È stata la prima donna ad aver fatto il giro del mondo, da sola, a bordo della sua moto. In 444 giorni, partendo il 7 marzo 1990, a 27 anni, e tornando il 24 maggio 1991, a 29 anni appena compiuti, ha percorso 83.500 chilometri ed ha attraversato 53 paesi, vivendo le più incredibili esperienze e battendo il Guinness dei primati. Questa è la strabiliante storia di Moniika Vega (nome d’arte), ora 55enne, che attualmente abita ad Arma di Taggia con suo marito e suo figlio Matteo. Le sue radici sono brasiliane ma il destino l’ha portata in Italia e, grazie alle sue scelte, ha potuto vivere l’esperienza che le ha cambiato la vita.
L’ILLUMINAZIONE CHE HA PORTATO AL PROGETTO
“Tutto è nato dal dolore per la perdita di mio padre – racconta Moniika alla redazione di Imperiapost – morto di cancro all’età di 59 anni. Lui era un medico, mia madre un’infermiera. Non abbiamo mai avuto moto e nemmeno l’ho mai desiderata. Quello che ci accomunava era l’amore per la vita e per tutto ciò che ci circonda. Sono sempre stata sportiva e appassionata della natura. Dopo la perdita di mio padre, ero andata a Brasilia a trovare i miei zii, raggiungendoli da Rio de Janeiro con la mia Vespa. Da lì, per sconfiggere il dolore, ho proseguito il viaggio attraverso il Brasile, percorrendo in totale 15.000 chilometri. Avevo bisogno di solitudine per guarire la ferita.
Ho visto posti incredibili, come la regione del Pantanal, un paradiso naturale dal valore inestimabile, che va protetto ad ogni costo. Dopo aver compiuto questa impresa mi sono detta: perché non continuare? Ho avuto l’illuminazione di iniziare un viaggio intorno al mondo, per portare il messaggio di amore per il mondo e fratellanza tra gli uomini al maggior numero di persone possibili.
Dopo molti sforzi sono riuscita a trovare gli sponsor in Italia, non alla Piaggio, come avevo pensato inizialmente, ma alla Honda. Questo perché, appena arrivata a Milano, conobbi il mio attuale marito che, capendo quanto era importante per me questo progetto, ebbe l’idea di darmi la sua moto, un Honda MTX 125 c.c., che teneva inutilizzata in garage. Alla Honda piacque il mio progetto, e informò della mia partenza tutti i suoi centri presenti nel mondo. Grazie a loro, ho sempre avuto assistenza e accoglienza, in particolare mi fornivano i pezzi di ricambio che mi servivano, ovunque io mi trovassi.
IL VIAGGIO TRA DIFFICOLTÀ’ E SODDISFAZIONI
Durante la mia avventura ho attraversato paesi che non erano sicuri, specialmente per una donna sola. In particolare i paesi arabi sono stati difficili da affrontare. In Libia sono stata trattenuta per accertamenti dalle forze dell’ordine, e ho temuto per la mia incolumità. Sono passata dalla Russia quando ancora era Unione Sovietica. Ho visto realtà che ora non esistono più.
In generale, però, la gente mi ha sempre accolta festosa e entusiasta. Mi aprivano le porte delle loro case, mi offrivano ospitalità e viveri. Io portavo messaggi d’amore per la terra in cui viviamo. Il motto era “Riding to save the planet”.
Io sono partita nella preistoria della tecnologia, proprio a cavallo tra il mondo di una volta e quello che conosciamo oggi. Chi parte per un progetto simile ora ha a disposizione tutti gli strumenti necessari. Io invece ho fatto tutto da me: ero il pilota, la fotografa, la scrittrice, la responsabile della public relation. Le ambasciate sono state fondamentali: mi hanno sempre aiutato e assistito. Io parlavo portoghese e inglese, e qualche parola di arabo. Non sempre è stato facile interagire.
Ho dovuto affrontare anche momenti di debolezza e malattia. Specialmente in India, quando mi sono ammalata di gastroenterite, con febbre molto alta, poiché non si trovava acqua imbottigliata. La salute nel mio progetto era la cosa più importante e dovevo stare molto attenta. Proprio verso la fine del mio viaggio, quando mi trovavo nella Terra del fuoco, sono caduta e mi sono rotta un braccio. Ma questo non mi ha fermata.
IL RITORNO IN ITALIA E IL GUINNESS DEI PRIMATI
Quando sono tornata in Italia, dopo poco tempo ho ricevuto il Guinness dei Primati per essere stata la prima donna ad aver girato il mondo in motocicletta. Ora, la moto che mi ha accompagnato nella mia impresa si trova esposta al Museo della Moto di Marsiglia. Questo è stato solo il mezzo che ho utilizzato per realizzare il mio vero fine: portare a tutti il mio messaggio di amore per il posto in cui viviamo. Dobbiamo svegliarci, attivarci, lottare per preservare la natura, gli animali e tutto ciò che ci circonda.
Oggi vivo ad Arma di Taggia, con mio marito e mio figlio, e porto avanti la mia battaglia per migliorare il mondo anche nella vita di tutti i giorni. Ho seguito la vicenda del Lotto 6 per un anno, scendendo in strada e facendo sentire la mia voce, per cercare di non far costruire l’ennesima discarica che avrebbe danneggiato il nostro ambiente. Ma non è facile andare contro i grandi poteri. Dovremmo essere tutti uniti, mentre invece la maggior parte delle persone non se ne interessa, e non pensa che quello che accettiamo passivamente lo consegneremo ai nostri figli e ai nostri nipoti. Il mondo è la casa in cui abitiamo tutti. Dobbiamo difenderlo e preservarlo”.
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A cura di Gaia Ammirati