“Anche per morire dobbiamo essere raccomandati? dobbiamo metterci in fila per morire? è uno scandalo!”. Sono queste le parole di una 50enne imperiese che questa mattina si è recata al cimitero di Porto Maurizio, insieme ai propri parenti, per seppellire la madre ma una volta arrivata sul posto la buca non era stata scavata. Gli operai della cooperativa “Vitruvio”, infatti, avevano scavato la fossa nel cimitero sbagliato su indicazione degli uffici comunali. Solo dopo 40 minuti e lo scavo in fretta e furia della fossa la salma dell’83enne è stata tumulata.
“Mia madre è mancata venerdì a Sanremo e solo ieri siamo riusciti a fare il funerale ma non è stato possibile tumularla per problemi del comune e della cooperativa. La salma perciò è stata portata a Oneglia, e non a Porto Maurizio come sarebbe stato logico che sia visto che abbiamo fatto il funerale qua ad Artallo”.
Non è il primo caso di disservizi nei cimiteri imperiesi, il cui servizio, da alcuni anni, è stato dato in appalto alla cooperativa “Vitruvio” di Arma di Taggia per un importo pari a 46 mila euro annui. Il problema è che il personale impiegato dalla cooperativa non rispetterebbe il capitolato d’appalto (ci vogliono 4 addetti a servizio) e la stessa non riuscirebbe a soddisfare le richieste delle pompe funebri e del comune. La cooperativa, infatti, deve coprire ben 15 cimiteri per soli 4 accessi realmente utilizzabili (alle ore 9 o alle 10 al mattino e alle 16 o alle 17 al pomeriggio).
Un altro problema a cui dovrà far fronte il comune di Imperia è il deposito delle salme in attesa del funerale che da alcuni giorni non sarebbe più utilizzabile. Le condizioni dei cimiteri, inoltre, come evidenziato dal nostro giornale alcuni giorni fa sono davvero precarie sia per la vegetazione che sovrasta le tombe sia per le condizioni di manutenzione ordinaria.
Che l’assessore De Bonis e il dirigente del settore Aldo Bergaminelli ne prendano atto al più presto e intervengano affinché le famiglie, in un momento di dolore del genere non siano obbligate a subire i disservizi di un comune che non è evidentemente in grado di fornire un servizio, così delicato, alla popolazione.
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