Ancora pochi giorni e Adelina Campagna, 63 anni, dovrà dire addio al lavoro di una vita, salutare per sempre profumi, colori, sapori, che l’hanno accompagna per 28 lunghi anni. Adelina è una dipendente del pastificio Agnesi. Ha voluto raccontare al nostro giornale la sua storia perché “non riesco più a tenermi tutto dentro”.
Incontriamo Adelina nel centro di Oneglia. Ci consegna una lettera scritta dal nipotino, Fabiano, 10 anni, che poche settimane fa è andato a visitare l’Agnesi per vedere dove lavora la nonna. Al suo ritorno a casa ha voluto mettere per iscritto le sue emozioni.
“Era tantissimo tempo che chiedevo alla nonna di poter visitare il pastificio Agnesi e finalmente sono potuto entrare insieme ad altri bambini, figli e nipoti, di altri dipendenti e quello che ho visto lo ricorderò per sempre. Pensavo fosse un posto vecchio e decadente e invece era tutto bellissimo!!!
I macchinari ingegnosi fanno sembrare la fabbrica un palazzo del futuro; ci hanno mostrato tutti i passaggi della produzione e quello che mi è piaciuto di più è stata quell’immensa distesa di pasta ad asciugare come panni al sole…che fame!!!
E il piano delle confezioni dove la nonna ha lavorato per 28 anni, c’erano scatole con scritte in russo, giapponese…non sapevo che la pasta Agnesi venisse esportata in tutto il mondo…Fortissimo!!!
Non capisco e non posso credere che tutto questo non ci sarà più. L’Agnesi è la fabbrica storica di Imperia, ha cresciuto un sacco di persone e avrebbe potuto dare lavoro a noi bambini quando saremo grandi.
Sono molto triste per la nonna che ha tanto lottato perché l’Agnesi non chiudesse e sono preoccupato per la mia città che costringerà me e i miei compagni a dover andare via da qui da grandi”.
Dopo aver letto insieme la lettera di Fabiano, Adelina, commossa, inizia a raccontare la sua storia in un misto di rabbia e malinconia.
“Siamo stati abbandonati dalle istituzioni, dai sindacati, dalle Rsu. Siamo stati ricattati: ‘o accettate la buonuscita o non prenderete niente’. E’ davvero mortificante tutto quello che sta succedendo. A me manca pochissimo alla pensione, 4 anni. Ho 18 mesi di mobilità e una buonuscita di 8 mila euro. Come troverò un altro lavoro? Io avevo chiesto ai sindacati di chiedere all’azienda se fosse stato possibile chiedere una buonuscita maggiore per me, visto che sono l’unica donna che non verrà ricollocata, per coprire almeno gli ultimi due anni prima della pensione, una volta terminata la mobilità. Mi hanno risposto di andare io a chiedere, che loro non l’avrebbero fatto. Che ormai non c’è più nulla da fare”.
“Sono molto delusa da Imperia – prosegue Adelina – Gli imprenditori locali si sono completamente disinteressati alla vicenda Agnesi. Non hanno fatto nulla, ognuno ha continuato a guardare nel proprio orticello mentre un pezzo di storia della città moriva. A Olioliva non ho sentito neanche una parola per l’Agnesi. Solo sorrisi e pacche sulle spalle tra i soliti noti. A Imperia sento parlare di luminarie per Natale. Proprio mentre illumineranno la città, a pochi passi l’Agnesi chiuderà, lasciando a casa decine di operai che passeranno il Natale senza lavoro. Cosa c’è da festeggiare?”.
Adelina è un fiume, in piena, fatica a trattenere la commozione, delusa per un epilogo che mai avrebbe voluto vedere.
“Ho dei colleghi senza palle. Da agosto in poi, da quando è arrivata la notizia della chiusura, nessuno avrebbe più dovuto lavorare. Invece tutti i miei colleghi hanno continuato a spaccarsi la schiena come se niente fosse, sapendo già che da li a pochi mesi sarebbero stati lasciati a casa. ‘Lavorate perché Colussi vi paga lo stipendio’. Questo è il leit motiv dei capiturno. Peccato che poi a fine mese saremo tutti senza lavoro, altroche stipendio”.
“La verità è che chiude una fabbrica nuova. Ho sentito che in città qualcuno ha detto che i lavoratori dell’Agnesi non hanno da lamentarsi perché comunque vengono trasferiti a Fossano e si tengono il lavoro. Ma la gente lo sa cosa vuoldire lasciare tutto e trasferirsi in un’altra città? Ho una collega che è partita da poco per Fossano. Ha lasciato a casa suo padre di 80 anni, che accudiva, e un mutuo da 500 euro al mese. Se avesse potuto non sarebbe mai partita, ma non ha avuto scelta”.
“Sul Museo della Pasta ci hanno preso in giro. Non si sa neanche se si farà e comunque se dovesse esserci avrà solo dipendenti part-time. Ho già sentito parlare di un parcheggio, per me è l’inizio di una nuova speculazione edilizia. La Clas Pesto era tra le aziende che, secondo quanto riferitoci, aveva trovato un accordo con Colussi per assumere alcuni dipendenti ex Agnesi. Peccato che chi ha sostenuto il colloquio alla Clas si sia sentito dire che non c’è nessun accordo. A Fossano dovevano esserci 30 posti di lavoro, ma al momento solo in 5 sono stati trasferiti e non si sa se ci saranno novità in questo senso”.
“Tutti hanno paura di esporsi e dire quello che pensano. I rappresentanti della Rsu durante l’ultima assemblea sindacale mi hanno zittita. ‘Silenzio tu che sei un’analfabeta’. Ecco come ci hanno sostenuto i sindacati in questa battaglia. Loro possono pure zittirmi e io sarò anche un’analfabeta, ma tanto sono l’unica che ci ha messo la faccia”.
“Io sono entrata all’Agnesi nel marzo del 1988. Ho preso il posto di mio marito che a 38 anni ha lasciato il lavoro perché gravemente malato. L’Agnesi è stata casa mia, è stata la casa di tutti gli imperiesi. Io questo dolore me lo porterò dietro per tutta la vita. Con la chiusura dell’Agnesi muoio per la seconda volta. Sono morta quando è venuto a mancare mio marito e muoio di nuovo adesso”.