Arrivano da diversi paesi dell’Africa, hanno affrontato un tragitto lungo e difficile, culminato con un viaggio della speranza su un barcone che li ha portati sulle coste italiane, per arrivare infine a San Bartolomeo al Mare. Alcuni dei 14 migranti giunti nel Golfo Dianese il 6 marzo scorso, oggetto di polemiche nelle ultime settimane, erano presenti all’incontro sull’accoglienza di ieri sera presso la Sala Don Piana di Diano Marina e hanno partecipato con attenzione e interesse al dibattito.
Insieme ai nuovi arrivati c’era Doukourè, un giovane migrante di 26 anni, arrivato a nel Golfo più di 2 anni fa, ormai ben integrato. Ora Doukourè si occupa di fare da “tutor” ai ragazzi, come mediatore culturale, occupandosi di loro nelle cose di tutti i giorni, aiutandoli a integrarsi, organizzando i turni di pulizia e di cucina e insegnando loro un po’ di italiano.
Nel gruppo c’era anche Simbara, di 21 anni, del Mali, arrivato con il barcone insieme a Doukourè due anni fa. Tra i migranti arrivati il 6 marzo c’erano Kevin, Fabrice e Soumah tutti di circa 18-20 anni, ancora smarriti e provati dall’esperienza del viaggio.
CIAO DOUKURÈ, ORMAI SEI QUI DA DUE ANNI, MENTRE I RAGAZZI QUI CON TE SONO ARRIVATI A SAN BARTOLOMEO DA SOLE DUE SETTIMANE, COSA FAI PER LORO?
“Ora sono mediatore culturale. Aiuto i ragazzi appena arrivati a integrarsi nella cultura italiana, facendogli imparare l’italiano, piano piano, quello che so, perchè anche io non sono italiano e cerco di imparare sempre di più. Quello che so lo faccio imparare anche a loro. Ho fatto i turni per la pulizia e per cucinare, perchè loro sono in 14 e devono dividersi i compiti. Puliscono 2 volte al giorno, mattina e sera”.
COME SI SENTONO I RAGAZZI APPENA ARRIVATI?
“I ragazzi sono contenti anche se a volte hanno paura di andare in mezzo alla gente. Hanno tra i 18 e i 29 anni, vengono dalla Nigeria, dalla Costa d’Avorio e dalla Guinea”.
SEI RIUSCITO A FARTI RACCONTARE LE LORO STORIE?
“Ho sentito un po’ le loro storie, ma sono molto tristi. Hanno bisogno di tempo per spiegare la loro storia perchè sono stanchi e provati”.
E INVECE LA TUA STORIA?
“La mia storia è stata molto pericolosa e difficile, però oggi ringrazio l’Italia e tutti gli italiani che mi hanno aperto la porta. Io vengo dalla Costa d’Avorio, sono passato da Mali, Nigeria, Algeria, Libia fino in Italia con il barcone. È stata veramente dura, ma per questo ringrazio oggi ancora di più l’Italia”.
COSA VORRESTI DIRE AGLI ITALIANI?
“Quando sono venuto qua non riuscivo nemmeno a dormire, ma oggi che sono integrato grazie a Claudia Regina, la mia coordinatrice, voglio ringraziare tutti gli italiani disponibili ad accogliere gli stranieri, africani, pakistani, afgani, tutti quanti“.