Nuova udienza, questa mattina, del processo che vede imputato con l’accusa di peculato, abuso d’ufficio e falso l’ex assessore (oggi consigliere, ndr) del comune di Diano Marina Bruno Manitta. A processo con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato anche tre dipendenti comunali, Alberto Calcagno, Riccardo Pizzorno e Fabio Tallone. Secondo l’accusa i tre, su indicazione di Manitta, avrebbero effettuato lavori “extra” a privati durante l’orario di lavoro utilizzando i mezzi e i materiali del Comune. Nel dettaglio, avrebbero riparato i guasti alle fogne per conto di privati, compresi spurghi e allacciamenti, in orario di lavoro. Nel mirino degli inquirenti anche alcuni lavori di bonifica dall’amianto in uno stabile di proprietà di Bruno Manitta.
In aula questa mattina sono sfilati, davanti al collegio composto dai giudici Aschero, Bonsignorio e Lungaro, diversi testimoni del Pubblico Ministero Alessandro Bogliolo. Tra questi l’ex vice comandante della Polizia Municipale di Diano Marina Francesco Parrella (ora comandante ad Alassio), il titolare della Eco Liguria Davide Bracali e il dirigente del settore urbanistica del Comune di Diano Marina Riccardo Volpara.
FRANCESCO PARRELLA
“Ci arrivò una segnalazione al Comando di un divieto di sosta non previsto. Avvisammo la persona che ci inoltrò la segnalazione di attendere l’arrivo della pattuglia. Ricordo che avviammo subito una verifica, dalla quale emerse che, nella via oggetto della segnalazione, non era stata emessa alcuna ordinanza, ne da parte del Comandante della Polizia Municipale, ne da parte del Sindaco. All’arrivo sul posto, gli agenti constatarono che in effetti si trattava della segnaletica del Comune, con l’indicazione del divieto di sosta. Segnaletica che faceva riferimento a un’ordinanza del Comune di Diano Marina che, però, una volta fatte le dovute verifiche, è risultata inesistente. Un’ordinanza venne infatti emessa solo nei giorni successivi, ma con un numero di protocollo diverso rispetto a quello indicato sulla cartellonistica.
A installare la segnaletica furono gli operai del Comune, su richiesta dell’assessore Manitta che, contattato per chiarimenti, ammise di aver chiesto l’intervento degli operai a seguito di un’ordinanza che gli imponeva di bonificare dall’amianto uno stabile di sua proprietà, precisando che tutto era in regola. Da una successiva verifica, però, emerse che in effetti era stata notificata a Manitta un’ordinanza, ma all’interno non c’erano riferimenti a giorni precisi o all’installazione di una determinata segnaletica. Sul posto erano presenti gli operai di una ditta privata, la Ecoliguria, e anche un mezzo del Comune, utilizzato per il trasporto dei materiali”.
DAVIDE BRACALI
“Ho visto Bruno Manitta solo due volte. Noi avevamo un contratto di appalto con il Comune di Diano Marina. Una mattina Manitta mi chiamò per chiedermi un preventivo per lo smontaggo dell’eternit dalla tettoia di uno stabile. Abbiamo fatto il lavoro e fatturato 600 euro + Iva. Chi ha pagato? Lo stesso Manitta”.
RICCARDO VOLPARA
“Nel mio rapporto professionale con Manitta ci furono anche dei contrasti. Gli operai dell’ufficio manutenzione prendevano ordini direttamente dall’assessore Manitta e questo era anomalo, perché era compito dei dirigenti. Ricordo che nel corso di una riunione emerse che, su indicazione di Manitta, gli operai del Comune, in orario di lavoro, erano intervenuti sulla fognatura di due hotel privati per operazioni di spurgo, utilizzando anche il canal jet del Comune. A quel tempo, però, l’appalto per gli spurghi era stato affidato dal Comune di Diano Marina alla ditta Podestà. Io credo che l’atteggiamento di Manitta sia sempre stato volto a dare una mano alla squadra di operai, alla collaborazione, ma ci furono screzi perché alcuni suoi comportamenti erano visti da me come intromissioni nella mia sfera lavorativa”.