Il Maresciallo Camplese continua la sua deposizione all’interno del processo “La Svolta” e, esaurite le spiegazioni degli affari della famiglia Marcianò, affronta il delicato tema dell’omicidio di Vincenzo Priolo avvenuto a Gioia Tauro l’8 luglio 2011.
“Dalle conversazioni intercettate – spiega il Maresciallo Camplese – e dagli eventi di carattere giudiziario che sono seguite a luglio 2011 si sa che Vincenzino Marcianò, al momento dell’omicidio di Vincenzo Priolo, si trovava a Gioia Tauro. Il 7 luglio 2011 ci sono delle conversazioni tra Marcianò Vincenzo ’77 e Priolo Vincenzo. Priolo informa Marcianò Vincenzo che passerà da lui perchè gli deve parlare. Sempre il 7 luglio, Vincenzo Marcianò dice a tale Romagnosi di andare direttamente a casa sua che lo sta già aspettando sotto. Vincenzo chiama poi un certo Fabio e gli dice, gridando, di andare subito al fiume senza chiedere spiegazioni. Sempre la stessa sera c’è un’altra conversazione alle 22.43 tra Vincenzino e Romano Federica in cui Vincenzo dice che è ancora fuori e che aspetta una persona, ma non le può dare spiegazioni.
Le intercettazioni ricominciano poi la mattina successiva, quella del giorno dell’omicidio di Priolo: “L’8 luglio 2011, la prima conversazione è tra Marcianò Vincenzo e Vincenzo Priolo il quale gli dice che si trova a casa che Romagnosi passa a prendere Peppe e poi andrà da lui – prosegue nel racconto il Maresciallo Camplese – Circa alle 8.30 si sono dunque visti Priolo, Marcianò e Romagnosi. Dopo poco c’è stato l’omicidio e la ricostruzione è avvenuta anche tramite delle telecamere fisse dei locali della zona e si vede un gruppo di persone tra cui Vincenzo Marcianò, Vallarà, Romagnosi che circondano un’altra persona e poi quest’ultima persona fa fuoco verso uno del gruppo che è Priolo Vincenzo, il quale rimane a terra prima ferito gravemente prima di morire“.
L’autore dell’omcidio è stato poi identificato in Perri Vincenzo che, dopo aver tirato fuori una pistola 357 colpisce Priolo due volte. Perri Vincenzo a 18 anni, latitante per omicidio, è stato poi arrestato il 18 marzo del 2013 a Gioia Tauro dopo aver ricevuto la sentenza di primo grado che lo condannava a 18 anni, poi ridotta in appello a 16 anni.
” Le conversazioni riprendono pochi minuti dopo l’omicidio – spiega il Maresciallo – Alle ore 9.00 una persona cerca di chiamare il 113 e in sottofondo si sentono grida, urla. “Enzo tranquillo, tranquillo, statti calmo” e poi si sente la voce di Vincenzo Marcianò che sottolinea che l’uomo è ancora vivo“.
“Secondo tale Giordano, Vincenzo Priolo aveva una relazione con una donna che era imparentata con l’omicida e che questo poteva essere la causa di tutto. La donna infatti era una Brandimarte, imparentata con i Perri, ma resta solo un’ipotesi, ma non è stato chiarito il motivo dell’omicidio, nè gli sviluppi” specifica poi Camplese.
Dopo l’omicidio, circa 5 giorni dopo, Vincenzo Marcianò torna a casa insieme a tale Domenico La Rosa e riprendono le intercettazioni da cui si capisce che l’intento è quello di trovare Perri Vincenzo perchè si sospetta che abbia dei parenti a Camporosso. “A questo bastardo lo dobbiamo trovare, a costo di non dormire” dichiara intercettato Vincenzo Marcianò in riferimento a Perri – spiega Camplese – Tramite altre intercettazioni poi si capisce che se avessero trovato Perri lo avrebbero ucciso, ma resta solo una dichiarazione di intenti”.
Nello specifico il Maresciallo dichiara che: “Elia Angela chiede a Giuseppe Marcianò come mai il figlio Vincenzo si sia portato dietro quel ragazzino che ha solo 21 anni e Marcianò gli spiega che il ragazzo appartiene alla fazione di quelli del morto e aggiunge che il figlio Vincenzo gli ha detto che “Toro”, tale Mazzaferro Teodoro li ha incaricati di verificare la possibilità che l’uccisore si sia nascosto da queste parti perchè pare che vi siano delle parentele. Vincenzo esprime poi le sue intenzioni qualora trovassero il Perri: “O papà…se lo troviamo qua non scende più lassotto, hai capito?“.