23 Dicembre 2024 16:08

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“ENJOYIMPERIA” CONTINUA…LE STUDENTESSE DELL’ISTITUTO TECNICO TURISTICO “HANBURY” PRESENTANO CASTELVECCHIO /IL REPORTAGE

In breve: Nella prima pubblicazione abbiamo raccontato, attraverso i nostri occhi, la parte storica di Porto Maurizio : “Il Parasio”. Perchè non parlare della storia di Oneglia? Partiamo da Castelvecchio....

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EnjoyImperia continua…Nella prima pubblicazione abbiamo raccontato, attraverso i nostri occhi, la parte storica di Porto Maurizio : “Il Parasio”. Perchè non parlare della storia di Oneglia? Partiamo da Castelvecchio di Santa Maria Maggiore, nucleo originario e più antico della città di Imperia.

Data la recente scomparsa del maestro Drago, studioso di Oneglia e dell’entroterra imperiese abbiamo deciso di rendergli omaggio utilizzando i suoi scritti per documentarci e far scoprire le bellezze nascoste di Castelvecchio. Ci siamo informate utilizzando i libri: “Epigrafi Onegliesi” e “Cronache di Castelvecchio di Santa Maria Maggiore”.

CASTELVECCHIO

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Santuario di Santa Maria Maggiore

Il santuario di Santa Maria Maggiore ha sicuramente origini molto antiche, secondo alcuni testi addirittura bizantine; di quell’epoca e delle successive e plurime riedificazioni medievali  rimangono solo alcune tracce alla base del campanile. Nel 1298 la città e la vallata furono vendute ai Doria che si stabilirono più vicino al mare; la Chiesa perse importanza tanto che le rovine per  parecchio tempo furono adibite a cave per il deposito di pietre.

La chiesa fu ricostruita verso il 1681 da GioBatta  Marvaldi di Candeasco. Nei secoli successivi, intorno al 1778 e poi ancora nel 1784, furono eseguiti più volte interventi di manutenzione all’orologio, rovinato dall’usura; nel 1794 fu sostituito con uno completamente nuovo. 

Il campanile fu dotato di campana solo nel 1797 e la stessa fu fatta fare ad Arma di Taggia. Santa Maria maggiore diventò nuovamente una chiesa parrocchiale soltanto nel 1840. L’11 novembre 1918 la popolazione,  felice per l’armistizio con la Germania,  suonò con così tanta forza,  e così a lungo, che la campana si incrinò e dovette essere fatta rifondere.

La Stele dei Lupi (nome inventato da noi)
La Stele dei Lupi (nome inventato da noi)

Quando abbiamo deciso di indirizzare la nostra attenzione a Castelvecchio, e in particolare modo al Santuario,  non avremmo mai pensato di imbatterci in un reperto del 1383, e soprattutto di trovarlo semplicemente vicino ad un muro a secco, incustodito e quasi nascosto dalla vegetazione; sicuramente disconosciuto alla maggioranza della popolazione.

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La parte di stele di cui parliamo è un importante ritrovamento del 1937; e lo si può trovare lungo Salita Castelli,  la salita che porta alla chiesa di Santa Maria Maggiore. L’incisione parla di un terribile fatto di cronaca realmente accaduto:  l’infortunio di un giovane assalito alla gola da un branco di lupi.

La data è ben visibile; meno decifrabile l’iscrizione successiva, in caratteri gotici- italiani molto particolari.

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Comunque,  secondo il professor Federici epigrafista dell’università di Roma, l’iscrizione, benché parziale, riporta chiaramente che il fatto avvenne nel 1833, il 15 aprile per l’esattezza. Compare anche il nome di famiglia “Irvus”  che non sembra essere però familiare da queste parti.

IL Bassorilievo dell’Aquila Oggi è murato esternamente, nella parete ovest del Santuario. Sull’origine di questa lapide sono state sviluppate tante ipotesi. L’Ipotesi forse più concreta è che rappresenti lo stemma della famiglia Doria che acquistò Oneglia nel 1298, esiste ancora l’atto di vendita, prima del dominio della casata Savoia.

L’ipotesi “ epica”, avvalorata dagli storici Giuseppe Maria Pira e Giuseppe Figari nei loro testi su Oneglia, sostiene il ritrovamento di un’urna contenente le ceneri dell’Imperatore Elio Pertinace nel luogo in cui poi sorse Oneglia; la lapide avrebbe adornato in seguito la tomba dell’Imperatore; dal ritrovamento dell’ ”Urna Elii” deriverebbe anche il nome di Oneglia.

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L’aquila è rappresentata con una corona in testa e un solo artiglio. La lapide del Vescovo Questa iscrizione si trova nella facciata della Chiesa e sancisce la costruzione della Torre, oggi campanile, da parte del Vescovo Lanfranco II che la fece costruire sulle antiche rovine di Castelvecchio.

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