Per proteggere la nidiata, i gabbiani diventano aggressivi nei confronti di una famiglia che abita al Parasio. Accade ormai da più di 2 anni a Laura Raineri e Paolo Marvaldi, in particolare in questo periodo dell’anno quando si avvicina la stagione della nascita dei piccoli.
Alcuni gabbiani hanno fatto il nido vicino al loro tetto e, al momento della nascita, i genitori diventano molto aggressivi, rappresentando un pericolo per Laura, Paolo e i loro due figli. Nonostante i diversi tentativi, però, la coppia non è mai riuscita a risolvere il problema e l’unica soluzione rimane quella di non uscire sul terrazzo per tutta la stagione primaverile ed estiva.
Laura e Paolo si sono quindi rivolti a ImperiaPost, nella speranza che la loro situazione venga presa in considerazione da chi di dovere.
“Il primo tentativo di richiesta di intervento lo abbiamo fatto due anni fa – raccontano – quando per la prima volta i gabbiani hanno fatto un nido vicino al nostro tetto e al terrazzo. Da quel momento, ogni anno quando si aprono le uova, solitamente in primavera, i genitori diventano aggressivi e se tentiamo di uscire sul terrazzo veniamo immediatamente attaccati. Abbiamo due bambini piccoli e uno di loro una volta ha rischiato seriamente di rimanere ferito. Due anni fa non siamo riusciti a farci aiutare da nessuno e non abbiamo utilizzato il terrazzo. L’anno scorso eravamo riusciti a arginare il problema provvisoriamente con una copertura fai da te, ma abbiamo dovuto toglierla. Quest’anno ci troviamo di nuovo nella stessa identica situazione.
Abbiamo provato nuovamente a chiamare il 112, contattando il centralino unico spiegando il problema. Da quel momento siamo stati rimbalzati tra Carabinieri, i Carabinieri della Forestale, l’Asl, i Vigili del Fuoco e per finire la Protezione Civile. Nessuno è intervenuto. Il punto è che il nostro terrazzo non solo è inutilizzabile, ma siamo anche preoccupati per la nostra sicurezze e dei bambini, perché una volta abbiamo dimenticato la finestra aperta e un gabbiano ha quasi attaccato nostro figlio. Non sappiamo più a chi rivolgerci”.
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