Chiesa gremita oggi, lunedì 31 luglio, alla basilica di San Giovanni per l‘ultimo saluto a Carlo Carli, Cavaliere del Lavoro, patron della Fratelli Carli, scomparso all’età di 99 anni pochi giorni fa.
Il Vescovo di Ventimiglia-Sanremo, Antonio Suetta, ha ricordato Carlo Carli con una toccante omelia.
“Agli occhi di chi non ha la fede, si potrebbe pensare che tutto sia finito – afferma Suetta – Anche una vita bella, riuscita, ricca, significativa come la sua si scontra e si confronta con il mistero della morte.
La preghiera che insieme esprimiamo ci ricorda e ci fa professare la convinzione che la morte non sia l`ultima parola, non sia l’ultima realtà definitiva della vita. Per quanto misteriosa, incomprensibile, dolorosa, carica di angoscia la morte è soltanto un passaggio: il passaggio dalla sponda del tempo a quella dell’eternità, il passaggio dalle realtà provvisorie di questo mondo alle realtà definitive del regno dei cieli.
Pensando alla sua vita, alla sua età, noi possiamo dire nel senso più affettuoso, più nobile, più bello del termine che Carlo è diventato “vecchio”. La parola di Dio direbbe ‘si è addormentato sazio di giorni‘.
Quando ho ricevuto la notizia della sua morte – continua Suetta – chi me la ha comunicato ha detto ‘ aveva 99 anni’. Ho fatto questo pensiero, mancava un piccolo passo per arrotondare e fare 100.
Ho pensato, credendo di interpretare anche il cuore di Carlo, che questo rimanere un passettino indietro, rispetto ai traguardi che noi ci prefiggiamo, ci da il senso della precarietà.
Tutti noi che abbiamo conosciuto Carlo abbiamo certamente la giusta convinzione che la sua vita sia una vita particolarmente riuscita. Non soltanto per le grandi opportunità che la vita gli ha dispensato, ma anche per il suo cuore, per la sua intelligenza geniale, per la sua tenacia, per la sua capacità di mettere a frutto i talenti che il signore gli ha affidato.
Noi spesso per indicare una persona in gamba, una persona riuscita, una persona di valore, diciamo che è una persona che si è fatta da sè. Nessuno si è fatto da sè. Tutto quello che si ha e tutto quello che abbiamo, lo abbiamo ricevuto da Dio. Lo comprendiamo, lo mettiamo a frutto e lo usiamo, soltanto se non dimentichiamo questa sorgente.
Quell’anno che è mancato a Carlo per fare cifra tonda della sua vita, è come una splendida vigilia che lo conduce nel giorno definitivo del regno dei cieli, con quella consapevolezza umile che sempre lo ha accompagnato, che dobbiamo agire come se tutto dipendesse da noi, convinti però che tutto dipende da Dio.
Questa lezione la raccogliamo ormai non più per Carlo, ma la raccogliamo per noi che siamo ancora in cammino e chiediamo anche l’intercessione dei santi, dei fedeli defunti, perchè lo spirito del vangelo abiti la nostra vita. Perchè impariamo a considerare le realtà di questo mondo nella giusta proporzione e perchè cerchiamo, come dice Gesù, prima di tutto il regno di Dio, sicuri che tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù.
Desidero porgere sentite e cristiane condoglianze ai familiari di Carlo – conclude – a nome di tutta la comunità parrocchiale della città di Imperia, dei sacerdoti e delle autorità civili e militari che saluto”.
[wzslider autoplay=”true” interval=”6000″ transition=”‘slide’” lightbox=”true”]