“Parlando di destagionalizzazione, se ci noi mettessimo sul livello di Capri, mi perdoni l’assessore, e cominciassimo a levare le buche dalle strade, cominciassimo a mettere l’acqua pulita come a Capri e magari finissimo anche dei lavori”. Sono queste le parole del presidente di Confindustria Alberto Alberti, oggi, nell’ambito dell’assemblea di Confindustria. Alberti si rivolge agli amministratori in sala, in particolar modo all’assessore Parodi, parlando della situazione della città.
Io a Porto Maurizio passo sempre di corsa e come dicevo prima credo che stiano scavando una necropoli romana forse in via Cascione perchè mi risulta che, quello che dicono sia stato il peggior governo dell’Italia da quando è stata fatta sino ad oggi, nel ’32 in 6 mesi è nata una città, anzi per la verità ne hanno fatte parecchie, forse perchè quando uno prende la mano a far le cose le fa più veloci, invece Via Cascione ce ne è una sola e quindi ci si mette più tempo a finirla. Mi vengono spontanee anche queste osservazioni, questi spunti critici. Vengo sulla banchina in Calata Cuneo dove si vede quello che è diciamo il più bel porto del Mediterraneo non lo posso dire per aver infranto il copyright perchè è bellissimo e su quella banchina che virtualmente appartiene alla città non ci si può andare.
La vicenda Agnesi mi rattrista profondamente. In questi ultimi anni ha occupato le prime pagine dei giornali e nei prossimi giorni vedrà calare definitivamente il sipario su quella che è stata una buona parte della storia industriale di Imperia. Non è mio compito giudicare le scelte imprenditoriali perché queste appartengono a strategie e dinamiche del gruppo che non conosco e non sono pertanto in grado di valutare. Da imprenditore che opera in un settore molto affine posso però dire che quando un prodotto ed un marchio sono legati ad un territorio, sdradicarli da un territorio ne indebolisce inevitabilmente le valenze positive. Il declino dello stabilimento ha radici lontane e nel tempo ha anche sofferto dell’immobilismo della classe politica che non ha saputo fornire alternative utili quando ve ne era ancora la possibilità. Il danno per la nostra comunità è grande, avere un sito produttivo chiuso ed abbandonato in pieno centro cittadino porterà solo problemi. Non mi riferisco soltanto alla contingente perdita di posti di lavoro. Non voglio fare demagogia e neppure l’uccello del malaugurio ma è chiaro che non possiamo permetterci una seconda Italcementi. Ci auguriamo piuttosto che queste aree che verranno a breve dismesse unitamente a quelle antistanti delle ex ferriere vengano presto interessate da una progettualità a favore della nostra città”.