22 Novembre 2024 21:23

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22 Novembre 2024 21:23

IMPERIA. PRIVATIZZAZIONE DELLA SANITÀ. RIFONDAZIONE COMUNISTA:”INTERVIENE SOLO PER PRESTAZIONI BEN DEFINITE E DA UN COSTO STANDARDIZZABILE, LA SALUTE NON È UNA MERCE”

In breve: Così il dipartimento sanità del partito della rifondazione comunista di Imperia, con una nota stampa

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“Ormai da tempo nella nostra ASL siamo abituati ad annunci mediatici all’insegna di un rilancio o un potenziamento dell’offerta sanitaria in provincia di Imperia. Periodicamente viene anche rispolverato il progetto Ospedale Unico, dal costo di circa 300 milioni di euro, ma di cui si ignora addirittura se la sede sia a nord o a sud della stazione di Taggia. Ricordiamo che il progetto, costato non pochi soldi pubblici, risale a 10 anni fa e prevede gli stessi reparti, non una specialità in più e meno posti letto  Così il dipartimento sanità del partito della rifondazione comunista di Imperia, con una nota stampa.

“Quest’anno il fondo per il Servizio Sanitario Nazionale scende a 112.5 miliardi, sbugiardando le promesse del governo a guida PD. Manca la copertura finanziaria della maggior parte dei nuovi LEA, livelli essenziali di assistenza, tanto sbandierati dal ministro Lorenzin. La regione dice di incassare qualche milione di euro in più rispetto al 2016, ma non si sa quanti saranno destinati alla nostra ASL.

Dunque non esiste la sede né i soldi e allora si parla di intervento dei privati sia per costruire e sia per gestire alcuni ospedali liguri (Bordighera, Albenga, Cairo, ecc.) prima smantellati con la chiusura di servizi e il declassamento dei Pronto Soccorso e ora destinati a “rinascere” con l’intervento dei privati!

L’assessore Viale dice di voler rilanciare l’ospedale di Bordighera dandolo in gestione ai privati, ma cosa significa? Quanto costerà questa operazione? E cosà resterà delle poche risorse economiche per i presidi di Imperia e Sanremo? La sanità privata interviene solo per prestazioni ben definite e da un costo standardizzabile ma in medicina la questione non è sempre così lineare: il paziente può complicarsi e dunque viene poi eufemisticamente “affidato” alla sanità pubblica e così una determinata prestazione sanitaria sarà costata due volte, cioè prima nel privato-convenzionato e poi nel pubblico.

Anche l’intervento privato attraverso il project financing nella costruzione di un ospedale fa notevolmente lievitare i costi (vedi la triste vicenda dell’ospedale di Mestre citata come esempio “virtuoso” dalla precedente amministrazione ASL).

Aldilà di chimerici e demagogici progetti della giunta Toti-Viale e scendendo coi piedi per terra, la realtà che abbiamo davanti è ben diversa: circa 150 posti letto in meno di cui un centinaio per pazienti acuti “in barba” ai già penalizzanti coefficienti dell’allora decreto Balduzzi (3 letti acuti x 1000 abitanti + 0.7 letti riabilitazione x 1000 abitanti). Due palasalute, quello nel quartiere Baragallo a Sanremo e quello a Imperia in via Acquarone, costati decine di milioni di euro e non ancora funzionanti; l’attuale Medicina di base a Imperia ancora in un condominio di via Matteotti; il palasalute di Bordighera, certamente il più utile e urgente, ancora da costruire.

Dunque assistiamo ad un quasi costante esaurimento di posti letto nei 3 presidi (con blocco di ricoveri e interventi programmati), intasamento dei Pronto Soccorso, lunghe liste di attesa istituzionali per visite ed esami diagnostici strumentali ma contestualmente molto snelle se a pagamento in regime di “intramoenia” in una ormai cronica e drammatica carenza di personale sanitario soprattutto infermieristico sia nei presidi ospedalieri che sul territorio come assistenza domiciliare.

Di fronte a questo scenario che cosa si inventa la nuova amministrazione regionale destro leghista Toti-Viale?
Prima, alcuni mesi fa, decide di eliminare la distribuzione diretta pubblica di farmaci soprattutto di alto costo che aveva generato ottimi risparmi (di circa 6 mln di euro come recentemente ricordato dalla Corte dei Conti); rispolvera il vecchio e superato progetto di un Ospedale Unico e infine lancia la proposta di privatizzare quanto resta dell’ospedale di Bordighera generando pericolose confusioni sull’annunciato ripristino del Pronto Soccorso.

Infatti per trasformare un PPI (punto di primo intervento) in un PS (Pronto Soccorso) non basta cambiare il cartello, ma occorrerebbe ripristinare alcuni servizi, tipo laboratorio, radiologia e medico intensivista H24, un’astanteria con letti di osservazione, un’equipe di sala operatoria per traumatologia e chirurgia d’urgenza più una serie di specialisti in pronta disponibilità.

Quale ente privato potrebbe garantire tutto questo se non a costi insostenibili per la collettività e a discapito di quel che resta della sanità pubblica? La salute non è una merce”.

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