Le aspettative di tanti e tanti lavoratori sono state un’altra volta disattese, grazie come al solito ad un governo che continua a fare cassa sulla pelle dei lavoratori; questa volta con la complicità dei tre sindacati più importanti.
Non ci piace l’anticipo pensionistico definito “APE”, che altro non è che uno strozzinaggio economico sui lavoratori a favore di banche ed assicurazioni. Senza considerare il fatto che per accedere all’APE agevolato l’età non basta: occorre infatti avere altri requisiti, quali essere in disoccupazione, od essere portatori di handicap, o svolgere un lavoro classificato usurante, o infine lavoratori con familiari con gravi patologie.
Non ci piace neppure, per quanto riguarda la famigerata “quota 41”, il continuo provocare rivalità e divisioni tra i lavoratori. Far credere che un lavoratore che ha iniziato a lavorare precocemente, prima dei 19 anni, sia diverso da uno che ha iniziato a lavorare a 20 ci sembra davvero un esercizio discriminatorio di cattivo gusto.
La Federazione di Imperia del Partito della Rifondazione Comunista ritiene che qualsiasi lavoratore che abbia prestato la propria opera per 40 anni abbia tutti i diritti di poter godere di una pensione che gli consenta di vivere degnamente e decorosamente.
Il Partito della Rifondazione Comunista da anni propone anzi una soglia contributiva di 40 anni, soglia del resto già una volta innalzata dalla riforma Dini.
Si schiera inoltre al fianco dei comitati dei lavoratori precoci, che da anni si battono per ottenere la pensione dopo 41 anni di contributi versati, a prescindere dall’età anagrafica.
I soldi ci sono, anche per i lavoratori, per poter scrivere una vera e giusta riforma delle pensioni.
È ora che si finisca di cercare di dividere i lavoratori in classi differenti! È venuto il momento in cui i lavoratori rifacciano blocco unico in difesa dei loro diritti, e pensiamo che queste proposte siano prima di tutto in difesa dei giovani lavoratori.
Sulle pensioni, per usare un detto popolare, è stato messo un cerotto su una gamba di legno.
Dopo mesi di annunci il governo, in campagna referendaria, stanzia 2 miliardi, ma la questione delle pensioni resta completamente aperta in una situazione in cui l’età per usufruire della pensione resta la più alta d’Europa ed in cui i contributi dei lavoratori finanziano il bilancio dello stato per 20 miliardi all’anno.
Tutto questo mentre ci sono milioni di disoccupati che con queste misure non troveranno mai lavoro.
Per questo ribadiamo che l’unico obiettivo serio è l’abolizione della legge Fornero, smettendo di usare i contributi previdenziali come un bancomat.
Le risorse per il bilancio dello stato vanno prese altrove: i soldi ci sono e bisogna prenderli da chi li ha, a partire dalla tassazione delle grandi ricchezze.
Inoltre è del tutto evidente che è necessario non rispettare i trattati europei imposti dalle banche, come fanno Spagna, Portogallo, Francia.
Il Comitato “Quota 41” il 18 ottobre a Roma organizzerà una manifestazione contro questa ennesima “malforma” pensionistica: invitiamo tutti quanti si sentono presi in giro da questa finta riforma a partecipare; noi saremo al fianco dei lavoratori.