Un’altra storia di un giovane imperiese che, una volta uscito dal guscio, scopre che la sua città natale, l’Italia e addirittura l’Europa intera non sono poi così “avanti” come siamo abituati a pensare. Marco Missipipi, 30 anni, è partito per l’Africa nel 2010 e ha fatto carriera nel campo della costruzione. Dopo le storie di altri giovani che hanno lasciato Imperia per investire sul loro futuro, ImperiaPost racconta anche l’esperienza di Marco.
LA PARTENZA
“Ho lasciato gli studi in terza superiore, quando frequentavo l’ITIS. Non trovavo più motivazione nello studio, perchè non avevo scelto l’indirizzo giusto, volevo studiare informatica ma non c’era quel ramo nella scuola, e così mi ero buttato sulla chimica. I professori mi dicevano sempre che se non avessi studiato non avrei mai combinato niente nella vita. Sono la dimostrazione del contrario. Studiare è importante ma senza impegno e intraprendenza non si fa nulla.
Lasciata la scuola ho iniziato a lavorare in un negozio di alimentari, poi ho cambiato e ho lavorato per la Ferrovial Agroman, la società spagnola che si è occupata della ferrovia ligure. A quel punto ho iniziato ad appassionarmi del campo della costruzione, sempre di più. Gli altri mollavano, perchè è un lavoro duro, ma io, iniziando come operaio e facendo la gavetta, sono andato avanti, piano piano.
Un giorno il mio capo è passato nella società CMC (Cooperativa Muratori e Cementisti) di Ravenna e mi ha proposto di andare all’estero. “Vedrai come ti cambia il mondo” mi disse. Così sono partito e il mondo è cambiato per davvero.
IL LAVORO IN AFRICA
Sono stato in Sud Africa, Zambia e ora mi trovo in Mozambico. Sono “Assistant product manager” ossia “Assistente direttore di produzione”. Controllo i supervisori delle diverse squadre di lavoro, organizzo le giornate, mi occupo dei report giornalieri, controllo quali materiali comprare a lungo termine, ecc.
In Sud Africa abbiamo costruito due dighe con dei tunnel sottoterra provvisti di turbine per ottenere energia dell’acqua. Il progetto si chiama “Ingula Pumped Storage Scheme” ed è importante per una zona arida come quella del Sud Africa. Le dighe si riempiono con l’acqua piovana, di giorno l’acqua va a valle, viene prodotta la corrente elettrica e poi le turbine da valle portano l’energia a monte. È un ciclo continuo. Là investono molto nell’energia green, in più è stata resa coltivabile una zona arida, dando lavoro alla gente del posto.
In Zambia abbiamo costruito una miniera per il rame, scavando per raggiungere la quota del rame, due km sottoterra. Dopo due anni sono stato trasferito, perchè la vita in miniera non è semplice.
Ora in Mozambico stiamo ristrutturando una diga che era stata costruita da italiani e ci stiamo occupando della costruzione dell’impianto idrico della città, con tubi sotterranei per portare l acqua alle case, asfaltiamo le strade e tanto altro.
IL CONFRONTO CON L’ITALIA
L’idea comune in Italia è che noi siamo il “primo mondo” ma non è così. Se esci dal paese e vai all’estero, scopri che in realtà la nostra realtà è vecchia e obsoleta, non siamo più in grado di evolverci. L’Africa non è affatto il “terzo mondo”, la possibilità lavorativa è 100 volte superiore, si continua a investire, ci si supera sempre. Si buttano giù case e se ne fanno di più solidi e moderne. La terribile alluvione che ho visto che ha colpito il nostro territorio ha distrutto strade e case perchè abbiamo sistemi di drenaggio inadeguati, costruzioni vecchie, mai ristrutturate.
Il cuore ovviamente è in Italia, ho moglie e figlio lì, e ogni quattro mesi torno. Mia moglie, di Andora, è stata con me a lavorare in Africa fino a che non è rimasta incinta, e ora passerà un po’ di tempo con la nonna del piccolo, ma presto ci riuniremo.
Non vedo futuro in Italia, specialmente a Imperia, dove si pensa solo a litigare sulla politica e non si fanno passi avanti. Abbiamo un territorio meraviglioso, un clima che ci invidiano tutti, eppure lo disprezziamo e non sappiamo sfruttarlo.
Il consiglio che mi sento di dare ai giovani imperiesi non è certo di mollare gli studi come ho fatto io, ma di puntare soprattutto sulle lingue straniere, in modo tale da poter andare via appena possibile, perchè il mondo offre molto di più di quanto si possa pensare.
Io ho fatto molta più strada senza studiare, perchè mi sono impegnato e ho imparato sul campo. Mi sono lanciato nel mondo. Tanti giovani come me hanno fatto questa scelta e poi difficilmente si torna indietro.
Tanti si sentono costretti a rimanere ma io dico: abbiate coraggio. L’Italia e l’Europa non sono come noi pensiamo, c’è un mondo là fuori, tutto da scoprire“.
A cura di Gaia Ammirati