Si è aperto questa mattina in tribunale a Imperia il processo nei confronti di A. A., 36 anni, di Perinaldo accusato di maltrattamento di animali.
Nei guai era finito anche M. C., 48 anni, suo compaesano, proprietario del terreno sul quale i due avevano realizzato un allevamento di cani di razza (dogo argentino, beagle, segugio maremmano, pitbull, da caccia e meticci) con finalità non ottemperando all’ordinanza del sindaco di chiusura per “motivi di igiene e di salute pubblica afferenti al pericolo di contaminazione derivante dalle irregolari modalità di detenzione degli animali (quali l’essere i cani legati ad una catena ovvero privati della libertà di movimento all’interno dell’area; l’assenza di idonei ripari dalle intemperie e dal sole; l’essere gli animali mantenuti direttamente sulla terra battuta ovvero in assenza di una superficie pavimentata di isolamento dall’umidità e dalle deiezioni; la mancanza di un idoneo sistema di abbeveraggio; l’assenza di autorizzazione sanitaria per l’esercizio dell’attività di allevamento; l‘assenza di un idoneo sistema di smaltimento delle deiezioni e di adeguati programmi di disinfestazione/disinfezione, atti a prevenire l’insorgere e la diffusione di parassitosi ad altri animali e all ‘uomo)”.
M.C. è di fatto uscito dal procedimento penale oblando la pena con una multa di 103 euro. A.A., difeso dall’avvocato Alessandro Mager, invece è comparso questa mattina davanti al giudice Laura Russo per rispondere del reato di maltrattamento di animali per aver “detenuto 49 in condizioni incompatibili con la loro natura (tra cui, in particolare, il mantenerli legati a una pesante catena ancorata a terra della lunghezza di mt. 3, si da impedire il libero spostamento e la socializzazione) essendo lasciati privi di un adeguato riparo contro le intemperie e il caldo causando loro gravi sofferenze”.