Imperia. Un altro, l’ennesimo atto di vandalismo in città. Questa volta è toccato al murales che alcuni studenti del liceo artistico stanno realizzando nel campetto di via Gibelli, zona Ferriere. A denunciare l’episodio i rappresentanti dell’associazione Genitori Attivi che nei mesi scorsi si sono molto spesi per la riapertura del campetto.
“I ragazzi del liceo artistico – scrivono – stanno dando vita a un grande murales ( A tema: lo sport contro il bullismo) sul muro del campetto.
Ebbene, questo è stato deturpato da qualcuno che ha pensato bene non solo di urinare contro il muro, rovinando la pittura appena stesa, ma anche di scarabocchiare con un pennarello indelebile su una parte di questo disegno.
Stamattina (ieri per chi legge) i ragazzi del liceo artistico non si sono lasciati demoralizzare dal gesto e hanno tentato di rimediare, perdendo però molto tempo rispetto alla tabella di marcia che si erano prefissati per finire questo murales entro la fine della scuola.
Noi come direttivo di Ag@ , mosse da molta delusione ma soprattutto tanta rabbia, ci poniamo alcune domande: esiste ancora in questa città il cosiddetto senso civico?
Inoltre quattro mesi fa abbiamo fatto richiesta alla nostra amministrazione comunale di aggiustare un buco lungo circa 2 m nella recinzione del campetto, che permetteva a chiunque di accedervi anche con il cancello chiuso. Solo ieri abbiamo verificato che, dopo diversi nostri solleciti, la rete è stata “aggiustata”, a questo punto, diremmo, un po’ troppo tardi rispetto a ciò che è avvenuto. Tra l’altro vorremmo evidenziare che la riparazione è approssimativa e del tutto inefficace a proteggere il campo nelle ore di chiusura .
Infine, ci chiediamo: visti i ripetuti episodi di vandalismo che avvengono sempre più spesso nella nostra città non sarebbe il caso di posizionare quanto meno nei punti di aggregazione giovanile delle telecamere di sorveglianza, Che fungano da deterrente ad episodi simili?
È pur vero che se si ama davvero il campetto sarà necessario formulare un concreto piano di inclusione, che significa capire una volta per tutte chi si sente sfrattato e quindi lo boicotta sistematicamente. E poi di seguito formulare un ‘patto’ così da far sentire una cosa pubblica , cosa di tutti”.
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