Il 13 marzo partirà per otto tour in giro per il mondo. Parliamo di nuovo di Diego Campagna, 37enne imperiese, affermato chitarrista che da tempo ormai incanta le sale dei teatri più famosi con le sue esibizioni. Dopo un 2016 ricco di soddisfazioni sta per iniziare il tuor del 2017. Tra una decina di giorni, infatti, inizierà il primo tour del 2017 in Cina, per poi proseguire in Messico, Usa, Giappone, Perù e Cuba.
SARÀ UN ALTRO ANNO IN GIRO PER IL MONDO, DOVE ANDRAI?
“Proprio così, il 13 marzo partirò per il tour in Cina di una decina di giorni. Sarò a Pechino dove mi esibirò in concerto al Conservatorio Nazionale e terrò alcune lezioni. Stessa cosa farò ad Anshan, vicino a Liaoning, dove terrò anche una masterclass. Tornerò in Cina a maggio, con una tournè in 6 città. Dopodichè andrò in Messico ad agosto e a settembre, per poi andare a Lima, in Perù, sempre nello stesso mese. A ottobre tornerò alla Carnegie Hall negli Stati Uniti e a novembre a Cuba. Infine, concluderò il 2017 in Giappone, a dicembre, ma ho già alcuni progetti per l’anno dopo”.
COME RIESCI AD AFFRONTARE UNA VITA COSÌ MOVIMENTATA?
“Perchè faccio ciò che amo. Inoltre, devo dire che non sto via mesi interi. Vado e torno. Il tempo massimo che sono stato via è stato circa un mese, ma solitamente sto via una decina di giorni. Questo aggiunto al fatto che ovunque vada trovo moltissimi cari amici, non mi fa sentire mancanza di casa, dove mi aspetta mia moglie. Anzi, moltissime volte lei viene con me, perciò è molto facile affrontare questi viaggi continui. Devo dire che mi sento a casa in ogni posto in cui vado. La parte più faticosa è il viaggio stesso, solitamente in aereo per moltissime ore”.
CON QUALE MUSICA TI ESIBIRAI?
“Suonerò il mio repertorio di brani dall’800 alla musica contemporanea”.
QUANDO HAI COMINCIATO A SUONARE?
“Ho cominciato a suonare la chitarra quando avevo 8 anni. I miei avevano divorziato e stato affrontando quei piccoli traumi attraverso cui i bambini passano in queste situazioni. Un giorno mio zio mi ha portato come regalo un disco di Andrés Segovia, uno dei più importanti chitarristi della storia, e sono rimasto estasiato ascoltandolo. Così, sono andato da mia madre dicendole che volevo imparare a suonare la chitarra. Da lì non ho più smesso. In seguito ho poi studiato presso il Mozarteum di Salisburgo, studiando con il maestro Eliot Fisk, ultimo allievo di Segovia”.
HAI MAI AVUTO DISAVVENTURE IN TUTTI QUESTI VIAGGI?
“Purtroppo sì. Mai niente di grave, ma mi è capitato un paio di volte di perdere l’aereo per tornare a casa. Due anni fa a New York è stato tragi-comico. Stavo raggiungendo l’aereoporto in taxi, quando l’auto si è rotta nel mezzo dell’autostrada, in mezzo a un traffico incredibile. Arrivata un’altra macchina abbiamo corso all’areoporto come nei film, ma ormai il volo era perso. Per fortuna quella volta lì sono riuscito a partire la sera. Quest’estate in Cina, invece, ho dovuto dormire una notte in aereoporto”.
LE SODDISFAZIONI PIU BELLE?
“Non scorderò mai le standing ovation e i bis che mi hanno chiesto alla Carnegie Hall, una delle più importanti sale di concerto del mondo. È stato anche molto emozionante quando in Cina mi hanno dato un nome cinese, impronunciabile da me, perchè volevano potersi ricordare il mio nome facilmente”.