Disegni realizzati con la macchina da scrivere. È questo il modo in cui si esprime Mattia Maio, artista imperiese di 27 anni, trasferitosi a Torino per frequentare l’Accademia delle Belle Arti, che, da tre anni, si è avvicinato alla “Typewriter Art”, ovvero l’arte di chi disegna avvalendosi della macchina da scrivere. Le sue opere sono state esposte a Londra, Bucarest e a Saint Augustine, in Florida, e recentemente ha realizzato una mostra insieme al suo collettivo “Idrolab” presso il Mau, il Museo d’Arte Urbana di Torino.
L’estro di Mattia, però, non si limita alla Typewriter Art, bensì esplora progetti sempre nuovi. In particolare, molto suggestivi sono i quadri realizzati con del semplice scotch da pacchi, intagliato sopra al plexiglass trasparente.
ImperiaPost l’ha contattato per conoscere meglio la sua arte così originale.
COME TI SEI AVVICINATO ALLA TYPEWRITER ART?
“Mi serviva un progetto per la tesi e, un giorno, mi è capitato di comprare una macchina da scrivere, una Lettera 32, in un mercatino a 3,50 euro e ho iniziato a giocarci. Da lì ho continuato, aiutandomi anche con internet, dove si trovano immagini di tantissimi artisti del mondo, e ora sono 3 anni che disegno a macchina. Per la tesi, dicevo, ho deciso di fare un progetto sui senzatetto, raccontando le loro storie tramite il disegno. Per farlo ho deciso di creare i loro ritratti con la macchina da scrivere, inserendo frasi che mi avevano colpito nei loro racconti, durante i mesi in cui ho parlato con loro. È uscito fuori un progetto che raccontava con immagini e lettere le loro storie”.
COME SI REALIZZA UN DISEGNO? QUANTO TEMPO È NECESSARIO?
“Il tempo dipende dal soggetto che si vuole realizzare, da 1 ora a due giorni. Per crearlo si procede un po’ come per i tatuaggi: si crea uno schizzo e poi si inserisce il foglio nella macchina e si procede a stampare le lettere. A seconda della pressione e dalla lettera che scegli si creano sfumature e tratti diversi, come un nero marcato o una scala di grigi, oppure degli spazi bianchi. Per esempio, la lettera “i” o il punto esclamativo servono per realizzare le line dritte, la “m” è utile per riempire gli spazi di nero, perchè è la lettera più spessa, la “x” per le sfumature. È un continuo scoprire, bisogna solo provare e sperimentare”.
LE TUE OPERE SONO GIÀ STATE ESPOSTE A DIVERSE MOSTRE, QUALI?
“Alla Gofigurative gallery di Londra, alla UnaGallery di Bucarest e alla Amiro Art and Design di St Augustine, in Florida, la cittadina dove alcuni ragazzi di Imperia, come me, hanno aperto da poco una piadineria. Recentemente, inoltre, insieme al mio collettivo “Idrolab” abbiamo inaugurato una mostra al Mau, il Museo di arte urbana di Torino. Il 20 gennaio si farà un finissage al Mau (ossia la fine della mostra) con una mia opera nuova che verrà esposta quella sera“.
PARLACI DEL TUO COLLETTIVO “IDROLAB”, DI COSA SI TRATTA?
“Con ragazzi provenienti da tutta Italia, abbiamo aperto un collettivo, portando avanti diversi progetti: il laboratorio serigrafico, creando stampe per magliette e altri oggetti, il progetto musicale, la realizzazione di arredi scenici e molto altro. Inoltre, ogni componente porta avanti i propri progetti personali. Abbiamo avuto la possibilità di creare i nostri laboratori al Cavallerizza, il centro occupato di Torino, e vorremmo farlo diventare sempre di più un centro culturale, realizzando corsi e portando avanti nuovi progetti. La nostra idea è farlo diventare un lavoro vero e proprio”.
COME SCEGLI I TUOI SOGGETTI?
“Realizzo spesso lavori più commerciali, ritraendo cantanti e attori famosi, ma sempre scegliendo tra quelli che fanno parte del mio background culturale. Lavoro anche per commissione, per esempio una volta ho realizzato un’opera con lo scotch per pacchi per una ragazza di Imperia, con il panorama di Porto Maurizio. Per il resto, invece, mi lascio ispirare da ciò che mi piace e che mi interessa”.
COME REALIZZI LE OPERE CON LO SCOTCH DA PACCHI?
“Sono disegni fatti con scotch marrone da pacchi, messo su pannelli di plexiglass trasparenti e, dopodichè, con l’ausilio di un taglierino si intaglia lo scotch. A seconda di quanti strati ci sono, le zone sono più chiare o più scure, ed escono disegni. Quest’idea è nata per gioco una mattina con gli amici, e poi abbiamo scoperto che solo in 3 o 4 al mondo utilizzavano questa tecnica”.
DA QUANTO VIVI A TORINO? QUAL È IL TUO RAPPORTO CON IMPERIA?
“Sono ormai 7 anni che vivo stabilmente qui. Sono nato e cresciuto a Imperia, dove ho frequentato il Liceo Vieusseux: non andavo fortissimo, ma mi ha dato buone basi. Poi sono venuto a Torino per frequentare l’Accademia delle Belle Arti, dove mi sono laureato alla triennale e ora finendo il biennio. Sarebbe bello lavorare a Imperia, ma temo che non ci siano molte opportunità, secondo me, soprattutto in campo artistico, anche se devo dire che, essendo a Torino, ho investito il mio tempo per farmi strada qui, perciò non escludo si possa fare anche a Imperia. Ho già portato le mie opere nella mia città natale per alcune piccole mostre in librerie e bar, e ad alcuni eventi come Sole e Vento, e i feedback sono sempre positivi, i lavori piacciono, e mi fa molto piacere“.
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