Mercoledì 14 dicembre, presso il Liceo delle Scienze Umane “C. Amoretti” di Sanremo (sede in Via Dante- fr. Baragallo), inizia il corso di formazione in “Philosophy for children”.
Il corso, il cui titolo completo è “Philosophy for children. Dialogando si impara”, è riservato agli allievi delle classi quinte dell’Istituto ed è mirato all’acquisizione di competenze di base finalizzate allo svolgimento della funzione di facilitatori.
L’attività di formazione – che ad oggi solo pochissime scuole superiori italiane hanno promosso con analoghe iniziative – si avvarrà dell’apporto degli esperti dell’Associazione culturale “Michele De Tommaso”, con sede ad Imperia, la cui scuola di formazione è riconosciuta dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Il formatore in aula sarà il Prof. Silvio Zaghi, esperto in Philosophy for Children e presidente dell’Associazione “De Tommaso”; supervisore del progetto, il Prof. Pasquale Indulgenza, counselor filosofico e formatore, nonché docente di Scienze Umane presso il Liceo “Amoretti” di Sanremo
Nella parte conclusiva del percorso formativo, gli allievi partecipanti avranno modo di sperimentare le competenze acquisite, debitamente seguiti, presso alcune classi iniziali del Liceo “Amoretti” e in alcune sedi della scuola primaria del comprensorio.
La Philosophy for children (P4C) è una delle più significative esperienze pedagogiche contemporanee. Nata dall’esperienza educativa ormai più che quarantennale messa a punto da Matthew Lipman e dai suoi collaboratori del Montclair State College del New Jersey, la Philosophy for children si è diffusa, oltre che negli Stati Uniti, in Messico, Brasile e altri paesi dell’America Latina, in Cina e Corea, Australia e Nuova Zelanda, in molti paesi europei come Francia, Germania, Spagna, Olanda e almeno da vent’anni anni, anche in Italia. Convegni internazionali vengono organizzati annualmente in ogni parte del mondo, e corsi di formazione post universitari sono stati istituiti in Italia per la formazione dei “facilitatori”.
La P4C è sostenuta dalla Division of Philosophy dell’UNESCO, in quanto risponde alla promozione delle life skills individuate dall’ ONU e dall’UNICEF come presupposto di ogni contesto socioculturale. Tra le più importanti è opportuno sottolineare: acquisire pensiero critico e creativo, il comunicare in forma adeguata al destinatario, imparare a prendere decisioni tenendo conto dei dati di realtà e a risolvere problemi specifici, riconoscere le proprie caratteristiche e sviluppare le proprie capacità autovalutative.
Le ragioni di questo successo stanno nella flessibilità del progetto, in grado di adattarsi ad ogni contesto sociale ed educativo, e nella valorizzazione di un impianto metodologico che pone al centro, attraverso il dialogo, la soggettività e la personale ricerca ed esperienza dei bambini e degli adolescenti. Il progetto è costituito da una serie di racconti destinati ad alunni di età diverse, nei quali i protagonisti, bambini, adolescenti, adulti, discorrono su problemi e questioni di natura filosofica – il valore della vita, il pensiero, il rapporto mente-corpo, la morte, la verità, la bellezza, la giustizia -, così come emergono dalle loro esperienze quotidiane.
Attraverso la diffusione della pratica della “Philosophy for children”, ci si propone di rilanciare il ruolo socialmente rilevante della filosofia nel nostro tempo: in una società altamente complessa come quella contemporanea, la riflessività può e deve diventare una risorsa disponibile nella sfera di vita individuale e di comunità. La pratica riflessiva in stile filosofico non ha un proprio oggetto definito a priori, né una sfera privilegiata di applicazione. Rappresenta una modalità di approccio alle cose e una prospettiva eticamente connotata che orienta l’azione. Vuole essere una proposta per riconoscere e apprezzare il valore della ragionevolezza e un invito a ricostruirne dal basso l’identità e il senso. In questa prospettiva, il “facilitatore della comunità di ricerca filosofica” ha la competenza maieutica di aiutare a generare e a sviluppare la riflessività a partire dall’esperienza corrente.
Pur essendo un curricolo realizzabile anche nei livelli superiori, è nel periodo che va dagli anni prescolari alla scuola media inferiore che la Philosophy for children ha rivelato le sue migliori potenzialità, evidenziando come in questa fascia di età sia possibile realizzare l’acquisizione di certe abilità e competenze filosofiche che si trasformano più fluidamente in“abito mentale”. Con la sua metodologia della comunità di ricerca, con l’importanza data al dialogo, all’ascolto, all’attenzione verso i processi del pensiero, la Philosophy for children ha dato ai bambini uno spazio dove avere una loro voce, un mezzo per pensare in modo autonomo su chi sono e come vorrebbero essere, sul mondo in cui vogliono vivere.
L’idea di insegnare ai bambini e ai ragazzi la “filosofia” può apparire sconcertante, se si pensa alla filosofia accademica o alla storia della filosofia come viene insegnata nelle scuole superiori. Ma il termine filosofia che sintetizza il programma di Lipman non va identificato con l’insegnamento storico della filosofia, né con una trattazione analitica dei problemi filosofici: non sono questi ad essere oggetti di discussione, ma sono le domande e gli stimoli che nascono durante il dialogo a diventare filosofici. La filosofia è un metodo e non un messaggio, è una pratica, non una teoria: intesa in questo modo, che è già una scelta filosofica, Lipman ritiene che i bambini, con la meraviglia di cui sono capaci, rinnovino quella curiosità nei confronti del “reale” che è propria del filosofare e considera l’esercizio della filosofia sin dai primi anni di vita non solo lecito ma anche auspicabile.
Attraverso queste attività si usa il pensiero per pensare e, al medesimo tempo, si pensa sul pensiero: “la filosofia – dice Lipman – è l’unica disciplina che assuma il pensiero insieme come proprio contenuto e come metodo di ricerca”. Vale a dire che l’attività filosofica educa non tanto, o non soltanto, a riflettere sui contenuti, sui problemi, ma anche, e soprattutto, sui processi, sui criteri del pensare e dell’argomentare, su che cosa vuol dire “ragionare bene” – e quindi a riflettere anche sul linguaggio, al quale viene riconosciuta una fondamentale funzione formativa ed educativa sia sul piano culturale che su quello cognitivo.
Il programma di Lipman, quindi, rappresenta a pieno titolo un modello didattico di educazione al pensiero, ma nello stesso tempo, per le sue caratteristiche, è in grado di migliorare anche le abilità emotive, affettive e sociali, nella prospettiva di un’educazione che non è soltanto didattica, ma civile e morale.
Il bambino è creativo, non è una “tabula rasa”, ma un essere già pieno di teorie sul mondo, che sono ragionevoli nella misura in cui sono cariche di significati. E pieno di significati può essere il mondo visto da un bambino educato a riflettere, un bambino cui è permesso di “giocare a pensare” per imparare a fare un uso critico del pensiero, nella speranza che questo “abito mentale” si rafforzi e permanga lungo tutta la vita.
Si coglie l’occasione per informare che sabato 17 dicembre, dalle ore 15 alle 18, presso la sede dell’Istituto si terrà il primo Open Day del presente anno scolastico.
La scelta di avviare al ragionamento filosofico mediante il racconto non è casuale. Essa si rifà all’enorme mole di studi che hanno confermato l’alto grado di coinvolgimento del bambino nei confronti della narrazione, orale e scritta, e di tutto ciò che stimola l’immaginario. Le storie propongono situazioni che fanno parte dell’esperienza di tutti i giorni, così che muovendosi nelle cose di ogni giorno i bambini scoprono che l’esperienza quotidiana è intessuta di aspetti morali, estetici, ecologici, oltre che logici. Così, ad esempio, un evento per nulla straordinario come un crampo ad un piede conduce a riflettere sul corpo, su che cosa significhi avere un corpo, se noi possediamo il nostro corpo come una macchina o un vestito, se saremmo diversi se avessimo un altro corpo, ecc: sono i problemi dell’identità, dell’io e della coscienza che vengono fuori attraverso la riflessione e la discussione, che conducono poi ad altri problemi. In modo simile, dormire e sognare rimandano al problema dell’essere coscienti; spegnere la luce porta a riflettere sul vuoto, sullo spazio e sul tempo; rimanere soli in casa conduce a interrogarsi sulla libertà e sulle regole, sull’obbedienza e sulla trasgressione.
Un recente progetto sperimentale in Gran Bretagna, denominato “Filosofia per bambini”, ha dimostrato che i bambini che studiano la filosofia migliorano in modo significativo l’apprendimento della matematica, della lettura e la competenza linguistica. E’ stato rilevato che i risultati sono paragonabili a quelli che avrebbero ottenuto frequentando la scuola due mesi in più ed i vantaggi sono risultati anche superiori per i bambini provenienti da famiglie meno abbienti e con minore istruzione. In questi casi è stato evidenziato un incremento delle competenze in matematica che avrebbe richiesto addirittura a tre mesi di lavoro in più in classe. In seguito a tali sorprendenti risultati positivi, la Education Endowment Foundation ha deciso di continuare la sperimentazione aumentando i fondi e il numero delle scuole coinvolte: per insegnare filosofia alle elementari ha stanziato un milione di sterline per 200 scuole e 9mila allievi di 9 e 10 anni. Il progetto prevede una serie di incontri in classe organizzati dalla «Society for the Advancement of Philosophical Enquiry and Reflection in Education», che traduce i principi della filosofia nella didattica contemporanea. I docenti fanno nascere tra gli allievi dibattiti su temi come la verità, la conoscenza, il giusto comportamento spingendoli a confrontarsi, a ragionare e a porsi interrogativi.
LE FINALITA’ SPECIFICHE DELLA P4C
- educare al pensiero complesso, ossia alla ragionevolezza, all’autonomia di giudizio, alla creatività
- stimolare alla “problematicità”, ossia alla consapevole rinuncia a certezze non dimostrate per favorire le capacità di autocritica e di riflessione
- predisporre la classe a diventare una “comunità di ricerca”
- educare alla democrazia, al rispetto dell’altro e della comunità
- rafforzare le capacità linguistiche e logiche
- stimolare e rafforzare le capacità argomentative
- sviluppare l’autostima
- potenziare la curiosità e il pensiero critico