Si é svolta nella mattinata di oggi, martedí 9 maggio, presso la sala infopoint del consorzio peschereccio sul molo lungo di Oneglia, la conferenza sul tema della Dop Oliva Taggiasca da mensa e sulla novità del DNA dell’oliva taggiasca.
L‘idea del comitato Salvataggiasca, nato per salvaguardare la taggiasca e il legame con il nostro territorio, è quello di creare una dop chiamata “Oliva Liguria di Ponente” da cultivar taggiasca, che sarebbe quindi legata al territorio, senza modificare il nome della cultivar in “giuggiolina”. Per certificare che un olio di oliva taggiasca sia originario della Liguria del Ponente, sarà previsto un esame del DNA del prodotto.
Presenti il presidente del comitato Salvataggiasca Simone Rossi, il vicepresidente Livio Quaranta, il consigliere Fulvio Giribaldi, Diego Soracco dello Slow Food e il direttore responsabile di “Teatro Naturale” Alberto Grimelli. I relatori hanno esposto i problemi e le proposte per tutelare la coltivazione della taggiasca, parlando a decine di produttori e coltivatori del nostro territorio, interessati in prima persona all’argomento.
SIMONE ROSSI, PRESIDENTE COMITATO SALVATAGGIASCA
“Presenteremo un progetto alternativo per salvaguardare l’oliva da mensa ‘Taggiasca’, che non prevede la sostituzione del nome della cultivar e che preveda la certificazione della varietà attraverso il test del dna.
Andrebbe a garantire il consumatore per quello che sta consumando e il produttore, perchè non sbatterebbe fuori tutti le sofisticazioni eventuali e possibili”.
“Noi oggi presentiamo una proposta alternativa a quello che è già stato depositato dal comitato dop taggiasca, è una dop diversa, che lega l’oliva al territorio. Il nome è Oliva Liguria di Ponente, da cultivar taggiasca e quindi leghiamo la cultivar al nostro territorio.
Come esame provatorio che ci sia varietà taggiasca nella denominazione di origine abbiamo inserito il test del DNA attraverso il CNR. Analizzando il prodotto confezionato noi riusciremo a dire se il prodotto all’interno è taggiasca oppure no.
Noi ci muoveremo con delle riunioni sulle piazze locali, dove porteremo la bozza del disciplinare a far visionare e cercheremo di condividere il progetto il più possibile. Tutti insieme decideremo se poi affrontare e portare avanti il percorso di istanza presso il Ministero. Lo faremo tutti insieme, una volta che abbiamo condiviso e siamo d’accordo tutti sulla strada scelta.
Noi partiamo apposta prima per metterci tutti d’accordo. Una volta che siamo tutti d’accordo, quello che è stato messo di comune accordo viene presentato. Non andremo a modificare assolutamente niente.
Ostacoli non ce ne sono, l’importante è condividere il progetto e decidere assieme se siamo d’accordo a portarla avanti.
Noi come Salvataggiasca siamo più di 700 iscritti e quindi ci siamo già confrontati penso con abbastanza operatori del settore. È una idea che è partita da questo gruppo e adesso la andremo ad allargare, sicuramente prima di fare qualunque altro passo in sede istituzionali. Vogliamo un progetto che parte dal basso e non che cada dall’alto.
Riepilogando: l’oliva da mensa D.O.P. “OLIVA LIGURIA DI PONENTE” sarebbe ad uso esclusivo degli Operatori Liguri. Si evidenzierebbe che la cultivar Taggiasca, legata alla denominazione del territorio di origine, ovvero la Liguria di Ponente, solo grazie alle nostre particolari condizioni climatiche e morfologiche acquisisce quelle caratteristiche sensoriali che l’hanno resa famosa nel mondo. Eventuali piante vendute dai Vivaisti diventerebbero semplici copie con ben altro valore.
La verifica, tramite DNA, delle Olive Taggiasche confezionate con denominazione di origine “OLIVA LIGURIA DI PONENTE” offrirebbe la certezza di quanto si sta acquistando ed il relativo valore aggiunto che tale garanzia offrirebbe ai Consumatori si ribalterebbe su tutto il settore con conseguente recupero dell’incolto.
La facilità di accesso alla certificazione per il mondo del Biologico, oggi sempre più in crescita, e con altri, pressanti, adempienti burocratici da affrontare sarebbe, poi, la ciliegina sulla torta”.
DIEGO SORACCO, SLOWFOOD
“Siamo qui per manifestare la solidarietà di Slowfood nei confronti di chi si batte per un diritto. Dobbiamo tutelare l’oliva in salamoia e la non sostituzione di una varietà che è patrimonio comune. Si può fare legando un luogo a un prodotto agricolo o alimentare”.
ALBERTO GRIMELLI, TEATRO NATURALE
“In Italia abbiamo 4 dop di olive da mensa e il filo conduttore è che sono basate su singole varietá di oliva, ma nessuna delle dopo ha il nome della varietà. Sono legate al territorio. Anche per la taggiasca dobbiamo muoverci in questa direzione”.
FULVIO GIRIBALDI, CONSIGLIERE COMITATO SALVATAGGIASCA
“Se una dop é condivisa da tutti si può fare molta strada. Vogliamo trovare un incontro con tutti gli attori in campo per fare l’interesse del nostro territorio per portare in alto il valore di questa varietà, per evitare possibili invasioni del prodotto da tutto il mondo. Potremmo lavorare su una dop di Imperia”.
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