“Per le molteplici vicissitudini dell’area portuale, di cui non tutti sono a conoscenza, ci siamo visti costretti ad ormeggiare in Banchina Aicardi”. Inizia così lo sfogo di Marco Cuppari, dipendente della Marittima Service Group, società operante all’interno dei cantieri navali del porto turistico di Imperia.
“Come tutti sanno – prosegue Cuppari – meno l’amministrazione comunale, evidentemente, i mezzi marittimi da lavoro, così come qualsiasi imbarcazione, devono imbarcare acqua sia per il lavaggio dei mezzi, sia per la stabilizzazione delle chiatte, operazione che nel porto di Oneglia è sempre stata eseguita dalla Compagnia Maresca con un contatore portatile che veniva collegato alla manichetta dell’antincendio e poi contabilizzava l’acqua rilasciando fattura Amat”.
“Nell’ultimo periodo, però, siamo venuti a conoscenza che il Comune di Imperia ha avvisato la Compagnia Maresca, tramite lettera, dell’impossibilità di proseguire nel servizio di erogazione dell’acqua – aggiunge Cuppari – Come Marittima Service Group abbiamo così deciso di contattare l’Amat che, però, ci ha fatto sapere di non poter risolvere il problema, in quanto di competenza comunale. Abbiamo così fatto riferimento alla Capitaneria di Porto che, a sua volta, ci ha rimandato all’Amat. Abbiamo così chiesto lumi al Demanio che, però, ci ha rimbalzato nuovamente, spiegando che la competenza è del Comune di Imperia”.
“E’ mai possibile trovarsi in una situazione simile? – conclude Cuppari – In qualità di libero cittadino vorrei che il Sindaco Capacci e il vicesindaco Zagarella dessero delle risposte. Come hanno intenzione di risolvere questo problema? Da quello che mi risulta altre società, non di Imperia, continuano tranquillamente a rifornirsi dalla manichetta dell’antincendio. Essere di Imperia è diventato un problema? Significa essere penalizzati? E quell’acqua di cui si servono società private chi la paga? Gli imperiesi?”.
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