fu una strage.
Per questo motivo si pensò e si realizzò la cappella (e la croce), con la dedica “alle vittime di tutte le guerre”. Per ricordare le vittime civili dei conflitti che, nell’assurdità bestiale della guerra, vengono private delle vita anche senza avere fatto una scelta “combattente”. Anzi, proprio per questo, spesso diventano un obiettivo più vulnerabile e facile, rispetto a chi, armato ed organizzato, può scegliere la strategia più opportuna.
Il Ricordo, il Rispetto, la Memoria, l’Affetto per i Padri, i Fratelli, i Nonni, uccisi in quel tragico giorno, si leggeva sul viso delle centinaia di persone che, negli anni ’60 e ’70, con il pretesto della corsa campestre, salivano fin sulla vetta, si incontravano, ricordavano, si abbracciavano.