Imperia Nuova udienza questa mattina a in Tribunale del processo per la morte del sommozzatore Gianni Previato, avvenuta il 29 maggio del 2013 all’interno del porto turistico di Imperia a seguito di un tragico incidente a bordo di un gommone.
Due gli imputati, Massimiliano Tortorella (difeso dagli avvocati Davide La Monica e Giovanni Di Meo) e Marco Cuppari (difeso dagli avvocati Alberto Pezzini e Alessandro Gallese), accusati di omicidio colposo in qualità di amministratori della Marittima Sub Service, società per la quale prestava appunto servizio Previato al momento del dramma.
In aula questa mattina sono sfilati i testimoni del Pm Barbara Bresci. In aula il collega della vittima, il bulgaro Gergin Cviatkov che ha ricostruito i fatti di quel tragico 29 maggio.
“Ho presentato richiesta lavoro nell’ufficio della Marittima Sub Service. Lavoravo con la mansione di sommozzatore a bordo del gommone. Abbiamo pranzato insieme a Previato dopo una mattina di lavoro impegnati a pulire una barca, sempre a bordo del gommone. Previato era sceso in acqua. Mentre pranzavamo Cuppari ci ha chiamato per dirci che c’erano altri due lavori da fare: recuperare un ormeggio di dritta di una barca a vela e poi cambiare l’ecoscandaglio di un’altra barca. Le imbarcazioni erano in porto. Visto che al mattino si era immerso Previato, toccava a me. Dopo la seconda immersione risalii e Previato mi disse che Cuppari aveva chiamato per un intervento importante sulla Dea Diana, si trattava dell’elica. Dovevamo andare veloce mi disse Previato. Sono così salito sulla barca e siamo partiti.
Sulla barca io ero sdraiato sul tubolare sinistro. Ero con la pancia in giù sul tubolare perché avevo freddo e mi riscaldava. Quello è un modo di viaggiare sicuro. Il gommone su cui viaggiavamo era un gommone su cui era montata una consolle a prua. Previato guidava in piedi, teneva con le mani il timone.
Siamo partiti, io sdraiato sul gommone. Ricordo un breve pezzo di viaggio, poi mi sono svegliato in acqua. Non andavamo con i tre nodi, l’andatura era più veloce, si capiva dai giri del motore. Mi sono risvegliato in acqua, non sapevo cosa fosse successo. Ho visto il gommone incastrato sotto il pontile. Mi sono risvegliato in acqua per il dolore e ho iniziato a chiamare a voce alta Previato. Non rispondeva nessuno. Ad un certo punto è uscito un signore da una barca a vela. Gli chiesi se aveva visto il mio collega, di guardare bene intorno. Io pensavo che fosse salito sul pontile e che mi stesse cercando. Gli chiesi di lanciarmi una cima e di chiamare aiuto. Nel frattempo arrivò la guardia costiera, gli chiesi di cercare Previato. Poi arrivò l’ambulanza.
Previato era vestito con una maglietta della ditta, poi stivali di cuoio antinfortunistica, proteggono le caviglie da urti e sono antiscivolo. Attrezzatura che utilizzavamo a terra e sul gommone. Gli stivali si toglievano facilmente con l’uso dell’altro piede. Non indossava IL giubbotto di salvataggio, sul gommone non ricordo se vi fossero. Non ci fu mai nessuna indicazione di utilizzare il giubbotto di salvataggio. Neanche l’ormeggiatore del porto lo utilizzava. Il sistema di sicurezza del gommone per lo spegnimento motore non era in funzione.
L’assistenza sul gommone era necessatia soprattutto per l’attrezzatura, a volte era molto imponente il carico. Se il sommozzatore sta male in acqua l’assistente deve essere pronto a soccorrerlo. Quel giorno c’era molto vento e l’acqua per me era fredda.
Io sono subacqueo dal 2001. Non ho mai avuto problemi di governabilità del gommone nelle occasioni in cui ho guidato. Quel pomeriggio bisognava andare di fretta perché l’intervento era urgente. A pranzo Previato aveva mangiato parecchio, come tutti noi. L’andatura di Previato era sempre più veloce dei tre nodi quando guidava, come tutti noi”.
LA TESTIMONIANZA DI MATTIA DI GREGORIO, Il SOMMOZZATORE CHE TROVÒ PREVIATO.
“Siamo stati chiamati, ero in macchina con il mio socio, andavamo verso Oneglia. Mi aveva chiamato Bonjean e mi disse che non trovavano Gianni Previato. Siamo corsi come pazzi, ci siamo cambiati, in 20 minuti eravamo in acqua. Siamo arrivati con il nostro gommone, un signore a prua di una barca ha detto ‘è sceso qui’. Sono entrato in acqua e l’ho trovato subito, era sul fondo, già senza vita. Subito dopo Marco Cuppari mi ha chiesto la cortesia di rimuovere il gommone da sotto il pontile. Io e il mio collega lo abbiamo fatto. Sono salito sul gommone, c’era la prua scoppiata, il tubolare scoppiato e la plancia sradicata. Il motore era spento e l’acceleratore era a manetta, al massimo. Può anche essere che fosse dovuto al contraccolpo però.
A bordo non c’erano le dotazioni di sicurezza, lo scoprii solo successivamente, quando i mezzi vennero tutti iscritti come mezzi da lavoro in Capitaneria. Con i gommoni, quando lavoravo per Cuppari, andavamo spesso veloci, oltre i tre nodi, e lui ci rimproverava spesso. Che Gianni andasse velocissimo mi sembra strano perché con un mezzo così potente in uno specchio acqueo come quello di Imperia mi pare difficile”.
LA TESTIMONIANZA DI FRANCESCO DIEGO. (DIPENDENTE PORTO DI IMPERIA SPA)
“Sono intervenuto subito perché stavamo lavorando sulla Dea Diana. La cima era rimasta incastrata nell’elica e serviva un subacqueo per liberare l’elica. Doveva arrivare un subacqueo della Marittima Sub Service. Non arrivava però nessuno. Ad un certo punto abbiamo visto una persona che trainava in acqua un subacqueo. Cuppari disse ‘cavolo è Gergin (Gergin Cviatkov, ndr). E Gianni allora dov’è?’ Pino Boezio, un collega, disse ‘e lì Gianni e lì Gianni, attaccato alla cima’. Quando siamo arrivati Gianni era già andato giù. Tortorella si è spogliato ed è andato immediatamente giù ma non lo trovava. Era una giornata fredda e ventosa. Sono poi arrivati altri due subacquei. Lo hanno preso, me lo hanno passato e lo ho portato a terra. C’era già la Croce Rossa. Hanno cercato di rianimarlo, ma non c’è stato nulla da fare”.