“Per me non è facile di questi tempi rimanere legato ad un partito come Forza Italia. Il 18 gennaio 1994, quando i partiti dell’arco costituzionale della prima Repubblica si stavano dissolvendo, Forza Italia nasceva su una intuizione di Silvio Berlusconi, e l’anticomunismo diventava il recupero di un’identità liberale che compensava un bisogno di libertà individuale sempre vivo nel popolo italiano” – Così Nino Calcagno, ex assessore al bilancio del Comune di Diano Marina, con una lettera aperta.
“Quello stesso popolo che fino ad allora aveva votato il Pentapartito, formato da democristiani, socialisti, repubblicani, liberali ed altri, trovò in Forza Italia quella struttura politica che consentiva di ricompattarsi sotto un’ideale comune. Erano i tempi dei tradimenti dei Leghisti, per chi se lo fosse dimenticato, che fecero cadere il primo Governo Berlusconi.
Forza Italia era il baluardo contro quel mondo comunista che non aveva ancora compreso fino in fondo il messaggio del crollo del muro di Berlino, Eravamo tantissimi.
Ma il tempo ha fatto si che, tra varie vicissitudini, un popolo nato di centro, il nostro, si sia poi spostato lentamente a destra fagocitando infine i missini, trasformandosi così in centrodestra e alleandosi nuovamente con i leghisti. Intanto, quelli che erano definiti comunisti, si orientavano sempre più verso il centro e la componente democristiana, sempre molto attiva nella sinistra, spostava l’ideologia massimalista dei compagni su posizioni molto meno intransigenti.
La storia insegna che le cose evolvono e così, come la sinistra comunista perdeva la sua identità, il desiderio di Forza Italia di ingrandirsi a destra ci è costato la nostra origine.
Fino a che, giunti ai giorni nostri, quello che era un grande partito di centro, ora si trova, in alcuni casi, costretto a trotterellare dietro alla Lega per garantire qualche poltrona ai pochi eletti che vorrebbero rappresentarci. É così che le nostre origini popolari e democratiche hanno dovuto lasciare il posto ad altre, populiste e reazionarie.
Tutto ciò ha fatto si che il numerosissimo popolo Forzista, svuotato dell’ideale primigenio, è fuggito via: in parte si è rifugiato altrove ma la maggior parte è finita nell’astensionismo, nell’attesa che una nuova classe politica lo facesse risorgere, avendo il coraggio di sciogliersi dall’abbraccio con i partiti di destra per ritrovare l’ antico ruolo di guida dei moderati.
In questi giorni il PD sta liberandosi di quell’ideologia ormai superata legata ancora alle ultime frange di riminiscenze comuniste, ponendo le basi di un partito europeo dell’area progressista.
Ora tocca a noi svincolarci da quella destra radicale che ci condiziona e ci allontana dall’anima conservatrice e popolare che ci ha contraddistinto al momento della nostra affermazione. Io sono convinto che i moderati debbano tornare alle origini.
Questi sono i momenti più difficili per il nostro Paese e non è certo con gli estremismi che si riuscirà a recuperare il benessere perduto, ma neanche con le incertezze di una classe politica che, pur di restare in piedi, si associa in ogni dove alle frange più oltranziste. E’ giunto il momento di affrancarci. Ci vuole il coraggio di affrontare le avversità con il buon senso e la pacatezza morale di chi crede nella moderazione”.