“Io i miei soldi me li riprendo con le buone o con le cattive – ti ho anche fatto chiamare da amici di Ventimiglia che non scherzano”.
Queste le minacce tipiche di una modalità mafiosa, emerse nel contesto di un’attività di indagine eseguita dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Imperia e coordinate dalla Procura della Repubblica dello stesso capoluogo, subite da due imprenditori e per le quali nei giorni scorsi è stato tratto in arresto, su richiesta del P.M. Alessandro Bogliolo della Procura di Imperia, A. D. I., destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’ accusa di tentata estorsione aggravata in continuazione.
L’attività investigativa dei Carabinieri del Nucleo Operativo, ha avuto inizio nel mese di agosto 2016 e si è conclusa alcuni giorni fa proprio con l’arresto di D.I.A. già detenuto presso la casa circondariale di Genova Marassi dove stava scontando la pena di anni 8 e mesi 11 di reclusione, per altri episodi di usura ed estorsione commessi nei confronti di altri imprenditori del ponente ligure e risalenti al 2013.
La presente attività investigativa è da considerarsi quindi un prosieguo dell’attività d’indagine precedente, che ha permesso di far emergere nuove rivendicazioni da parte dell’arrestato di ingenti “crediti”, sempre con lo stesso “modus operandi”, e sintomo di spiccato propensione a delinquere.
Nello specifico, le richieste di denaro avevano come presupposto operazioni di compravendita inesistenti e/o illegittime (come emerso dalla documentazione cartacea sequestrata nel corso delle operazioni), e le vittime erano costrette ad aderire alle richieste di denaro, tutt’altro che irrilevanti.
Ad un imprenditore imperiese è stata richiesta la restituzione di euro 25.000,00 con la possibilità della dilazione in rate mensili e, alla stessa stregua, anche all’altro imprenditore, ora residente in Francia, veniva richiesta la corresponsione della somma di euro 8.000,00 tramite la dilazione in rate mensili dell’importo di 1.000,00 euro cadauna.
Dall’attività di indagine è risultato che le vittime, al fine di celare l’attività estorsiva in atto, fingevano false compravendite di autovetture per cui pagavano dei corrispèettivi spropositati rispetto al valore reale dei mezzi. Presso l’abitazione dell’arrestato sono stati rinvenuti, durante le perquisizioni, assegni postdatati per l’importo complessivo di 68.000,00 euro.