Nel corso del processo per truffa aggravata ai danni dello Stato relativo al porto turistico di Imperia, ha preso la parola, per una dichiarazione spontanea, l’imprenditore romano e principale imputato Francesco Bellavista Caltagirone.
“Intervengo perché nonostante in parte lo abbia già spiegato nel corso del mio interrogatorio, devo ribadire una cosa molto importante. Confermo ciò che ha detto l’avvocato Mauceri nel corso della sua deposizione. Fu mio il consiglio, mia l’attitudine, che fu anche fonte di discussione con lo stesso Mauceri, di non fornire più alcuna documentazione alla commissione di vigilanza e collaudo. Il 3 aprile 2010 la Commissione rilasciò l’agibilità provvisoria per quanto concerne le opere a mare del porto turistico, ovvero il 70% dell’intero scalo, a seguito della consegna di montagne di documenti tecnici e di qualità. Esattamente quello che la commissione chiedeva per quella che era stata considerata fino a quel momento un’opera privata. Solo a seguito di una lettera, inviata dalla Commissione il 24 giugno 2010, di una violenza ingiustificata, chiesi di non inviare più alcuna documentazione. A causa di quella lettera partì l’inchiesta della Procura della Repubblica di Imperia, inchiesta partita come associazione a delinquere e poi archiviata, e successivamente si passò alle minacce di decadenza della concessione. Dopo quella lettera pensai che qualunque cosa avessimo inviato alla Commissione ci si sarebbe ritorto contro. E così è stato. L’avvocato dopo quella lettera chiese udienza alla Commissione. Gli fu concessa solo il 7 settembre. Nell’occasione chiese su quali criteri basarsi per inviare la documentazione contabile. Non ricevette risposta. La risposta arrivò da Lunghi con il provvedimento di decadenza. I fatti mi hanno dato ragione. Qualunque cosa avessimo fatto non sarebbe servito a nulla. L’attitudine della Commissione era negativa. Ho inviato un album di fotografie sia al collegio giudicante sia al Pubblico Ministero. Venite a vedere il porto con i vostri occhi. È il porto più bello che c’è in Italia“.
“Per quanto concerne quanto dichiarato dalla signora Parodi in merito al contratto di permuta del porto di Marina di San Lorenzo vorrei specificare che si trattò di un contratto di permuta sino alla fine. Formalmente venne sottoscritto un contratto di appalto che ricalcava al 100% l’accordo 75-25“.
“Io sono qui per rispondere come mio dovere a qualsiasi domanda e mi sembra che questo sia quello che ho sempre fatto. Tutto ciò, però, non mi impedisce di dire che qualsiasi approfondimento per quel che riguarda i costi sostenuti per la realizzazione del porto turistico non ha alcuna rilevanza con l’atto di accusa. Il contratto di permuta 70-30 non ha ottenuto nessun vantaggio dai costi sostenuti. Quale volta mi pare che a forza di insistere si perda il filo del discorso. Io stesso, ripeto, ho detto che era inutile consegnare la documentazione contabile alla Commissione in quanto quest’ultima non ben predisposta. Ci tengo ancora una volta a ribadirlo. A giugno la Commissione inviò una lettera durissima per chiedere la documentazione contabile, a ottobre inizio l’indagine della Procura di Imperia per associazione a delinquere. A novembre fu minacciata la decadenza. Direi che forse si può pensare ad un disegno che andava avanti in un certo modo. Poi il Tar ci diede ragione sulla decadenza. Lo ripeto. I costi non hanno nessuna rilevanza”.