Ricomincia l’udienza per il processo “La Svolta” relativo all’operazione anti ‘ndrangheta messa a segno dai Carabinieri coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Genova nel dicembre dell’anno scorso nei Comuni di Ventimiglia, Bordighera e Diano Marina.
Torna a deporre il Maresciallo Camplese che, dopo aver spiegato nel dettaglio tutte le intercettazioni effettuate negli anni di indagine, era poi passato ad elencare i vari sequestri effettuati. Ricomincia così il “viaggio” per capire la posizione di potere e di rilievo nell’organizzazione mafiosa della famiglia Marcianò tramite l’esposizione di intercettazioni e ocp.
“Era sorto un problema nella carta di credito di Marcianò Vincenzo – riprende a spiegare il Maresciallo Camplese – la madre ha così telefonato in banca per far fare un versamento sulla prepagata del figlio. Gioffi Gennaro, direttore della banca, ascolta la necessità della Signora Marcianò, ma si sbriga e dice che non ha tempo e avrebbe effettuato l’operazione. Circa un’ora dopo il direttore della banca chiama sul cellulare Marcianò Vincenzo: mentre il cellulare squilla Gioffi dichiara ad una sua collega: “Mo’ senti questo che è un mafioso, mo’ senti come parlo con i mafiosi”. Durante la conversazione con Vincenzino il direttore si scusa per il modo sbrigativo con cui aveva trattato la mamma”.
Le conversazioni intercettate hanno poi una valenza importante anche per capire le altre persone in che rapporti sono con Marcianò Giuseppe: “Comita Oreste, pregiudicato di origine napoletana residente a Sanremo, è un soggetto molto vicino a Tagliamento Giovanni, ed emerge in questo contesto perchè nel 2010 ha conferito con Marcianò Giuseppe presso il Ristorante “Le Volte” di Ventimiglia. Si è rilevata così una particolare forma di deferenza e fiducia nei confronti del Marcianò: “Peppì, vi volevo chiedere una gentilezza, io vi ho sempre rispettato, a voi e alla signora vostra”
Scibilia Giovan Battista, detto “Gino” zio del consigliere regionale Scibilia Sergio – si era recato al Ristorante “Le Volte” per conferire con Marcianò al fine di giustificare alcune dichiarazioni del nipote sulla presenza della criminalità nel ponente. Erano affermazioni che allarmavano quelle di Scibilia e si trovavano poi in contrasto con quelle dell’ex Ministro Scajola che invece rassicurava: “A mio nipote ho visto sul giornale, ha chiacchierato di nuovo. Così per caso alla stazione ho visto Antonio (probabilmente Palamara). Lo vedevo e gli dicevo “fermati”. Diteci che la finisce, che si tappa la bocca, siamo tutti paesani”.
Questa conversazione si ricollega poi ad una avvenuta tra Palamara Antonio e Marcianò Giuseppe in cui si discute di politica, precisamente del comportamento di Scibilia e quello dell’ex ministro Claudio Scajola: “Siciblia quel figlio di… L’altro giorno Scajola se l’è presa con i giudici, non è possibile che da quando è arrivato questo – probabilmente Cavallone Roberto – qui è diventata la provincia più brutta. Lui parla contro Scajola […] si rende conto che Scajola vuole coprire, ma pensa te se un pezzo di merda come questo…”