Nel corso dell’incontro organizzato all’hotel Corallo con fedelissimi e simpatizzanti (un centinaio circa) Claudio Scajola, oltre ad aver analizzato la difficile situazione politica imperiese, si è soffermato a lungo sulla politica nazionale, in particolare sull’avvento di Stefano Parisi, secondo l’ex Ministro l’uomo giusto per un progetto di rinascita di un centro moderato.
CLAUDIO SCAJOLA SULLA POLITICA NAZIONALE
“Da troppo tempo mancano occasioni di confronto. Manca il dialogo, il guardarsi in faccia, il dirsi le cose nel bene e nel male. Per evitare quella che è una degenerazione del confronto, occorre anche prendere posizioni diverse, ma ascoltando sempre le ragioni dell’altro.
Molti di voi li ho incontrati questo inverno quando ho deciso di intraprendere questo cammino del confronto. Abbiamo avuto tante riunioni, non solo a Imperia. Io credo che si debba andare nella direzione che tracciai in quelle occasioni, ovvero non bisogna abbandonarsi a una scelta irreversibile, o Renzi o Grillo. Abbiamo la possibilità di ricostruire la storia dei moderati italiani. Queste parole qualche mese fa non erano suffragate da fatti concreti. In quei momenti ho sempre detto ‘teniamoci uniti, che è un valore importante. Facciamo una massa critica importante in attesa che nello scenario politico si faccia chiarezza. C’è stata una decomposizione delle forze politiche, Forza Italia si è spaccata in quattro pezzi. La necessità è quella di rimettere insieme i cocci senza far prevalere i personalismi.
Nel frattempo anche il quadro internazionale è peggiorato. Io non mi sento soddisfatto quando so che in corsa per la presidenza degli Stati Uniti, una carica che condiziona la politica mondiale, ci sono solo Clinton e Trump. C’è stata nel frattempo la Brexit, con l’Inghilterra uscita dall’Europa. La politica estera si è ulteriormente confusa. In Europa Merkel e Hollande ci stanno lasciando fuori e l’Italia non riesce a recitare un ruolo.
E poi io sarò all’antica, ma questo modo di comunicare con Facebook e Twitter non lo capisco, può andare bene per un pò, ma il modo di rapportarsi con il popolo, a mio modo di vedere, è diverso. Vale per la politica nazionale, ma anche per quella locale.
Quando vedo le magliette con su scritto ‘Sono un populista’ mi preoccupo. Non va bene seguire la politica delle urla e degli istinti più bassi, ma al contrario bisogna seguire la politica della proposta. La protesta è giustificata, la capisco. I leader ormai parlano solo con la preoccupazione delle prossime elezioni.
Devo essere sincero, ho cercato di capire cosa diceva Grillo a Palermo, ma non ho capito nulla. Non è neanche un comico, non fa ridere. Io non voglio affidare il mio Paese a una conduzione così strampalata. Ormai tutti cavalcano le pance e non i cervelli. Si muovono per slogan, presidente del Consiglio compreso. È nostro compito impegnarci per tornare alla ragione.
È necessario costruire un partito che metta insieme i concetti di crescita e libertà. E’ dagli anni 70 che in Italia non si fanno di media più di due figli. Nel 1951 gli under 14 erano il 27% e gli over 65 l’8%. Oggi gli under 14 sono il 13% e gli over 65 il 24%.
Nessuno parla mai di questi argomenti in nessun dibattito politico. Si è pensato di risolvere il problema della riduzione delle nascite con quella ridicola proposta del Ministro Lorenzin. Oggi un 65enne non è un anziano e noi non abbiamo una politica che progetti un presente e un futuro anche per gli over 65.
Siamo abituati a una conduzione politica ignorante, non approfondita, fatta di slogan. Uno di quelli che trovo più insensato è quello che inneggia a una classe dirigente giovane. È vero, ci vogliono anche i giovani, ma è necessario che ci siano anche coloro che hanno esperienza, per avere un mix che faccia progredire, insieme.
Grillo dice che le persone nuove hanno il vantaggio che nessuno le conosce. Ma come? Per un medico e un avvocato ci vogliono esperienza e qualità e per governare no? Allora mettiamoci un robot al Governo che facciamo prima.
C’è la necessità di fare un partito di moderati. Cambiategli il nome, fate quello che volete, ma parliamo con la gente, diamoci delle regole che non siano autoreferenziali. Bisogna includere e non escludere, mettere insieme chi ha più capacità, più cose da dire. Mettere insieme chi studia i problemi e trova le soluzioni. Lancio un invito a tutti voi, a chi fa politica, a chi non la fa, mettete a disposizione le vostre capacità, non solo per voi stessi, ma anche per gli altri.
Ci sono caratteristiche fondamentali in un amministratore:
– la correttezza nel comportamento
– lo studio dei problemi
– La concretezza e non il velleitarismo
– La ricerca del bene comune sempre
– La lealtà , che purtroppo è diventata merce rara. Credo che invece questo valore non sia mai assolutamente derogabile.
Secondo me qualcosa sta nascendo, e nel momento giusto. Berlusconi ha avuto la migliore intuizione degli ultimi anni. Nel momento in cui Grillo è in difficoltà, Renzi è in difficoltà, in questo momento, con la crisi dell’improvvisazione, ha capito che è possibile un’inversione di tendenza. Ha chiesto a Parisi di mettere su un programma con una prospettiva di crescita per il proprio Paese. Di portare nelle stanze dove si guida il Paese le esperienze del fare della gente.
Sono stato a Milano e ho seguito per due giorni il convegno di Parisi. Non me ne sono neanche accorto, perché finalmente mi sono trovato a mio agio.
Sono stato colpito da una suora che ha parlato del sistema scuola per 12 minuti. Quando è scesa dal palco, se fossi stato al Governo le avrei detto, da domani lei fa il Ministro dell’Istruzione.
Ci sono tante persone capaci, ma per una logica perversa, chi è più bravo viene nascosto. Si porta avanti chi ti osanna e non chi è più bravo di te.
Credo si possa tornare ai giorni della discesa in campo di Berlusconi, nel 94. Più libertà e meno stato. Purtroppo il sistema politico in quegli anni ci ha impedito di fare tanto. Parisi è in grado, a mio giudizio, di costruire un programma e una proposta per gli italiani che si adegui ai tempi. Sono amico di Berlusconi da anni e questa è una sua proposta, dunque è normale che mi faccia piacere seguirla, ma per la prima volta da molto tempo a questa parte mi sono sentito a mio agio.
Credo che il tema vero forte in questa ricostruzione sia “per”. Dobbiamo finirla di pensare che i problemi si risolvano urlando e protestando. Non si può dire sempre che tutto è sbagliato. I problemi bisogna conoscerli per risolverli. Costruiamo PER risolvere, PER dare più libertà alla scuola, all’impresa.
Costruiamo PER una giustizia giusta. Si, perché in Italia per arrivare a una sentenza di primo grado ci vogliono 600 giorni, il triplo di Francia e Germania. Ogni anno 7 mila detenuti vengono ingiustamente arrestati. Dal 1991 al 2012 ci sono state 25 mila detenzioni ingiuste, costate allo Stato non solo i costi dei processi, ma anche 600 milioni di risarcimento danni.
Nella Magistratura ci sono correnti politiche. I Magistrati possono levarsi la toga e fare i Deputati. Poi vengono trombati e tornano a fare i Magistrati, magari proprio nella Circoscrizione che li ha trombati. Nessuno dice queste cose, solo un pazzo come me.
Ci vogliono coraggio e lealtà. Tutti abbiamo chiesto che si uscisse dalla crisi dei partiti, tutti però hanno subito detto ‘voglio farlo io’. Non è così che si risolvono i problemi. Parisi va aiutato, ma non bisogna eliminare nessuno. In questi quattro anni non si può dire che tutto è crollato per colpa di Berlusconi. E gli altri dov’erano? E proprio coloro che sono mancati oggi non devono ostacolare chi sta provando a far rinascere il centrodestra.
Lo ribadisco. Non possiamo essere condannati a scegliere tra Renzi e Grillo. Recuperiamo quei 10 milioni di voti che abbiamo perso, lanciando una campagna su programmi e idee. Non tutti, però, potranno recitare il ruolo di cannonieri. Ci vorrà una partecipazione condivisa, da parte di tutti. Se questo succederà, e io sono ottimista, potremo affrontare a testa alta la prossima campagna elettorale.
L’unità è un grande valore, non la divisione e l’esclusione. La classe dirigente per crescere ha bisogno di puntare sul merito e devono essere i cittadini a scegliere i più bravi e non una singola persona.