Un’insegnante di Imperia ha deciso di inviare, attraverso il nostro giornale, una lettera aperta al Questore di Imperia, Leopoldo Laricchia, in merito ai tre avvisi di pericolosità sociale notificati negli ultimi mesi a tre attivisti, Francesco Scopelliti, Noto Florio e Valerio Romano.
“Al signor questore di Imperia
Gentile signor Questore,
sono un’insegnante di filosofia e storia di Imperia e scrivo questa lettera per auto-denunciarmi.
Tutte le mattine, infatti, cerco di stimolare nei miei allievi, fra le altre cose, spirito critico e capacità di ragionamento; cerco di far loro capire che una società, se non vuole morire, deve aprirsi al dialogo e al diverso senza temere, per questo, di perdere la propria identità. Spiego che il motore di ogni buon procedimento dialettico è l’antitesi, perché nulla, se accettato pedissequamente e senzacontroparte, può aiutare a crescere, ad andare avanti, a progredire.
Mi sono più volte sentita ripetere – a voce alta, di fronte ad almeno venticinque ragazzi! – che ‘non sempre giustizia e legalità coincidono’ e che quando, dopo un’attenta e ponderata analisi, riteniamo moralmente ingiusto un modo di procedere o una legge, non solo possiamo, ma dobbiamo dissentire. Civilmente – s’intende- , ma dissentire. Perché è questo che fa un buon cittadino: mette in evidenza le contraddizioni della società in cui vive partecipando attivamente al dibattito politico e sociale, arrivando anche a scontrarsi, se necessario, con gli organi e le istituzioni preposte al mantenimento dello stato di cose e delle dinamiche che si intendono osteggiare.
Si figuri che ho anche avuto la sfrontatezza di leggere in classe intere parti della ‘Disobbedienza civile’ di Henry David Thoreau ottenendo, devo ammetterlo, dimostrazioni di interesse rare fra i banchi di scuola.
Credevo di far bene il mio lavoro, almeno fino a che non ho letto degli avvisi di pericolosità sociale che negli ultimi mesi sono stati elargiti a piene mani nei confronti di alcuni attivisti della nostra città e soprattutto delle motivazioni per le quali sono stati tacciati di ìcondotta anti-socialeì.
Vede, signor Questore, io pensavo che mobilitarsi per i diritti degli immigrati ( riconoscendo, fra le altre cose che l’immigrazione non è un problema, ma un’emergenza umanitaria con cui dobbiamo confrontarci), riqualificare aree urbane in disuso per strapparle al degrado e protestare contro chi fa del razzismo e del pregiudizio la propria bandiera, fosse una condotta tutt’altro che anti-sociale.
Socialissima , l’avrei definita se fossi stata davanti ai miei studenti. E lodevole, dal mio punto di vista.
Ecco quindi il problema, signor Questore : lo penso ancora, se proprio devo essere sincera. Per questo, come le dicevo, forse sono socialmente pericolosa anche io”.