A seguito della segnalazione da parte di una residente di San Bartolomeo al Mare, secondo la quale durante negli ultimi giorni il campetto parrocchiale sarebbe stato occupato dai migranti, ospiti della cooperativa Jobel, senza lasciar spazio ai bambini, è scoppiata la polemica.
Il sindaco Valerio Urso era intervenuto sulla vicenda, confermando le lamentele sulla situazione del campetto, smentite però da Doukourè, un giovane migrante di 26 anni, arrivato nel golfo da circa 2 anni, che si occupa di fare da “tutor” ai nuovi arrivati, e dal parroco di San Bartolomeo al Mare, Don Renato Elena, che gestisce il campetto della parrocchia.
“Non voglio stare alle singole polemiche, non importa il singolo problema del campetto – afferma il sindaco Urso – Io voglio considerare la situazione nel suo insieme. Sicuramente la condizione in cui sono questi ragazzi a San Bartolomeo al Mare non è integrazione. Integrazione è sapere chi sono, avere il loro profilo igienico sanitario completo, conoscere la loro provenienza, avere i protocolli necessari per farli lavorare.
Stare in 14 in una casa con un bagno non è integrazione, stare tutto il giorno a fare niente neanche. Io non riesco ad avere risposte né dalla cooperativa Jobel né dalla Prefettura da mesi. Ho incontrato quelli della Cooperativa solo tre giorni dopo l’arrivo dei migranti, poi più nessun contatto, nonostante le mie lettere.
Non ho nessuna dichiarazione da fare sulla polemica del campetto – continua – trovo però che sia stato inopportuno rispondere con foto insieme ai bambini. Quello che penso è che ci saranno molte altre situazioni come questa di cui si continuerà a parlare, finché non succederà davvero qualcosa di grave.
Questa è l’Italia. Io continuerò a fare il mio lavoro da Sindaco, mi occupo delle scuole, del turismo e di tutto il reso e continuerò a fare pressioni per rendere l’integrazione vera.
Per parte mia, in quanto Sindaco eletto del Comune di San Bartolomeo al Mare – conclude – conoscendo bene le mie competenze e prerogative, debbo impegnarmi, così come ho fatto in questi mesi, per cercare di avere un rapporto costruttivo con le Istituzioni che sono responsabili di questi ragazzi (Prefettura, Cooperativa Jobel, ASL …) e per poter conoscere giuridicamente queste persone, anche al fine – con lo scopo di cercare una vera integrazione – di renderli utili alla comunità che li ospita. Per questo motivo ho formalmente richiesto, più volte e senza esito, un incontro con le Istituzioni, al fine di stilare insieme un Protocollo condiviso. Se in questi giorni qualcuno si è sentito chiamato in causa, si è sbagliato.”.