Arriviamo nello studio di Claudio Scajola, in Viale Matteotti, intorno alle 11. Ad aprirci la porta l’ex Ministro che, dopo una stretta di mano, ci invita ad osservare una fotografia che campeggia proprio sul muro antistante l’ingresso. Ritrae il porto turistico di Imperia sovrastato da un cielo avvolto da nubi scure, minacciato dai fulmini. “Il porto nella tempesta. Significativo no?” esordisce Scajola, con un pò di sarcasmo. Poi ci invita a entrare.
Sulla scrivania del suo ufficio il libro bianco sul porto di Imperia (a cura del Pd, raccoglie tutte le problematiche dello scalo della discordia) e un volantino di Forza Italia “chiarezza e verità sul porto turistico”. Le due facce della medaglia.
Iniziamo l’intervista. Scajola si alza in piedi. “Cammino un pò, se non le dà fastidio”.
IL QUADRO POLITICO NAZIONALE E’ PIUTTOSTO FLUIDO. LEI E’ PER UNA COALIZIONE DI CENTRODESTRA TRADIZIONALE, FORZA ITALIA E LEGA, COME SUO NIPOTE MARCO, O PER UN CENTRODESTRA PIU’ ORIENTATO VERSO POSIZIONI MODERATE?
“Mio nipote… Voliamo più alto (sorride, ndr). La scomposizione delle forze politiche non è ancora terminata, con il congresso del Pd avremo a sinistra un quadro chiaro. Una sinistra radicale e una sinistra riformista, che sarebbe il nuovo Pd. L’altro polo, i Cinque Stelle, come dimostra il caso Genova, e non è il solo, è dilaniato al suo interno, pur avendo intercettato molto giuste istanze della popolazione. Il terzo polo, il centrodestra, non intravede una compatibilità di programmi al suo interno.
Il centrodestra a cui siamo abituati era composto da un forte centro, che viaggiava sul 30%, e da un’alleanza con la Lega, che si attestava all’8%. Sul tema dei programmi c’era una sostanziale convergenza. Oggi la Lega ha posizioni antieuropee, parla di uscita dall’euro, ha una visione dei problemi e un linguaggio decisamente molto forti.
In questo contesto manca oggi il centro. Forza Italia in base ai sondaggi è intorno al 10-12%, soffre una mancanza di programmi e di classe dirigente. La mia posizione? Io ritengo che in questa fase di crisi della globalizzazione, di scenari politici di guerra in tutto il mondo, di una crisi dell’economia lunga come non mai nella storia, di giovani senza lavoro a percentuali intorno al 30-40%, addirittura con giovani ormai rassegnati, sia necessaria come non mai una forza di centro, di tradizione cattolica, popolare, liberale, riformista, con una classe dirigente preparata che recuperi al voto tanta gente e che basi la sua forza su contenuti, su innovazione, su equilibrio e sulla fattibilità delle proposte.
Questa è la differenza che trovo con chi ritiene invece che si possano fare alleanze senza prima costruire un movimento che ci sia, che si veda, che sappia parlare di nuovo alla gente.
SALVINI HA ELOGIATO TRUMP IN CAMPAGNA ELETTORALE, PER POI CRITICARLO DURAMENTE DOPO L’ATTACCO MISSILISTICO ALLA SIRIA, A TESTIMONIANZA DI UNA PROFONDA CONFUSIONE SUL FRONTE DELLA POLITICA ESTERA.
“Ci siamo mai chiesti perché la Russia non veda di buon occhio un’Europa forte? Ci siamo mai chiesti perché gli Stati Uniti, anche di più oggi con Trump, non vogliano un’Europa forte? Se, come io mi auguro, si riuscissero a fare veramente gli Stati Uniti d’Europa, garantendo agli Stati membri una grandissima autonomia in tutti i settori, come è negli Stati Uniti d’America, il continente sarebbe la prima potenza mondiale, portandosi dietro a garanzia della capacità di guidare le sorti del mondo la storia millenaria di civiltà e cultura.
E allora, come si può indicare alle popolazioni un futuro al meno invece che al più? Cosa mai potrebbe fare l’Italia da sola? Che prospettive potrebbe avere? Ci vuole più Europa, ma anche una grande capacità di riformare per migliorarla e non per eliminarla. Il modello a cui mi ispiro non è certamente Putin, ma neanche Trump, poiché ritengo che chi parla di politica debba avere una visione del futuro, io mi auguro che ci siano persone capaci, nel nostro vecchio continente, a portare avanti questo progetto di libertà, di sicurezza e di progresso. Non credo che un centrodestra a guida Salvini sarebbe utile a questo fine”.
LA POLITICA HA PERSO I VALORI DI UN TEMPO?
“Ogni anno facciamo una cena, io insieme a Bertinotti e Confalonieri. Esprimiamo sempre grande preoccupazione per la debolezza degli esponenti politici nelle proprie posizioni. Oggi ascoltiamo solo urla e insulti. Il Paese così non va da nessuna parte. Se io fossi in Germania non sarei preoccupato. Che vinca la Merkel, piuttosto che Schulz, non verranno messi in dubbio la storia e i valori.
In Italia c’è una grande confusione. I Cinque Stelle dicono che è la rete che deve scegliere, per poi mettere in discussione, con Grillo, quello che emerge dalle consultazioni in rete. Mi devo rassegnare a pensare che sarà sempre così o voglio coltivare la speranza? Io credo che il decadentismo sia la fine di tutto. Ci vogliono buon senso e equilibrio.
Ad esempio, io conosco Putin. Il fatto che la Russia debba essere coinvolta maggiormente in un mondo che viaggia verso il progresso, non c’è dubbio. Ma da lì a dire che Putin o Trump possano essere un modello, come sento dire da più parti, mi pare che dimostri uno scarso equilibrio. Voglio ancora pensare che le persone equilibrate siano la maggioranza”.
TRA GLI ARGOMENTI ATTUALI PIÙ SPINOSI C’E’ CERTAMENTE L’IMMIGRAZIONE. LEI CHE POSIZIONE ASSUME?
“Il fenomeno dell’immigrazione è di una portata ciclopica e fino a quando non garantiremo condizioni di sopravvivenza nelle parti del mondo più povere non si arresterà. Il problema diventa quello della gestione. É necessario che la comunità investa negli stati di provenienza di questa ondata migratoria con investimenti che diano una prospettiva di crescita.
Europa e Italia devono modificare la gestione. Non possiamo accogliere tutti, ma abbiamo il dovere di accogliere i perseguitati. Dobbiamo accelerare le procedure di identificazione e espellere veramente e non per finta coloro che non hanno diritto. L’attentatore di Stoccolma, giusto per citare un recente episodio di cronaca, era ricercato dalle autorità per essere espulso. Per accedere a queste procedure e fare più centri di identificazione sul territorio bisogna prendere accordi con i Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo.
È ridicolo che soccorriamo i battelli carichi di migranti vicino alle coste africane e li portiamo in Italia. Dobbiamo riportarli da dove sono partiti. È incomprensibile. Ma ci vogliono accordi con i Paesi della costa nordafricana. Quelli che rimangono, invece, devono essere equamente divisi nei paesi europei e quindi, a riguardo, ci vuole una voce più forte da parte dell’Italia verso l’Europa. Per quanto concerne quelli che rimangono in Italia, invece, vanno distribuiti proporzionalmente in tutte le città d’Italia, in modo che non si alterino gli equilibri, e vanno fatti lavorare. Solo così ci possono essere integrazione e pacificazione”.
A PROPOSITO DI SUDDIVISIONE DEI MIGRANTI SUL TERRITORIO, IL SINDACO DI DIANO MARINA CHIAPPORI HA ESPRESSO PARERE CONTRARIO. LEI CHE NE PENSA?
“Io sono dell’avviso che si stia sbagliando nella gestione della questione migranti, troppo pasticciata. Tutte le istituzioni devono collaborare. Non ci può essere chi rifiuta di ospitare i migranti e chi ne ospita il doppio. Se vengono distribuiti in maniera equa e solo tra coloro che ne hanno diritto, non credo possano rappresentare un peso particolarmente gravoso. Ripeto, vanno fatti lavorare e inseriti. Se si ghettizza e se confondiamo i musulmani con la minoranza radicale jihadista, che è una sorta di sottocultura, questo farà crescere la parte armata del mondo musulmano. Dobbiamo essere molto chiari su questo argomento”.
TRA LA FINE DEL 2017 E IL 2018 SI ANDRÀ AL VOTO PER IL GOVERNO E PER IL COMUNE DI IMPERIA. LEI PENSA DI TORNARE IN CAMPO?
“Per me la politica è un’arte, una scienza nobile. La politica la si fa in ogni azione della vita e a ogni età. Io ci tengo a distinguere la politica, quella intesa come confronto di idee e programmi, come visione del futuro per le nuove generazioni, dalla politica intesa come occupazione di una poltrona e che traguarda il voto del giorno dopo senza prospettive per il futuro.
Io la politica l’ho fatta e la faccio. Da amministratore locale, da parlamentare, da Ministro. Oggi la faccio confrontandomi qui a Imperia, come in altre parti d’Italia, quando mi viene chiesto, per discutere dei gravi problemi del mondo e per aiutare gli altri a poterli capire meglio.
Poi c’è la politica con un ruolo attivo. L’ho già fatta nella mia vita, con grandi soddisfazioni. Ho raggiunto obiettivi che non mi sarei immaginato, ho pagato un prezzo alto, ma so bene che nella vita pubblica quando si decide ci si fanno amici e nemici. E c’è anche chi gioca sporco per suoi scopi personali. Ora noi avremo di fronte le elezioni politiche, che verranno prima delle amministrative. Il quadro politico dovrà assestarsi per quell’occasione. Si dovranno capire meglio quali sono gli schieramenti in base alla legge elettorale. Comunque si faranno a ottobre o a febbraio, dunque prima che a Imperia.
Mi sono dimesso da Ministro e ho smesso di fare politica attiva quando avevo da poco compiuto i 60 anni. Sento di avere la testa a posto e il fisico in ordine. Ho sempre inteso la politica attiva come servizio, mettendo a disposizione le proprie capacità per far crescere il benessere complessivo. Non so dire adesso se sarà gradito un mio ritorno, se avrò voglia, se mi ritornerà l’entusiasmo per svolgere un ruolo attivo nelle prossime consultazioni”.
DUNQUE HA PERSO L’ENTUSIASMO?
“Bastonate ne ho prese tante, ma amici me ne sono rimasti molti. Ho dovuto fare i conti con diverse delusioni di persone molto vicino a me”.
IL SUO RAPPORTO CON IMPERIA?
“Io sono molto attaccato a Imperia. Ho sempre cercato di venderla in Italia e nel mondo. Ho fatto venire qui persone molto importanti. Il Presidente francese, i Ministri russi, tedeschi, inglesi. Ogni volta facevo un giro fisso, il Parasio, il porto di Oneglia. E forse è anche grazie a queste persone importanti che ho portato qui nella mia città che ho colto un aspetto importante: la loro considerazione positiva per le bellezze naturali di Imperia e la loro incomprensione per il fatto che queste bellezze non fossero valorizzate. Con il ‘potere’ che ho avuto, ho così cercato di fare arrivare in questo territorio, per decenni trascurato, finanziamenti e opportunità. La ferrovia a monte, la pista ciclabile, l’unione tra porto e Oneglia con impianti sportivi, il porto come occasione di rilancio economico.
Purtroppo poi non ho potuto gestire l’attuazione di queste opere e di tante altre cose. Non posso che dire che alcune sono state gestite bene, altre male. La vicenda portuale andava seguita con più attenzione. Lo stesso lavoro della ferrovia meritava più partecipazione. Questa città ha tante persone in gamba, ma ne ha poche disponibili alla gestione della cosa pubblica.
C’è stata negli anni una crisi della rappresentanza nelle istituzioni locali, come qualità. Il mio errore è stato quello di pormi come traguardo obiettivi ambiziosi per il rilancio della città, non dando forse il tempo perché maturassero nell’opinione pubblica”.
PERCHÈ IMPERIA È CROLLATA COSÌ ROVINOSAMENTE NEGLI ULTIMI ANNI?
“Io mi domando e le domando, è normale che negli anni in cui era in auge il progetto del porto turistico, avessimo una sinistra che pensava ci fosse ancora spazio per il porto commerciale di Oneglia? E’ normale che avessimo consiglieri comunali e regionali che inviavano esposti alla Procura della Repubblica? E’ normale che dopo le mie dimissioni da Ministro siano stato avviate su di me tredici inchieste giudiziarie? E’ normale che siano stati sciolti per mafia i Comuni di Bordighera e Ventimiglia? E’ normale che Rosy Bindi sia venuta a Imperia dicendo che la provincia di Imperia è la sesta provincia della Calabria per infiltrazioni mafiose, senza che nessuno abbia contestato simili affermazioni? È evidente che c’è stata un’azione di demolizione nei miei confronti e nei confronti del territorio che molto si identificava con me.
Poi tutto ciò è svanito, sono stati annullati i commissariamenti, sono state archiviate tutte le inchieste su di me, sono stato assolto nelle inchieste andate a processo. Cosa è rimasto? Una provincia con il più alto tasso di disoccupazione. Il porto, fermo, bloccato. Io mi chiedo spesso, bisogna dare una mano per riprendere un percorso di crescita di questo territorio? Le gente lo vuole? Mi chiedo, o va bene così?”.
LEI CHE IDEA SI È FATTO, PERCHÈ È FINITO NELL’OCCHIO DEL CICLONE?
“Il peccato più diffuso è l’invidia. Manzoni condannava di più Don Abbondio che l’Innominato”.
LEI E’ USCITO INDENNE, ASSOLTO, DALLE INCHIESTE GIUDIZIARIE CHE LO HANNO VISTO COINVOLTO, MA LA SUA IMMAGINE NE HA RISENTITO COMUNQUE. LEI E’ APPARSO SPESSO COME UN INGENUO NON CREDE?
“Mia moglie dice sempre, ‘Claudio è uno che quando si bussa una porta, la apre’. Io ingenuo non credo di esserlo. Sono portato a vedere il bene e non il male. Un difetto che ho è che a volte sono stato troppo frettoloso”.
LEI SI SENTE PIÙ TRADITO DAL PARTITO, DAGLI AMICI O DALLA SUA CITTÀ?
“Andando per strada, io colgo che la gente mi stima e ha capito tante cose. Io ho perso pochissimi amici, sono stato tradito dal Palazzo. Berlusconi? Ho un rapporto di amicizia ormai più che ventennale. Anche nella vicenda di Reggio Calabria mi ha difeso pubblicamente”.
COME GIUDICA L’OPERATO DI CARLO CAPACCI?
“C’è una mancanza di autorevolezza da parte del Comune di Imperia. Il Comune ha perso prestigio e autorevolezza nei confronti della città e delle altre istituzioni. Questo è imputabile a lui? Alla sua maggioranza? Alla sua indole?”.
EPPURE LEI STESSO HA SCELTO CAPACCI AI TEMPI DELL’IMPERIA SERVIZI. QUALCOSA DI BUONO PROBABILMENTE LO AVEVA VISTO…
“Ancora adesso vedo qualcosa di buono in Capacci. Sindaco del centrodestra? Non mi sembra nelle cose, sarebbe trasformismo”.
CHI VEDE COME CANDIDATO SINDACO IDEALE DEL CENTRODESTRA?
“C’è uno sfilacciamento della politica. I partiti sono poca cosa. Difficile parlare di centrodestra. La città è in caduta libera, i cittadini hanno perso ogni speranza. Credo si debba fare appello a tutte le energie positive del mondo delle professioni, dei giovani, della cultura, per contrastare una situazione di emergenza”.
UN’ULTIMA BATTUTA SUL SUO RAPPORTO TRAVAGLIATO CON LA GIUSTIZIA…
“Per natura ambisco al raggiungimento della verità vera. Il resto mi interessa di meno. Non c’è professionalità negli investigatori. Non c’è preparazione sufficiente. Il processo di Reggio Calabria? Non mi preoccupa, sono molto tranquillo. Sto scrivendo un libro, raccoglierò tutto quello che c’è da dire”.