Non avrebbe accolto la denuncia presentata da una 47enne di Imperia, Alda Biancheri, rimasta bloccata con l’auto a causa dei blocchi stradali messi in atto durante “I Forconi” il 10 dicembre 2013. Con l’accusa di omissione di atti d’ufficio è finito a processo un ispettore di Polizia della Questura di Imperia, Silvia Lazzarino, difesa dall’avvocato Alessandro Mager.
Questa mattina in Tribunale a Imperia, davanti al collegio composto dai giudici Ascheri, Bonsignorio e Lungaro, il processo si è aperto con la deposizione di Alda Biancheri che, interrogata dal Pm Lorenzo Fornace, ha ricostruito cosa accadde il 10 dicembre 2013.
“A quel tempo – ha spiegato Biancheri – lavoravo a Taggia e vivevo alle ex Ferriere a Imperia. Il 9 dicembre ricordo di essere partita da Imperia alle 7.10 senza problemi. Ho incontrato un pò di problemi al ritorno, intorno alle 13. All’imbocco di via Boine c’era un agente della Polizia Municipale che consigliava di prendere l’autostrada per raggiungere Oneglia in quanto il Lungomare Vespucci bloccato dai manifestati. Ricordo di essere arrivata sino all’inizio del Lungomare e di aver parcheggiato l’auto nei pressi del parco urbano, dove iniziava il blocco. Ho poi raggiunto casa a piedi”.
“Il giorno successivo il 10 dicembre, sono uscita di casa alle 7. Al mio ritorno, sempre intorno alle 13, ho incontrato il blocco nei pressi di via Nizza. C’era un tir parcheggiato di traverso e diverse persone a piedi lungo la carreggiata. Era impossibile passare. Era presente un agente della Polizia Municipale. Non è mi è rimasta così altra soluzione che parcheggiare la mia auto a Borgo Prino e andare a casa, alle ex Ferriere, a piedi”.
“Mentre tornavo a casa ho pensato di fare una segnalazione alla Questura di Imperia. Volevo segnalare il blocco stradale. Quando ho telefonato mi hanno detto che i blocchi non erano autorizzati e che potevo fare un esposto chiamando un altro numero di telefono. Quando però ho telefonato è caduta la linea, così ho deciso di andare direttamente in Questura”.
“Quando sono arrivata in Questura ho annunciato la mia intenzione di presentare denuncia per i blocchi stradali. Mi hanno fatto accomodare in una saletta laterale. Poco dopo è arrivata una donna, un agente di Polizia, un Ispettore che oggi è qui in aula (indica Silvia Lazzarino, ndr). Mi ha chiesto i documenti e si è seduta di fronte a me. Io le ho dato la mia carta di identità e lei mi ha chiesto di iniziare a raccontare i fatti. Le ho spiegato che volevo denunciare i blocchi stradali e le ho raccontato cosa era successo. Al termine del mio racconto, però, l’agente di Polizia mi ha detto che non c’erano gli estremi del reato e che non non poteva accogliere la mia denuncia. Mi ha detto che avrebbe presentato eventualmente una segnalazione interna”.
“A quel punto io ho provato a insistere, lamentando il fatto di essermi trovata impossibilitata a raggiungere casa mia, con la mia macchina, per le strade della mia città, perché bloccata da un tir e dai manifestanti, alcuni dei quali aggressivi, di estrema destra. Alle mie rimostrante l’Ispettore mi ha detto che i manifestanti avevano le loro ragioni, perché c’era una situazione di crisi. Ricordo che mi colpì molto una sua frase. Disse ‘non se ne può più’. In merito ai manifestanti di estrema destra, ricordo che mi disse che la Polizia aveva notizie di infiltrati di Forza Nuova e di estrema sinistra. Mi disse ‘come ai tempi di Beltrami, che era appoggiato da Ochetto’. Ricordo che non dissi nulla a riguardo. Conosco Gianluca Beltrami, mio ex compagno di classe, e so che ha avuto trascorsi al G8 di Genova, come attivista, ma non ero sicura che si parlasse di lui in quel momento. A quel punto, dunque, decisi di rinunciare e non presentai alcuna denuncia”.
“Qualche giorno dopo sono andata dai Carabinieri e ho presentato denuncia, raccontando anche quello che era successo in Questura. Prima di presentarsi in Caserma ne avevo parlato solo con mia sorella”.
Alda Biancheri dopo l’interrogatorio del Pm Fornace, ha risposto alle domande dell’avvocato Alessandro Mager, spiegano che “l‘Ispettore ha motivato la non necessità della denuncia spiegando che erano incorso attività di controllo e repressive da parte della Polizia” e aggiungendo, a seguito della domanda del legale che “non sono mai stata chiamata per la denuncia ai Carabinieri e non se vi sia stata un’attività di indagine”.
Successivamente sono stati sentiti in aula altri due testimoni, Barbara Biancheri, sorella di Alda Biancheri, e Rossella Giusta, ispettore di Polizia.