La seconda sezione della Corte Suprema di Cassazione nei giorni scorsi ha respinto il ricorso presentato dagli avvocati della difesa di Andrea De Iaco (Giuseppe Tortorelli e Giuseppe Caprioli), l’imprenditore a processo con le accuse di usura e estorsione, confermando la pena, emessa dal Tribunale di Imperia e confermata dalla Corte di Appello di Genova, a 8 anni e 11 mesi di carcere.
La Cassazione ha modificato la sentenza per i soli fatti concernenti le condotte contestate a De Iaco a danno di uno dei soggetti costituitosi parte civile, rinviando per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte di Appello di Genova.
L’operazione che portò all’arresto e poi al processo nei confronti di De Iaco partì da una segnalazione da parte di fonti confidenziali dei Carabinieri e portò a scoprire un vero e proprio circuito ben organizzato di prestiti usurai dove i tassi di interesse erano alle stelle. Si poteva chiedere un prestito di 2000 euro e finire con il doverne 16.000 all’usuraio e, qualora non si riuscisse a rientrare nel pagamento, scattavano minacce di morte, intercettate dai militari, dirette al soggetto debitore e alla famiglia, per ottenere, in alternativa al pagamento, l’intestazione di auto e beni di vario genere.
Per quanto concerne, invece, il risarcimento danni da destinare alle parti civili, rappresentate dall’avvocato Davide La Monica, la Cassazione ha confermato che dovrà essere quantificato in sede civile.
Nell’ambito del processo di primo grado fu chiamato a testimoniare anche l’ex assessore alla Viabità Antonio Gagliano.