14 Novembre 2024 06:16

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14 Novembre 2024 06:16

IMPERIA. LA VITA DELL’EX OPERAIO FABIO RAINERI DOPO LA CHIUSURA DELL’AGNESI:”ERO FIERO DI LAVORARE IN QUEL PASTIFICIO. ORA MI ALZO AL MATTINO E…”/LA STORIA

In breve: Con il timore di essere dimenticato, uno degli ex operai Agnesi ha deciso di metterci la faccia, al fine di ricordare a tutti che il problema di aver perso il lavoro, per lui, come per gli altri, è ancora presente e urgente

collage fabio agnesi

Sono passati quasi 2 mesi dalla chiusura dell’Agnesi, avvenuta il 16 dicembre scorso. L’addio allo storico pastificio imperiese ha segnato un lutto indelebile nella storia della città, ma, purtroppo si sa, a volte, con il passare del tempo, quando non si è i diretti interessati, si tende ad accettare i cambiamenti con passività, presi dalla propria routine. In realtà, però, la ferita è ancora aperta, dato che sono oltre 40 gli ex lavoratori Agnesi ancora senza lavoro e, all’interno di questo gruppo, spesso visto come un’entità “anonima”, si trovano 40 singole persone con 40 storie diverse, ognuna con la propria vita da portare avanti, la propria famiglia e i propri problemi. 

Con il timore di essere dimenticato, quindi, uno degli ex operai Agnesi ha deciso di metterci la faccia, al fine di ricordare a tutti che il problema di aver perso il lavoro, per lui, come per gli altri, è ancora presente e urgente. Parliamo di Fabio Raineri, 50 anni, con 27 anni di lavoro alle spalle svolti all’interno del pastificio, che da due mesi si sveglia ogni mattina senza più poter recarsi al posto di lavoro dove ha passato gran parte della vita e senza avere ancora un’alternativa.

ImperiaPost ha quindi contattato l’ex lavoratore del pastificio, per conoscere la sua storia da vicino.

COM’È CAMBIATA LA SUA VITA DAL 16 DICEMBRE SCORSO?

“Ora ogni mattina mi sveglio e, per la prima volta dopo 27 anni, non ho più un lavoro. Avendo 50 anni e non abbastanza contributi non posso andare in pensione, ma sembra anche impossibile trovare un nuovo lavoro. Ho esperienza con le linee meccaniche, nell’approvvigionamento merci, nell’affiancamento dei nuovi addetti e molto altro. Sono da più di 30 anni volontario nella Croce Rossa. Questo per dire che la volontà non mi manca, ma mi manca la possibilità.

Come tutti, però, ho le spese da affrontare, ho un mutuo da pagare, un figlio di 15 anni, avuto dalla mia prima compagna, da mantenere. Non è stato facile spiegare a un adolescente in piena crescita in che situazione si trova il padre, rimasto a casa dopo una vita di lavoro. Ma queste sono le realtà che bisogna affrontare, anche se non appaiono sui giornali. Le cose cambiano quando si è senza lavoro, non solo a livello economico, ma anche a livello umano. Non si fanno più molte cose con leggerezza, una piccola gita ora è oggetto di discussione in famiglia, si vende il motorino, si toglie internet dal cellulare, si tagliano tutte le cose superflue”.

COSA RAPPRESENTAVA PER LEI L’AGNESI?

“Oltre alla solidità economica, che ovviamente è il primo pensiero, l’azienda rappresentava per tutti un punto di riferimento, un lavoro di cui andare fieri. Un marchio prestigioso a livello nazionale e internazionale, fatto nascere e crescere da una famiglia imperiese. Per capirci, ricordo di un collega che aveva rifiutato la vincita di un ruolo nei Vigili del Fuoco per un posto all’Agnesi, talmente era visto come un’occasione imperdibile”.

COME MAI HA DECISO DI ESPORSI?

“Ho deciso di espormi perchè non voglio che veniamo dimenticati. Ho passato 27 anni dentro l’Agnesi, dove sono entrato poco più di 20enne e ne sono uscito 50enne. Sono cresciuto là dentro e ho vissuto sulla pelle tutte le tappe della fabbrica, a partire dagli ultimi due anni con la famiglia Agnesi, con Eva e Riccardo, per poi passare alla Danone e alla Paripas, fino ai giorni nostri con la Colussi. Ho visto passare l’azienda da 500 posti di lavoro a 100.

Ultimamente ho visto diversi articoli su persone disoccupate e in situazioni difficili che si sono appellati ai media nella speranza di trovare un lavoro o un aiuto. Ecco, noi siamo in più di 40 in questa situazioneNon siamo un’entità anonima, siamo 40 persone con famiglia, spese e dignità. Prima della chiusura sono state tante le promesse fatte, ma ancora non abbiamo visto i risultati”.

COSA FARÀ ORA?

“Come si sa, si aveva la possibilità di andare a Fossano, al Plin o pochi altri luoghi con uno o due posti disponibili. Oppure si poteva scegliere la buona uscita o il Museo della Pasta. Io ho scelto l’ultima opzione, ma purtroppo ancora non c’è nulla di sicuro.

Prima che chiudesse il pastificio, la Colussi aveva dato avvio a dei colloqui di orientamento con l’intenzione di far partire dei corsi gratuiti specifici di vario genere, in modo da farci avere un piccolo certificato per darci qualche chance in più una volta chiusa l’Agnesi. Purtroppo, però, i tempi si sono allungati e i corsi non sono ancora iniziati. Mi auguro davvero che inizino al più presto, poichè potrebbero rappresentare un’opportunità aggiuntiva nella ricerca di un’occupazione.

Anche il Centro per l’Impiego si muove in questo senso, proponendo corsi per chi è in cerca di lavoro. Attendo di essere chiamato e spero che le lezioni a cui parteciperò possano essere utili ai fini del mio percorso lavorativoAl momento aspetto la disoccupazione, essendo entrato nella Naspi, ma non voglio assolutamente aspettare con le mani in mano, poichè il tempo passa e le cose diventano sempre più difficili andando avanti. Non posso usare tutti i miei risparmi, perchè un giorno mi serviranno quando sarò anziano, quando mio figlio deciderà se andare all’università e per molte altre cose importanti.

Sono aperto a qualsiasi lavoro, senza problemi. Auspico che quelli nelle stesse mie condizioni si sistemino, prima di tutti quelli con situazioni ancora più gravi. Sicuramente ora il mondo del lavoro è molto più complicato di una volta, ma sono disposto a tutto”.

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