La data più temuta dalle amministrazioni comunali degli ultimi dieci anni è senza dubbio il 31.12.2013. Entro tale data, per effetto del decreto legge sulla “spending review”, le amministrazioni comunali dovranno mettere in liquidazione o vendere le quote azionarie delle società partecipate. Per il Comune di Imperia, che rientra nella fascia tra i 30 e i 50 mila abitanti si profilano non poche difficoltà.
Secondo la normativa, infatti, il capoluogo di provincia non potrà usufruire delle due deroghe concesse ai comuni inferiori ai 30 mila abitanti che prevedono la possibilità di mantenere le società o le quote azionarie per le società virtuose, con gli ultimi tre bilanci in attivo, o quelle consorziate da più amministrazioni comunali (tipo Rivieracque,ndr). Per il Comune rivierasco sarà soltanto possibile creare una multi servizi nella quale far confluire le società.
L’amministrazione Capacci, salvo rinvii normativi dell’ultimo minuto, sarà costretta a rinunciare a parecchie quote azionarie. Quali saranno, dunque, le mosse del sindaco e dei suoi collaboratori?
Secondo i bene informati le quote societarie più piccole come: Riviera Trasporti, Aeroporto di Albenga, S.P.U.I. (Società di promozione del polo universitario imperiese) Autostrada dei fiori, saranno oggetto di valutazione da parte di esperti in materia e messe in vendita entro fine anno.
L’Imperia Yacht e l’Imperia Servizi dovrebbero confluire nella multi servizi comunale. Anche la Seris e l’A.S.T. potrebbero confluire nella multi servizi ma per ragioni di vincoli legati alle assunzioni (qui potrebbe rientrare anche l’Imperia Servizi,ndr) comunali i servizi da loro espletati potrebbero essere esternalizzati.
Anche le quote azionarie della Porto di Imperia S.P.A. detenute dal Comune, oggi il 33,3% anche se con la promessa cessione delle quote in capo ad Acquamare s.rl. potrebbero diventare il 66,66%, dovrebbero per legge essere messe in vendita anche se venderle in regime concordatario, garantirebbero al comune solo pochi spiccioli con il rischio che a comprarle, magari sotto mentite spoglie, sia un noto imprenditore romano. Inoltre, non è neppure chiaro se nel regime concordatario le quote possono essere vendute.
Infine c’è l’Amat S.P.A, società al 52% di proprietà del Comune che gestisce i servizio idrico ad Imperia e nel dianese. I vertici societari di quest’ultima hanno presentato ricorso al T.A.R. Liguria contro la decisione dell’A.A.T.O. idrico di confluire nella società Rivieracque. Solo dopo la decisione del tribunale amministrativo ligure si conoscerà il destino della società.