Si è svolta questa mattina la celebrazione del 4 novembre per la festa delle forze armate. In Piazza della Vittoria, alla presenza del sindaco Carlo Capacci, del prefetto Silvana Tizzano, del questore Leopoldo Laricchia, del comandante provinciale dei Carabinieri Rinaldo Ventriglia e delle principali autorità civili e militari, è stata deposta una corona d’alloro per rendere onore ai caduti delle guerre. Officiato anche il tradizionale alzabandiera accompagnato dall’inno di Mameli. L’orazione ufficiale è stata tenuta dal Generale Marcello Bellacicco.
GENERALE MARCELLO BELLACICCO
“Vorrei rivolgermi alla nostra speranza futura, a tutti voi ragazzi che oggi siete qui a questa cerimonia che non è così semplice da capire. Io sono un militare, sono diventato Generale, ma ancora oggi mi chiedo, a volte: ‘Ma tutti quegli uomini che sono morti durante la Prima Guerra Mondiale, sono morti per che cosa’”. Quando penso a questo mi guardo intorno e vedo tutto quello che posso avere, che possono avere i miei figli, i miei nipoti. Ora è facile dire, grazie a quei soldati. Quei soldati per la prima volta sono partiti da tutta l’Italia per lo spirito di avere tutta l’Italia unica. Perché all’epoca mancavano ancora dei pezzi dell’Italia, dove vivevano italiani, ma che erano sotto altre nazioni. E quella fu una guerra. La parola guerra è una parola importante, difficile, anche brutta, lo dico io che sono un soldato, un militare.
Quei soldati partirono perché animati da due sole parole, senso del dovere e il senso di servire la patria. Era fortissimo il senso dell’Italia, il senso di voler costruire una nazione con cui poi identificarsi. Oggi noi dobbiamo ricordare di quei soldati il dovere e il potere. Adesso noi abbiamo tutto, cellulari, vacanze. E allora a cosa servono le forze armate? Servono perché l’Italia è cresciuta in una certa maniera. Ci sono guerre nel Mondo. E noi italiani cosa facciamo? Ce ne stiamo con le mani in mano, senza fare niente? Oppure andare a vedere che cosa succede, andare a vedere le sofferenze di donne, bambini e anziani. Le forze armate hanno il compito di aiutare altri Paesi a cercare di ottenere quello che abbiamo ottenuto noi grazie a quei soldati morti durante la Prima Guerra Mondiale”.
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CARLO CAPACCI
“Sarebbe riduttivo pensare alla celebrazione di oggi unicamente come giornata dedicata alle forze armate perché il 4 novembre racchiude in sé molteplici significati, molteplici riferimenti che toccano nel profondo l’animo di ciascuno di noi. Il bollettino della vittoria e le motivazioni del conferimento della medaglia d’oro alla Provincia di Imperia lette poco fa devono sempre essere uno spunto di riflessione per ciascuno di noi. Pensiamo innanzi tutto al sacrificio di tanti giovani che mossi dall’ideale dell’unità d’Italia trovarono la morte nel primo conflitto mondiale. Eroi come Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro, Cesare Battisti, Fabio Filzi, Enrico Toti, Damiano Chiesa, che hanno pagato col prezzo più alto il loro amore incondizionato per la nostra Italia.
Sono nomi che sentiamo nella vita quotidiana perché molte strade o scuole sono a loro intitolate, però in pochi ricordano e comprendono appieno il significato delle loro gesta, del sacrificio pagato con la vita combattendo per ideali forti. Nella nostra frenetica quotidianità c’è il rischio che il ricordo diventi soltanto digitale: sempre più pensiamo al nostro passato recente come una carrellata di foto sui social, post pubblicati in internet, messaggi mandati al telefono. Dobbiamo invece continuare ad esaltare nel mondo reale la voglia di unità nazionale, la volontà dei popoli di radunarsi sotto il tricolore e i Caduti di quel conflitto non devono essere nella nostra mente soltanto una lapide marmorea o una targa celebrativa, ma degli eroi dall’indelebile ricordo. Come ha detto il sindaco dei ragazzi, il 4 novembre – così come le altre ricorrenze che durante l’anno celebriamo all’insegna del tricolore – è e deve essere un momento di riflessione: dobbiamo soffermarci a pensare al coraggio dei soldati che si batterono con il solo obiettivo di unire il proprio Paese, dobbiamo ricordarne il sacrificio, l’abnegazione che ha portato ad ottenere l’agognato risultato. Queste parole possono passare come frasi di circostanza: nulla di più falso. La tenacia dimostrata dagli italiani di allora, è la stessa di oggi.
Il mio pensiero va alle zone terremotate del centro Italia, ai tanti paesi, alle città colpite dal sisma e alla forza di quelle popolazioni che non vogliono lasciare il suolo natio, non vogliono abbandonare il territorio che da anni presidiano certi che torneranno ad abitarlo. Sarà così e con forza e abnegazione ricostruiranno, con l’aiuto di noi tutti, ciò che la natura ha devastato. Anche in questi giorni di dolore, di distruzione, di difficoltà, il supporto degli uomini e delle donne in divisa non è mai venuto meno: primi tra i soccorritori, pronti a garantire la sicurezza delle popolazioni colpite dal sisma, disponibili con personale e mezzi per i primi interventi di ricostruzione nell’emergenza. I valori che li animano e li muovono sono gli stessi – immutati e immutabili – visti durante il primo conflitto mondiale. Certo oggi il nostro paese è in pace, la sua unità non è in minata da invasori, e la guerra è soltanto un ricordo che pochi di noi hanno vissuto e che conosciamo attraverso i libri di storia ed i racconti dei nostri genitori, dei nostri nonni. Non per questo però l’attenzione delle forze armate è minore: contribuiscono a garantire immutato il valore unitario portato avanti dai soldati di allora e ne mantengono vivo il ricordo, lo spirito, lavorando ogni giorno per la nostra sicurezza e per quella dell’Europa tutta, anche al di fuori dei confini della Patria.
Ecco quali sono i valori e i motivi per cui ciascuno di noi oggi si trova in questa piazza, al cospetto del monumento che ricorda i nostri Caduti, accanto al palazzo municipale, simbolo della intera popolazione di Imperia “memore del sacrificio dei suoi figli”, come riportano i marmi dei monumenti. Siamo tutti radunati in un comune e collettivo momento di celebrazione in favore delle forze armate, di uomini e donne che ogni giorno, con piccoli gesti contribuiscono a creare la Storia, fanno grande l’Italia, mantengono vivo lo spirito dei fanti cantati nella canzone del Piave. Viva l’unità nazionale, viva l’Italia, viva le forze armate!”.