Si potranno utilizzare le intercettazioni telefoniche e ambientali nel processo sulla morte dell’imperiese Martina Rossi, avvenuta il 3 agosto del 2011 a Palma de Majorca. Lo ha deciso il Giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Arezzo Piergiorgio Ponticelli che ha respinto le eccezioni presentate dall’avvocato Burucchi, uno dei difensori due imputati, sull’inutilizzabilità delle intercettazioni che vedono protagonisti Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, entrambi di 28 anni, accusati di tentava violenza di gruppo e morte come conseguenza di altro reato. Secondo il Pubblico Ministro Roberto Rossi, la giovane cadde dal balcone dell’hotel dove alloggiava per le vacanze, nel tentativo di sfuggire a una violenza sessuale.
Albertoni e Vanneschi hanno sempre parlato di suicidio, ipotesi respinta con fermezza dalla famiglia di Martina Rossi, ma nel 2012, in Tribunale, mentre i due ragazzi aspettavano di essere ascoltati in qualità di testimoni, i microfoni, piazzati a insaputa dei due giovani, registrarono una conversazione in cui si faceva riferimento a “segni di violenza sessuale”.
Il giudice ha così affidato la trascrizione delle intercettazioni ad un perito. Il processo però potrebbe subire ancora una battuta d’arresto in quanto l’altro avvocato della difesa dei due chiederà al giudice di prendere in considerazione l’esito dell’inchiesta spagnola che ha archiviato come suicidio la morte della giovane chiedendo perciò di non procedere con il giudizio in Italia. Nei prossimi giorni i difensori depositeranno le carte dell’inchiesta tradotte al tribunale.
Il prossimo 8 giugno verrà affidato l’incarico per la traduzione dell’interrogatorio di una cameriera dell’hotel che ha sostenuto la tesi del suicidio.
LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA
Martina Rossi muore nell’agosto del 2011 cadendo dal balcone di un hotel a Palma de Maiorca, dove era in vacanza con alcune amiche. Secondo una prima ricostruzione, la notte della sua morte Martina torna in hotel dopo una serata in discoteca, ma invece di rientrare nella propria stanza, raggiunge alcuni ragazzi di Arezzo, conosciuti in vacanza, nella loro camera. Da quel momento si apre il giallo sulla morte di Martina.
Secondo il racconto dei giovani la 20enne di Imperia (a Genova in quegli anni per studio) si sarebbe buttata dal balcone volontariamente dopo aver fumato uno spinello. Una versione ritenuta credibile dalla giustizia spagnola, che archivia il caso come suicidio. I genitori di Martina, però, non si arrendono. Non si danno pace, non credono all’ipotesi del suicidio.
La procura della Repubblica di Genova riapre il caso con un’ipotesi di reato drammatica. Martina sarebbe volata giù dal balcone nel disperato tentativo di fuggire a una violenza sessuale. Il fascicolo passa alla Procura di Arezzo per competenza territoriale, in quanto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo, omissione di soccorso e tentata violenza sessuale, vengono iscritti due ventenni aretini, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.