Lascia un lavoro sicuro in banca per partire all’avventura in Australia. È questa la storia di Fabiano Medici, 34enne imperiese che dal 2012 si trova dall’altra parte del mondo per dedicarsi alla scoperta di posti nuovi e al surf, costruendosi un futuro insieme alla sua compagna Barbara.
Tutto è iniziato 5 anni fa, quando Fabiano e Barbara vivevano a Genova, entrambi con un lavoro fisso e una vita tranquilla.
QUANDO AVETE PRESO LA DECISIONE DI PARTIRE?
“Era l’autunno del 2011. Una sera mi sono girato verso Barbara e le ho detto:”Ce ne andiamo?” e lei ha risposto:”Quando vuoi”. Avevamo entrambi due ottimi lavori, ma eravamo insoddisfatti della routine, avevamo voglia di un’avventura, di scoprire il mondo. Così ci siamo messi ad organizzare, per 6 mesi non abbiamo detto niente a nessuno”.
COME L’HANNO PRESA I VOSTRI AMICI E PARENTI?
“Quando abbiamo deciso di comunicare la notizia a parenti e amici, dicendo:”Dobbiamo dirvi una cosa”, tutti pensavano a un bambino o al matrimonio. Ma abbiamo stupito tutti. C’è chi la prende bene, chi male, chi lo fa vedere e chi no. Ognuno ha la propria reazione. Siamo stati supportati quasi da tutti”.
LA TUA STRADA TI STAVA PORTANDO VERSO UN’ALTRA DIREZIONE. COM’È INIZIATA?
“Dopo il diploma, mi sono trasferito a Genova a studiare informatica, ma non l’ho finita per motivi familiari. Anche se ho lasciato per cause esterne, avevo capito che non era la mia strada. Avevo 24 anni. Ho iniziato a lasciare curriculum nei soliti posti di lavori, assicurazioni, poste e banche. Un giorno mi ha chiamato da una banca per una sostituzione di materità a Bordighera. Sono riuscito a passare, tra i 20 candidati, forse grazie alla mia forte motivazione dovuta alla mia necessità di lavorare. Sono stato un anno a Bordighera. Quando poi mi hanno confermato, mi hanno spostato a Genova, dove ho fatto carriera, ho iniziato a lavorare su titoli e investimenti. Lavoravo come libero professionista e, anche se sapevo che non si trattava del lavoro della mia vita, mi piaceva molto. Poi i tempi sono iniziati a cambiare e con la crisi del 2008 il mio lavoro di consulente finanziario si è trasformato in venditore finanziario. È stato un cambiamento duro e frustrante. Ho deciso di tener duro, finché non ho deciso di cambiare vita con Barbara”.
È STATO DIFFICILE ORGANIZZARE LA PARTENZA?
“Abbastanza. Abbiamo cominciato con il vendere piano piano tutto. Moto, macchine, tutto il superfluo. Abbiamo messo da parte soldi per un anno. Poi abbiamo dovuto lasciare i nostri lavori e organizzarci per i permessi in Australia. Non si può partire dall’oggi al domani, ma se si è convinti, si può fare tutto”.
INIZIALMENTE L’AUSTRALIA DOVEVA ESSERE SOLO UN’AVVENTURA TEMPORANEA, POI COS’È SUCCESSO?
“Sì, doveva essere un’esperienza di uno o due anni, tempo per cui è facile ottenere i permessi di soggiorno. Oltre quel tot iniziano i problemi. L’idea era prenderci una vacanza lunga senza data di rientro fissa. Siamo partiti nel 2012, abbiamo comprato un furgone a Sidney e abbiamo girato tutta l’Australia portandoci dietro le tavole da surf, senza più fermarci. Abbiamo visto un sacco di posti stupendi, animali di tutti i tipi. Siamo stati anche in Indonesia, Vietnam, Malesia. E ora siamo qui da ben 5 anni.
Dopo un po’, abbiamo incominciato a pensare alla voglia di ottenere il passaporto, di continuare l’avventura in modo più serio e abbiamo iniziato ad organizzarci. Barbara ha una lunga esperienza nella riabilitazione dei bambini disabili, ma è una figura che in Australia non è riconosciuta. Così abbiamo investito le nostre risorse per seguire dei corsi che l’hanno fatta diventare maestra d’asilo. Questo ci ha permesso di fare passi avanti verso la cittadinanza e tra poco il passaporto”.
DOVE SIETE ADESSO?
“Abbiamo cercato un datore di lavoro fuori dalle grandi città, per continuare il nostro percorso nelle zone meno popolate. Questo ci ha portato a muoverci a Port Macquaire, 4 mesi fa. È una piccola cittadina sul mare, 60 mila abitanti, sembra Imperia. Barbara ha trovato lavoro qui e io ho continuato a fare il maestro di surf, bagnino di piscina e altro”.
COSA TI HA FATTO MOLLARE TUTTO E PARTIRE?
“Sicuramente molto è dovuto al rapporto di complicità con Barbara. Abbiamo la stessa visione della vita e abbiamo deciso insieme di cambiare strada. Volevamo le stesse cose, vedere il mondo, fare esperienze nuove. Queste premesse hanno reso tutto più naturale”.
PARLACI DEL PROGETTO CHE HAI IN MENTE.
“Ho aperto da poco “Australia 4 Surf”, un portale dedicato al surf in Australia. Un punto di riferimento per i turisti Europei che vorranno visitare e surfare il continente rosso. Al suo interno c’è una vasta scelta di prodotti adatti un po’ per tutti da chi non ha mai fatto surf al surfista esperto, da chi cerca un pacchetto all-inclusive a chi va all’avventura ed ha bisogno solo di qualche dritta. Si può scegliere di passare un periodo in una surfhouse in zone molto suggestive dell’Australia oppure saltare su un camper e partire per un tour lungo la costa est. All’interno della selezione, oltre ai miei tour itineranti, c’è anche il mio surfcamp che ho aperto qui a Port Macquarie. È una grossa casa dove si vive con altri ragazzi provenienti da tutto il mondo, si fa amicizia, surf, relax e un po’ di avventura alla scoperta della flora e fauna locali.
Dal lato Italia ho stretto una partnership con Surfcamp.it, uno dei più famosi portali di viaggi surf dello stivale. Sono il loro referente qui e seguo personalmente i loro clienti durante la permanenza sia in acqua insegnando surf, sia come guida. L’Australia nonostante sia lontana merita davvero di essere visitata, soprattutto se si è attratti dal surf!”.
A COSA SI DEVE RINUNCIARE PER AFFRONTARE UN’AVVENTURA SIMILE?
“Per iniziare un’avventura di questo genere bisogna essere pronti a tutto. La mia grande fortuna è stato il rapporto di intesa con Barbara, la nostra comunione di intenti e la nostra stessa visione del mondo. L’esperienza ti arricchisce infinitamente, ma, di contro, devi lasciarti alle spalle tanto, o meglio, devi essere disposto a sacrificare molte cose. A partire dalle persone care che rimangono a casa, alla tua cultura, al cibo. Ma c’è di più, deve esserci un sacrificio interno e bisogna essere disposti a mettersi in discussione”.
SOGNI NEL CASSETTO?
“Mi piacerebbe un giorno avere una famiglia e il sogno nel cassetto sarebbe passare un periodo dell’anno qui e uno a casa. Non sono partito per rinnegare le mie origini, quindi mi piacerebbe rimanere legato. Per ora siamo due trottole impazzite e siamo sempre in movimento, e vorrei continuare a esserlo per molto tempo”.
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