26 Dicembre 2024 14:57

26 Dicembre 2024 14:57

DA SAN BARTOLOMEO AL MARE ALLA SVEZIA COME SENIOR SCIENTIST NEL MONDO FARMACEUTICO. NOEMI GAGLIANONE:”QUA LO STATO FAVORISCE L’INDIPENDENZA E LA FAMIGLIA”/LA STORIA

In breve: Noemi lavora nell'ambito delle tecnologie farmaceutiche, campo in cui si è laureata a Genova, in una tra le prime 10 aziende a livello mondiale del settore, realizzando un sogno che custodiva nel cassetto.

svezianoemi

Dopo aver assaggiato la vita all’estero è rimasta affascinata dalla cultura scandinava, tanto da decidere di trasferirsi, trovando lavoro e costruendo una famiglia. È la storia di Noemi Gaglianone, 31enne di San Bartolomeo al Mare, che da diversi anni si trova fuori dall’Italia, prima in Danimarca e in seguito in Svezia, a Göteborg, dove vive e lavora attualmente insieme al suo compagno Francesco e il loro bimbo di 2 mesi, appena arrivato.

Noemi lavora nell’ambito delle tecnologie farmaceutiche, campo in cui si è laureata a Genova, in una tra le prime 10 aziende a livello mondiale del settore, realizzando un sogno che custodiva nel cassetto.

RICORDI QUANDO HAI PRESO LA DECISIONE DI ANDARE VIA DALL’ITALIA?

“È sempre stato un mio desiderio andare a vivere all’estero, perché sono sempre curiosa di scoprire culture, posti e persone nuove, sia per una sfida personale sia professionale. Tutto è diventato concreto quando durante il dottorato, che ho iniziato a Genova dopo la laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ho fatto un’esperienza in Danimarca di 4 mesi, nel 2013. Sono sempre stata affascinata dai paesi scandinavi e, dopo averlo sperimentato, le idee sono diventate più chiare. Durante il master ho approfondito un ramo del mio filone di ricerca, ossia lavorare con nanoparticelle per veicolare i farmaci all’interno del corpo umano”.

COME HAI AFFRONTATO LA VITA IN UN ALTRO PAESE?

“Con tanta passione. Dopo il master ho capito che la mia strada doveva proseguire all’estero. Non so di preciso cosa mi avesse colpito di più. Sicuramente ha fatto la sua parte il welfare migliore e in generale lo stile di vita più sereno e tranquillo. Così, insieme al mio ragazzo, che dopo la laurea in Ingegneria Navale aveva trovato lavoro in Danimarca a Copenaghen, siamo partiti. Il primo anno è stato duro perché avevamo giusto qualche risparmio e aiuti delle nostre famiglie. Mentre cercavo lavoro nel mio campo ho fatto la cameriera in un ristorante. Finché, con poche speranze, ho inviato il curriculum per un’offerta di lavoro presso centro di ricerca svedese, tra i primi 10 nel settore farmaceutico, l’AstraZeneca. Le selezioni, durate un giorno intero, sono state molto dure e dettagliate, ma, con mia grande sorpresa, sono stata presa”.

QUINDI HAI INIZIATO UNA NUOVA AVVENTURA IN SVEZIA?

“Sì. Inizialmente mi sono trasferita da sola. Non è stata dura, soprattutto in confronto all’anno precedente. Ogni weekend tornavo a Copenaghen da Francesco o lui veniva da me. Nel resto della settimana eravamo molto impegnati, quindi il tempo volava. Ovviamente mancava la quotidianità, ma dopo tutti i sacrifici che avevamo già fatto, questo era niente. Poi si è trasferito anche lui in Svezia e ha cercato lavoro”.

DI COSA TI OCCUPI?

“Sono stata assunta già come senior scientist formulator, dato il PhD, e sono tuttora senior scientist. Lavoro nel product development del settore inalazione. Mi occupo di studiare e mettere a punto la formulazione per veicolare farmaci utilizzando gli inalatori, per curare patologie come asma, fibrosi cistica e ostruzione cronica dei polmoni. Di fatto, la molecola del farmaco in sè non riesce a raggiungere da sola i polmoni ad un livello terapeutico, quindi io studio la “ricetta” giusta con eccipienti adeguati affinché il farmaco svolga la sua azione terapeutica nel sito desiderato“.

 ORA AVETE AVUTO UN BAMBINO. COME SI COMPORTA LO STATO SVEDESE CON LE FAMIGLIE?

“In modo eccellente. La società qui è molto ben organizzata e si direbbe che tutto è incentrato sulla famiglia e sui giovani, garantendo a tutti un equilibrio sano tra vita privata e lavoro. I nostri lavori sono molto flessibili, non ci sono orari precisi e quindi in caso di necessità familiari si può uscire e poi recuperare il tempo in un altro momento. Inoltre, gli aiuti dello Stato per chi ha figli sono molti. Le scuole sono gratuite, prendiamo un sussidio che durerà fino ai 16 anni e l’asilo, gratuito fino a 100 euro di spese mensili, inizia dal primo anno di età. I giovani spesso quindi sono facilitati ad andare a vivere da soli molto presto.

Ovviamente ci sono anche i lati negativi del fatto di essere lontano dalle proprie famiglie. Non ci sono parenti che possono aiutarti all’occorrenza e nostro figlio non ha i nonni accanto a sé molto spesso. Una nostra sfida infatti è non fargli mancare il concetto di famiglia come lo abbiamo avuto noi. Un altro aspetto negativo è che non potrà vivere quotidianamente il ricco patrimonio culturale italiano, che poi è quello che manca anche a noi vivendo qui”. 

AVETE INTENZIONE DI TORNARE A VIVERE IN ITALIA?

“Per ora questo progetto non c’è né nel breve né nel lungo periodo. Abbiamo trovato la nostra dimensione, era quello che cercavamo. Non so se in Italia sarebbe stato più difficile o più facile, non posso fare paragoni perché non ho avuto esperienze lavorative, ma quello che so è che siamo sempre affamati di nuove sfide. Ci piacerebbe, finché il bambino è piccolo, spostarci anche in un altro continente e fare ancora tante altre esperienze. Siamo curiosi di vedere cosa c’è oltre i confini, avendo sempre nuovi stimoli e nuovi obiettivi”.

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