26 Dicembre 2024 15:34

26 Dicembre 2024 15:34

IMPERIA. CRISI DI MAGGIORANZA, GIANFRANCO GROSSO: “INDEGNO BARACCONE TENUTO IN PIEDI PER SCOPI POLITICI SOTTERRANEI”

In breve: "Quello che sta succedendo in città credo non si sia quasi mai visto. Un’Amministrazione così minoritaria in tutta la città penso sia da guiness dei primati. Ovunque si scatenano proteste, non esiste più una formazione politica che..."

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Gianfranco Grosso, capogruppo di Imperia Bene Comune in consiglio comunale, ha preso posizione in merito alla crisi politica interna all’amministrazione Capacci.

“Quello che sta succedendo in città credo non si sia quasi mai visto. Un’Amministrazione così minoritaria in tutta la città penso sia da guiness dei primati. Ovunque si scatenano proteste, non esiste più una formazione politica che stia con il Sindaco, che ne appoggi scelte o visioni amministrative. I cittadini sono esasperati, il Consiglio Comunale esautorato, la Giunta sfiduciata nei fatti, i rapporti politici ai minimi termini.

L’editoriale di Imperia Post si domandava perché resistere ancora? Perché insistere abbarbiccati ad un refolo di vento mentre tutto intorno esplode la tempesta? Personalmente però non credo sia soltanto la paura di tornare ad essere un imperiese tra gli imperiesi, ritengo invece che nonostante tutto ancora si cerchi di tenere in piedi questo indegno baraccone per scopi sotterranei politici, per pianificare nelle segrete stanze il prossimo futuro, le prossime alleanze.

Ormai tutti hanno capito che Capacci ha concluso questa fallimentare esperienza e con lui questa indecorosa alleanza, che ai più però è sembrata nel 2013 la panacea di tutti i mali, la rinascita di Imperia dopo l’oscurantismo scajolano. Quelli che però escono a pezzi da questa realtà stanno già pensando ad una futura ricollocazione politica, per non perdere la strada, per non dichiararsi falliti. E molti di quelli che sono rimasti a guardare o che oggi la criticano stanno già pensando come inglobare i perdenti per non sciupare voti nelle prossime elezioni.

Questa purtroppo è la storia di Imperia, di una città che dopo 40 anni vede ancora in pole position persone che governavano le trame più sorde e più intricate del potere nella Dc come nel PC come nel PSI. Imperia è la storia di poche famiglie che da 40 anni si contendono posti di governo e di sottogoverno, scontrandosi, scornandosi ma alla fine accettandosi, sopportandosi e, spesso, alleandosi in nome del potere e degli interessi. Non credo Imperia sia pronta o voglia mai esserla per disegnare un vero confine su un foglio bianco, per dare forma e colore ad un grigiore che sa di compromesso costante e reiterato, per dire basta a un sistema che cambia nome per non cambiare mai idea, che modifica le alleanze per non modificare le strategie e i disegni più reconditi.

Il vero problema è che in mezzo a tutte queste tristi strategie da Peppone e Don Camillo ci stanno i problemi economici di una città che sta morendo, che non ha saputo o voluto fare in 40 anni una riconversione del proprio tessuto economico-sociale, del proprio tessuto urbano, ancorata a logiche diverse da quelle dell’interesse pubblico. In mezzo alle beghe della politica nostrana ci stanno purtroppo tanti, troppi cittadini che non hanno lavoro, che non riescono più a far quadrare i conti della propria famiglia o della propria attività, ragazzi che per inseguire un’ipotesi di vita debbono andar via, cittadini stressati dalla sporcizia etica e stradale, che debbono scartare oltre alle buche dell’asfalto anche i vuoti della memoria.

L’unico insegnamento che può lasciare questa caporetto amministrativa e politica è che, domani, un sindaco che voglia veramente fare il Sindaco, il portatore degli interessi dei propri amministrati, che voglia e possa incidere un minimo sulla vita e sulla felicità dei suoi cittadini, che voglia far sentire la voce rauca della rabbia e della disperazione di chi non conta più, di chi è diventato solo un numero iscritto a bilancio, debba decidere di intraprendere questa avventura come una missione, come un servizio, sapendo rischiare in prima persona, sapendo ribellarsi a proprio rischio alle logiche perverse della finanza locale, dei pareri tecnici, della ragion di stato, per difendere a tutto tondo una comunità e un’umanità che non ha prezzo e che rimane la linfa imprescindibile dei nostri valori costituzionali”.

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