A seguito dell’avvio della petizione, promossa da un residente, Roberto Brichieri, per chiedere lo spostamento del centro di accoglienza San Camillo, gestito dalla cooperativa “L’Ancora”, in via Cesare Battisti a Castelvecchio, un lettore del nostro giornale ha voluto esprimere la sua opinione, affermando che generalizzare e ghettizzare non sono le soluzioni adatte per risolvere l’emergenza dell’immigrazione.
“Da Imperiese vorrei esprimere la mia opinione – e un po’ di sconcerto- per la notizia che ho avuto modo di leggere sul vostro sito, di una petizione promossa per chiedere lo spostamento del Centro di Accoglienza di via Cesare Battisti.
Il mio stupore non è diretto verso il promotore di tale richiesta, il quale probabilmente sta agendo mosso da convinzioni maturate in seguito ad una brutta esperienza di aggressione e commette un errore di generalizzazione, bensì nei confronti di tutti coloro che, firmando, non si rendono conto di dare in tal modo il loro sostegno ad un’iniziativa pericolosa . Sul fatto che non si possa e non si debba generalizzare, credo siamo tutti d’accordo: il singolo migrante molestatore, così come il singolo italiano mafioso, non è un campione sufficiente per affermare che tutti i migranti o tutti gli italiani siano criminali.
Ma c’è qualcosa di più oscuro, in questa petizione: viene espressamente chiesto di spostare il Centro in una zona periferica e lontana dalle scuole dimostrando, in tal modo, di desiderare più della risoluzione del problema, il suo allontanamento. Non solo non li vogliamo accogliere, non proviamo nemmeno a conoscerli o ad appianare le divergenze culturali attraverso il dialogo e il confronto, ma non li vogliamo neppure vedere, non troviamo nulla di strano nella proposta di isolarli, di tenerli lontani, di toglierceli da davanti agli occhi. E non ci rendiamo per nulla conto di quanto possa essere deleterio – oltre che triste- lasciar passare il principio secondo cui è meglio ghettizzare, invece di integrare, o ignorare, invece che riflettere.
Così, dai nostri quartieri bianchi, puliti, ordinati, da cui abbiamo cominciato con l’eliminare gli stranieri in nome della sicurezza, i barboni in nome del decoro , gli adolescenti in nome della tranquillità, chiederemo magari un giorno di allontanare anche i disabili in nome del diritto alla spensieratezza e gli anziani perché non vogliamo avere davanti agli occhi il nostro futuro, con tutti i suoi acciacchi. Rimarremo solo noi, fino a che qualcuno non farà una petizione per spostarci oltre le mura.
I migranti devono stare in mezzo a noi, e vicino alle scuole, perché i ragazzi e le ragazze che le frequentano abbiano modo di rendersi conto che la loro presenza è la naturale conseguenza del terribile mondo che abbiamo creato, ma che non è per forza un male, perché mischiarsi non equivale a perdersi e capirsi – in qualsiasi caso- richiede uno sforzo il cui risultato è sempre un arricchimento”.