27 Dicembre 2024 04:54

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ARMA DI TAGGIA. L’ULTRAMARATONETA MICHELE GRAGLIA IN VISITA ALL’ISTITUTO COLOMBO PER INCONTRARE GLI STUDENTI:”OGNUNO DI NOI HA QUALCOSA DI SPECIALE”/LE IMMAGINI

In breve: Michele Graglia, ultramaratoneta con una grande carriera come modello a New York, ha fatto visita all'Istituto Colombo di Arma di Taggia, dove ha conseguito il diploma diversi anni fa.

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Michele Graglia, ultramaratoneta con una grande carriera come modello a New York, ha fatto visita all’Istituto Colombo di Arma di Taggia, dove ha conseguito il diploma diversi anni fa.

Michele adesso è uno dei più forti specialisti dell’ultramaratona a livello mondiale e ha deciso di tornare nella sua vecchia scuola al fine di raccontare la sua storia agli studenti, sperando che le sue esperienze di impegno e dedizione possano essere un esempio per i giovani di oggi.

Michele Graglia torna al Colombo di Arma di Taggia – racconta Claudia Landoni, una delle sue ex professoresse – la scuola in cui ha frequentato il corso di studi che lo ha portato al diploma e, davanti al Dirigente Scolastico Sergio Ausenda e ai suoi ex docenti, dice a quattro classi di studenti che non devono ascoltare i loro genitori e i loro insegnanti, perché è più importante seguire i propri sogni e fare di tutto per realizzarli. Tutti matti quelli che lo hanno invitato insieme al suo ex compagno di banco Daniele Cardi? No, evidentemente.

Michele è reduce da un tour che lo ha portato in giro per l’Italia per promuovere il suo libro “ULTRA”, scritto con Folco Terzani e il messaggio che ha trasmesso è quello di un giovane uomo felice, che a ventisei anni rischiava di spegnersi, pur essendo bello, ricco e famoso, ma che ha capito in tempo quali valori fossero davvero importanti per lui e quali scopi valesse veramente la pena perseguire.

La storia del giovane di Taggia che poco più che ventenne capisce che non gli basta essere un buon lavoratore nell’azienda di famiglia, ma vuole costruirsi qualcosa di suo, magari fondando una filiale negli Stati Uniti è ormai abbastanza nota.

Cristina Parodi ha dichiarato a “La vita in diretta” di aver fatto carte false per averlo in trasmissione, colpita dal suo percorso che lo ha portato dall’essere un modello di grande successo che sfilava sulle passerelle più importanti del mondo per gli stilisti che tutti conosciamo, ritratto dai più famosi fotografi, a diventare un ultramaratoneta, che corre senza sosta per più di 100 chilometri, ma è arrivato a quasi 300 nella Milano-Sanremo, gara da lui ideata e vinta alla sua prima edizione.

Per correre nelle condizioni climatiche più estreme, nell’inverno canadese nei pressi del Circolo Polare Artico e in estate nella Valle della Morte non bastano l’allenamento, la giusta alimentazione, la perfetta strategia di gara, ma è necessaria una condizione mentale particolare che è un mix di disciplina e serenità.

Adesso c’è anche il suo amico di sempre che lo supporta in un modo o in un altro secondo la tipologia di gara; Daniele non fa solo il reporter che documenta le gare di Michele; se serve a tenerlo sveglio e a fargli mantenere il ritmo gli corre di fianco per qualche chilometro; quando le gare prevedono la macchina di appoggio lui è lì con i rifornimenti e con quello che serve. Insieme sanno che al di là di ciò che conoscono e che hanno già fatto ci sono altri limiti da superare e altre cose da poter fare.

Per me che sono stata una loro insegnante quando erano ragazzini dei primi anni delle superiori è un grandissimo piacere vedere la luce che hanno negli occhi e cogliere la loro felicità interiore.

Il messaggio conclusivo è molto chiaro e direi consolatorio: non è che tutti dobbiamo metterci a correre verso la cima delle montagne o verso le depressioni più profonde del pianeta, ognuno di noi ha qualcosa da trovare “ultra”, oltre quello che siamo in grado di vedere, oltre quello che la società ci propone. Sta solo a noi accontentarci oppure cercare, perché non è vero che uno su mille ce la fa, ma è vero che non è più di uno su mille che ci prova. Sicuramente il successo non è per tutti, ma sicuramente è per chi l’ha cercato e Michele ribadisce che il successo non è qualcosa che ci porta più denaro in tasca o automobili più grandi nel box e non è nemmeno la compagnia delle donne più belle del mondo, tutte cose che lui aveva già a ventiquattro anni, ma è la capacità di diventare quello che si vuole essere”.

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