“Nessun reato nella gestione della Porto di Imperia Spa”. Questa la conclusione cui è giunto il Pubblico Ministero Alessandro Bogliolo al termine dell’inchiesta per bancarotta relativa al fallimento della Porto di Imperia Spa, società che gestiva il porto turistico di Imperia, partecipata rispettivamente al 33% da Comune, Acquamare Srl (società riconducibile alla galassia del gruppo Acqua Antica Pia Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone) e Imperia Sviluppo (riconducibile all’imprenditore imperiese Gianfranco Carli).
Il Pm Alessandro Bogliolo, titolare del fascicolo, ha chiesto l’archiviazione per tutti gli indagati, una quarantina in tutto, anche a seguito delle conclusioni della perizia del commercialista genovese Valter Oldrà.
Secondo quando stabilito da Oldrà, infatti, tutte le operazioni finanziarie che hanno portato alla costruzione del porto e alla successiva gestione sono state portate avanti seguendo “corretti principi contabili“.
Il Pm Bogliolo non ha ravvisato reati neanche nell’operazione, da parte della Porto di Imperia Spa, di acquisizione, il 7 maggio del 2008, della Salso, e nei successivi finanziamenti alla società incaricata della gestione del deposito franco e dei magazzini generali di Porto Maurizio. Operazione, quest’ultima, che invece era finita nel mirino del commercialista incaricato dalla Procura.
Nel dettaglio figurano coinvolti nell’inchiesta, tra gli altri, gli ex presidenti Pietro Isnardi, Gian Franco Carli, Paolo Calzia e Beatrice Cozzi Parodi, gli ex componenti del cda Roberto Rommelli,Francesco Bellavista Caltagirone, Andrea Gotti Lega e Delia Merlonghi di Acquamare srl, i commercialisti Davide Ferrari e Silvano Montaldo, Sergio Roggero (dirigente del settore Affari Legali del Comune di Imperia), Carlo Conti (ex direttore generale della Porto di Imperia S.p.A.) e Marino Arimondi (ex consigliere comunale del Pdl).