A seguito della segnalazione da parte di una residente di San Bartolomeo al Mare, secondo la quale durante negli ultimi giorni il campetto parrocchiale sarebbe stato occupato dai migranti, ospiti della cooperativa Jobel, senza lasciar spazio ai bambini, è scoppiata la polemica. Le lamentele sono state confermate dal sindaco Valerio Urso, ma smentite da Doukourè, un giovane migrante di 26 anni, arrivato nel golfo da circa 2 anni, che si occupa di fare da “tutor” ai nuovi arrivati.
Per far ulteriormente luce sulla vicenda, ImperiaPost ha contattato il parroco di San Bartolomeo al Mare, Don Renato Elena, che gestisce il campetto della parrocchia, il luogo dove sarebbero avvenuti i fatti che sono stati oggetto di polemica.
“Il campetto è della parrocchia e chiunque voglia venire a giocare è il benvenuto – afferma Don Renato – Si dovrebbe chiedere il permesso e i migranti, infatti, ogni volta mi chiamano per chiedermi l’autorizzazione, cosa che non tutti fanno.
Non è successo niente di quanto raccontato dalla mamma, nessun bambino è mai stato cacciato. Il giorno di Pasquetta e il primo maggio i ragazzi hanno giocato tutti insieme in armonia, anche accompagnati dai membri di Azione Cattolica di Diano Marina. Gli altri giorni che i migranti si sono recati al campetto erano mattine in giorni settimanali, quando i bambini sono a scuola.
Affermare cose non vere serve solo a fomentare rabbia e paure – continua – Bisogna mettersi la mano sulla coscienza. Non mi risulta nessun tipo di lamentela, forse si sono lamentati solo con il sindaco e lui deve fare il suo lavoro. Il problema è che spesso ci si lamenta senza sapere come stanno davvero le cose. Se qualcuno ha dei timori venga qui e guardi con i suoi occhi.
Non è vero che il campetto è abbandonato a se stesso e non c’è nessun controllo, come ha affermato il Sindaco. Il campo è sotto la mia gestione e della parrocchia.
Purtroppo c’è molta paura del diverso perché non lo si conosce. Se qualche bambino è intimorito dai migranti, dico qualche perché molti giocano già insieme, il problema non è del bambino, ma dell’educazione che riceve in famiglia.
È un vero dispiacere per me sentire tutte queste polemiche – conclude – Come parroco faccio quello che insegnano il Vangelo, Gesù e il papa, ossia non chiuderò mai le porte a chi ne ha bisogno e vale per tutti. La stessa cosa dovrebbero fare coloro che sono cristiani”.