26 Dicembre 2024 02:02

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UN FUMETTISTA IMPERIESE NELLA REDAZIONE DI “TOPOLINO”. IL 26ENNE STEFANO ZANCHI:”È LA REALIZZAZIONE DI UN SOGNO. SONO TRA I PIÙ GIOVANI DELLA SQUADRA E…”/LA STORIA

In breve: Una passione per i fumetti che cresce fin dai tempi della più tenera età e si concretizza nella realizzazione di un sogno.

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Una passione per i fumetti che cresce fin dai tempi della più tenera età e si concretizza nella realizzazione di un sogno. È la storia di Stefano Zanchi, 26enne imperiese, che alle scuole elementari disegnava i personaggi dei cartoni animati sui diari dei compagni e ora, da ben 5 anni, fa parte del team di “Topolino”, uno dei più famosi settimanali tra fumetti italiani.

UN SOGNO CHE DIVENTA REALTÀ. QUANDO SEI ENTRATO NEL TEAM DI “TOPOLINO” ERI IL PIÙ GIOVANE, COME TI SENTIVI?

“Sì, quando sono entrato nel 2011 ero il più giovane, avevo 21 anni. Adesso c’è anche una ragazza di un paio d’anni più giovane da me, ma siamo sempre i più “piccoli” della squadra. È stata una grande emozione trovarmi in mezzo a grandi disegnatori e professionisti. Sentivo pressione, ma era la realizzazione del mio sogno, quindi ho tenuto duro e ho tratto insegnamenti da ogni più piccola esperienza”.

QUALI GRANDI DISEGNATORI HAI INCONTRATO?

“Moltissimi. I grandi del team del Topolino: Giorgio Cavazzano, Silvia Ziche, Paolo Mottura e molti altri. Incontrarli dal vero è stato molto emozionante e soprattutto è stato bello scoprire che sono persone gentilissime, molto disponibili e umili. Solo guardandoli disegnare impari moltissimo. La precedente sede della redazione era pazzesca, sembrava di entrare in un cartone animato. Quella di adesso è anche bellissima, c’è un’atmosfera di creatività e cordialità, disegni appesi ovunque. Mi sento in famiglia”.

SEI ANCHE “FINITO IN PRIMA PAGINA”, DISEGNANDO LA COPERTINA DELL’8 MARZO E SI RIFERISCE A UNA SERIE DI STORIE PARTICOLARI. RACCONTACI DI COSA SI TRATTA.

“Sì ho disegnato la copertina del n°3198, è stata la seconda nella mia carriera, un’immensa soddisfazione. Si riferisce alla storia che ho disegnato in quel numero, ossia “Zio Paperone e la factory di Andy Dukhol”, ispirata al grande artista Andy Warhol, scritta da Roberto Gagnor. Questa storia si inserisce in una serie di storie dedicate all’arte, dagli Etruschi all’arte contemporanea, passando da Caravaggio e dai pittori romantici. È stata una vera sfida, perchè ho dovuto studiarmi lo stile di vari artisti ed è stato un lavoro lungo e complesso, diverso dal procedimento che uso per le storie classiche, ambientate nelle città di Topolinia e Paperopoli.

Nel numero precedente era uscita quella su Van Gogh, intitolata “Dinamite Van Gogh e le melanzane pittoriche”, per la quale mi sono studiato tutti i dipinti e lo stile del grande artista olandese. Così come succede per le storie ambientate in un’altra epoca. Per esempio se l’avventura si svolge nell’antica Roma, devo eseguire una ricerca accurata riguardo ai vestiti, alle abitazioni, all’ambiente e molto altro”.

QUALI SONO LE STORIE CHE PREFERISCI DISEGNARE?

“Sicuramente le storie avventurose, con i personaggi che si spostano dalla città. Sebbene siano più complesse, sono più stimolanti e creative”.

QUANTO TEMPO IMPIEGHI PER DISEGNARE UNA STORIA?

“In media ne disegno una ogni due mesi, quindi circa 6 all’anno. Il tempo varia appunto dal tipo di storia, ci sono alcune molto più rapide da creare, mentre altre richiedono una ricerca preliminare, che porta via molto tempo”.

QUANDO HAI CREATO LA TUA PRIMA “VERA” STORIA?

“Quando sono entrato in squadra, nel 2011, ho disegnato per un po’ di tempo le cosiddette “autoconclusive”, quelle mini storie divertenti che sono su una sola pagina. Solo nel 2012 ho iniziato a lavorare alle storie lunghe, entrando una volta per tutte nel mondo del fumetto”.

TUTTO È INIZIATO A IMPERIA. 

“Sì, ho sempre disegnato, ma ho iniziato a farlo seriamente durante gli anni del Liceo Scientifico, seguito dal grande fumettista Bruno Ramella. Dopo la scuola, sono andato a Torino per frequentare la Scuola Internazionale di Comics. Lì ho conosciuto Paolo Mottura, disegnatore del Topolino, ed è lui che mi ha presentato alla redazione. Ho fatto delle consegne di prova e poi mi hanno preso. Sia a Imperia che a Torino mi hanno sempre incoraggiato tutti, specialmente i miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto e ora sono fieri di me”.

COME ALTRI FUMETTISTI DELLA ZONA, ANCHE TU HAI SCELTO DI DISEGNARE DA CASA. COME TI ORGANIZZI?

Sì, lavoro da qui, da casa mia, e mi piace soprattutto disegnare di sera tardi, perchè tutto è molto più tranquillo. Dalla redazione mi inviano la sceneggiatura, come il copione di un film, spiegando cosa succede vignetta per vignetta. Per esempio può esserci scritto:”Paperino esce di casa e sale sulla 313″ e io devo scegliere l’inquadratura, le posizioni dei personaggi e costruire la scena. Una volta fatto il primo disegno a matita, passo all’inchiostrazione, ripassando i tratti con pennello e china. Questo passaggio è molto più lungo, ma anche rilassante. Infatti, la parte più dura è il momento creativo. Dopodichè porto le tavole in redazione, dove sono scansionate, colorate e poi vengono aggiunte le parole nei balloon. Anche se lavoro da casa mi sposto spesso. Partecipo spesso a fiere del fumetto, come a Padona, Cuneo, Lucca, Milano. Il bello è che volendo posso lavorare ovunque, bastano un foglio e una matita, ma sto bene nella mia città. Quando ho terminato salgo a Milano a consegnare le tavole di persona, mi piace avere un rapporto diretto con la redazione.“.

POCHI GIORNI FA SEI STATO OSPITE AL CARTOOMICS DI MILANO. COM’È STATO?

“È stato entusiasmante, come tutte le fiere a cui partecipo. In queste occasioni ho finalmente l’opportunità di incontrare, oltre a grandi artisti, anche le persone che leggono le mie storie. La maggior parte del tempo, infatti, lavoro a casa, da solo, e non so mai come reagiscono i lettori, quali sensazioni provano i miei disegni. Alle fiere, invece, li conosco di persona, ed è bellissimo parlare dei miei lavori, delle loro opinioni e fare per loro disegni sul momento.

Una delle cose più belle è stata la conferenza sulla storia dell’arte, insieme allo sceneggiatore Gagnor. Ero tesissimo prima di parlare, ma grazie alla sua capacità di intrattenere le persone, mi sono affidato a lui e sono riuscito ad affrontare il pubblico. Poi è stato divertentissimo fare i disegni per i bambini pieni di entusiasmo”.

COME TI SENTI AD AVER REALIZZATO IL TUO SOGNO? 

Non mi sento assolutamente “arrivato”. Anzi, mi sento ancora agli inizi e cerco sempre di migliorare. Essere nel team del Topolino era il mio sogno e ora che ci sono farò del mio meglio per crescere artisticamente e a livello personale. Il mio obiettivo è trasmettere emozioni attraverso i miei disegni, renderli pieni di vita”.

 

 

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