E’ una storia davvero controversa quella emersa questa mattina in Tribunale a Imperia, nell’ambito del processo che vede un’impiegata in servizio presso il Comando dei Vigili del Fuoco di Imperia, Mirella Marzola (difesa dall’avvocato Giovanni Di Meo), accusata di tentata estorsione ai danni dell’ex Comandante dei Vigili del Fuoco Vincenzo Giordano (difeso dall’avvocato Marco Feno) . Nel dettaglio, secondo il quadro accusatorio, l’impiegata, in concorso con un collega, M. F., morto nel 2015 (e originariamente anch’egli imputato per tentata estorsione), avrebbe tentato di estorcere denaro a Giordano minacciandolo di rivelare alla moglie l’esistenza di una relazione extraconiugale con tanto di fotografie scattate nel corso di una missione a l’Aquila (per via della quale l’ex comandante dei Vigili del Fuoco finì a processo con l’accusa di truffa e peculato, poi assolto in primo grado e in appello, nel corso del quale è arrivata anche l’assoluzione per falso).
Una tentata estorsione che si inserisce in un contesto di alta tensione, con Mirella Marzola e M. F. profondamente insoddisfatti per alcuni provvedimenti in ambito lavorativo ritenuti vessatori, tanto da accusare l’allora comandante Giordano di mobbing.
E’ stato lo stesso Giordano, questa mattina, a raccontare in aula la propria versione dei fatti.
“Ci fu una discussione accesa con la Marzola per via di uno spostamento di ufficio. Mi disse che me l’avrebbe fatta pagare sotto il profilo personale e professionale. Successivamente, anche tramite messaggi, la Marzola mi parlò di materiale scottante, non so a cosa si riferisse in particolare. Solo successivamente ho scoperto che il riferimento era ad alcune immagini scattate in albergo, nel corso della missione a l’Aquila. Immagini che io non ho mai visto.
Mi disse che il F. voleva raccontare tutto a mia moglie. Mi disse che per il bene della mia carriera avrei dovuto dare qualcosa a F. Mi disse che lui sparava alto, 10 mila euro, ma che si sarebbe accontentato anche di 2-3 mila euro. Mi inviò anche molti messaggi, non solo a me, ma anche ad altri impiegati del Comando, tanto che alla fine, per porre fine a una situazione di tensione insostenibile, presentai una denuncia per molestie telefoniche. Una cuoca del Comando (poi sentita oggi in aula, dove ha confermato la propria versione, ndr) mi riferì di aver sentito la Marzola e il F. dire che avrei dovuto pagare come un bancomat.
Parlai anche con il legale di F., l’avvocato Cotta, che mi fece intendere che dovevo pagare in qualche modo F. (avvocato Cotta che finì a processo per tentata estorsione, vicenda giudiziaria conclusasi con il proscioglimento, ndr).