L’Associazione Culturale “Donnedamare, per l’impresa balneare” interviene sul DDL sui balneari.
Sono stati giorni intensi quelli appena passati, ricchi di appuntamenti per la categoria. Appuntamenti importanti ma non decisivi per risolvere il problema balneare che va avanti da ormai 10 anni.
Giovedi 16, in una Roma bloccata dallo sciopero dei tassisti, che protestavano contro l’emendamento dell’On.le Lanzilotta, farmacista ex ministra per gli affari regionali, ora parlamentare del PD, che apre le porte alle multinazionali straniere e alla distruzione del servizio pubblico, salvando così gli abusivi, si sono tenuti due incontri:
Il primo è stato al Senato dove è stata presentata la legge delega per la concessioni da parte dei gruppi del Partito democratico e Area popolare.
I lavori che sono stati introdotti dall’On.le Sergio Pizzolante, vice capogruppo Area popolare alla Camera, e dal senatore Salvatore Tomaselli, capogruppo Pd in commissione Industria, commercio e turismo. Nel dibattito è intervenuta, insieme ad altri rappresentanti della categoria, anche Bettina Bolla.
La Bolla, intervistata anche ai microfoni di Rai Parlamento, ha dichiarato la sua totale contrarietà al DDL, da lei definito “ammazza balneari” e ha invitato il Ministro Costa al Convegno di Balnearia che dimostrerà, tramite la presentazione dei ricorsi dell’Avv. Roberto Righi e dell’Avv. Ettore Nesi che il rinnovo automatico e i diritto di insistenza ci sono stati tolti in modo illegittimo contrario, cioè, al diritto europeo e costituzionale.
“Ci auguriamo – auspica il Presidente di Donnedamare –che il Ministro tenga fede a quanto detto in una sua intervista e voglia considerare le posizioni non più oltranziste come in molti hanno definito, ma quelle di buon senso come diciamo noi, e che si renda disponibile a sentire i due maggiori esperti della materia balneare, in modo tale da trovare degli spunti utili di riflessione”.
Nel pomeriggio la presidente di Donnedamare ha partecipato a Roma all’incontro con il Coordinatore delle Regioni per il Demanio Ass. Marco Scajola a margine della conferenza degli assessori regionali al demanio. L’incontro è stato introdotto dall’assessore al demanio della regione Liguria, Marco Scajola, che ha evidenziato come, pur tra le differenziazioni tra le varie regioni, vi sia la comune volontà di supportare concretamente il comparto balneare, sollecitando il Governo a formalizzare un nuovo tavolo di confronto, essendo l’interlocuzione con la conferenza delle regioni ferma alla primavera del 2016.
Ieri in Regione Liguria, una delegazione di Donnedamare ha partecipato all’incontro con il Ministro agli affari regionali Enrico Costa, accolto dallo striscione “Proroga a 30 anni, come la Spagna e il Portogallo”. Per Donnedamare è intervenuta la sanremese Debora Del Becaro che ha voluto sottolineare che le concessioni balneari sono dei beni dati in concessione, non inseriti nella Direttiva neppure da chi la ha scritta: Fritz Bolkestein. “Il diritto di insistenza e il rinnovo automatico ci davano la garanzia che non potessero avere termine, favorendo all’interno del sistema balneare importanti investimenti. La concessionaria sanremese interviene anche sulla concorrenza, sottolineando che in Italia ci sono tre tipi di spiaggia: libera, libera attrezzata e spiagge private che garantiscono che la concorrenza sia applicata. Nel nostro caso – dice – si scambia il principio di concorrenza con la sostituzione di impresa”.
Importanti le dichiarazioni a proposito della legge regionale cui stanno lavorando gli uffici dell’Assessore Scajola da parte dei due consiglieri di maggioranza Andrea Costa (Area Popolare), organizzatore dell’incontro, e Angelo Vaccarezza, capogruppo di FI in Regione Liguria.
Il consigliere Costa ha dichiarato che la sua posizione sarà di confronto, di ascolto e condivisione, cosi come sta facendo il gruppo di Area Popolare da un anno e mezzo a questa parte in Regione Liguria
D’altronde, ricorda Vaccarezza che “già due ordini del giorno sono passati con tutti i voti della maggioranza, alla presenza dei moltissimi balneari intervenuti in Consiglio per assistere al dibattito”. Un ordine del giorno in particolare, datato il 6 Ottobre 2015, votato dalla tutta la maggioranza, avente oggetto il “Riordino del comparto demaniale marittimo ai fini della definizione della questione balneare italiana” impegnava il presidente e la giunta regionale ad attivarsi nei confronti del Governo in modo che fosse possibile garantire alle imprese balneari familiari in attività un periodo transitorio di durata non inferiore a 30 anni. “Tale periodo – si legge nel documento – consentirà alle imprese turistico ricreative, la ripresa pro-tempore di una normale attività lavorativa, dovrà prevedere il totale impegno della Pubblica Amministrazione nell’esplorare ogni possibile soluzione giuridica in grado di assicurare al comparto balneare la stabilità che gli occorre, garantendo le funzioni di propulsione e garanzia svolte finora nei confronti dell’ambiente, dell’economia e dell’occupazione, per giungere ad una definizione della questione balneare italiana favorevole alle imprese in attività”.
Alla fine dell’incontro è intervenuto l’Assessore al demanio e coordinatore del tavolo interregionale sul demanio Marco Scajola che ha relazionato sull’incontro con le regioni del giorno prima a Roma, che ha avuto un obiettivo unico: “la volontà di aiutare il comparto e, difendendo i 30 anni che la Regione Liguria vuole chiedere, ha evidenziato che gli stessi “nascono da accordi sindacali, dal documento firmato a Rimini nel 2015 dai sindacati dell’Unitaria, e dal documento del marzo 2015 che riporta la posizione delle Regioni sulla revisione e riordino della legislazione relativa alle concessioni balneari che recitava “si faccia chiarezza con la Commissione Europea sulla possibilità di un regime transitorio delle attuali concessioni demaniali marittime: è recente la notizia che in altri paesi dell’Unione europea le concessioni demaniali marittime sono state prorogate di 75, 50 o 30 anni”.
Per quanto riguarda il DDL l’Assessore ha espresso la sua preoccupazione in merito alla relazione dell’incontro Gozi-Evans che nega ogni criterio di preferenza, ogni riconoscimento del valore aziendale, posizione supportata – ci ricorda Scajola – anche dalle innumerevoli risposte alle interrogazioni parlamentari.
”Noi non vogliamo sentire parlare di evidenze pubbliche e chiediamo una proroga di 30 anni – aggiunge Scajola – poiché non possiamo permettere che le nostre imprese vengano fagocitate dalle multinazionali che hanno messo gli occhi su di loro. Tale disegno di legge non deve essere – conclude l’assessore – immaginato come un atto contro il Governo, ma bensì come un mezzo per dargli forza, anche attraverso la condivisione con le altre regioni, nei confronti dell’Europa.”
C.S.