24 Dicembre 2024 18:55

24 Dicembre 2024 18:55

DA IMPERIA A VANCOUVER NEL MONDO DELLA RICERCA INFORMATICA. IL 31ENNE ANDREA STOCCO:”SI DÀ PER SCONTATO CHE INTERNET FUNZIONI, MA DIETRO C’È…”/LA STORIA

In breve: Tra questi c'è il 31enne imperiese Andrea Stocco, per la precisione originario di Riva Faraldi, nell'entroterra di San Bartolomeo al Mare, che da gennaio lavora come ricercatore informatico a Vancouver, in Canada, nell'ambito dell'ingegneria del software

andreastocco

Navigare sul web da computer, smartphone o tablet, è un’azione che ormai compiamo giornalmente e che diamo quasi per “scontata”. Dimentichiamo, invece, che dietro un’applicazione, un programma o un sito, all’apparenza semplice e intuitivo, c’è tantissimo lavoro svolto da esperti del settore, che quotidianamente cercando di migliorare e rendere sempre più efficiente il mondo virtuale.

Tra questi c’è il 31enne imperiese Andrea Stocco, per la precisione originario di Riva Faraldi, nell’entroterra di San Bartolomeo al Mare, che da gennaio lavora come ricercatore informatico a Vancouver, in Canada, nell’ambito dell’ingegneria del software.

ImperiaPost l’ha contattato per conoscere cosa si nasconde dietro allo schermo che usiamo ogni giorno.

DI COSA TI OCCUPI A VANCOUVER?

“Sono ricercatore all’University of British of Columbia dove sto svolgendo il post dottorato in informatica. Il settore precisamente è ingegneria del software e mi occupo di testing di applicazioni Web. A Vancouver c’è uno dei migliori gruppi di ricerca al mondo. Ci occupiamo di realizzare strumenti che possono aiutare i professionisti che lavorano nello sviluppo di applicazioni web, per rendere il loro mestiere più semplice e le applicazioni sempre più robuste e migliori. Sono tutte cose che diamo per scontato nell’uso quotidiano e, anzi, ci sorprendiamo se qualche volta non funzionano per qualche minuto. Si ignora che per far sì che tutto fili liscio ci sono esperti che 24 ore su 24 si occupano di verificare e garantire la correttezza del funzionamento”.

È LA PRIMA VOLTA CHE VIVI ALL’ESTERO?

“No, già durante l’università (che ho frequentato a Genova) ho vissuto un anno a Tallin in Estonia grazie all’Erasmus, e poi, durante il dottorato, sono stato negli Stati Uniti, in Nebrasca, facendo esperienze sempre in questo settore e facendomi conoscere. Ho sempre avuto il sogno di girare il mondo e affrontare esperienze sempre nuove, mettendomi in gioco. Credo che uscire dalla propria “comfort zone” insegni molto su chi siamo e cosa vogliamo dalla vita”.

IL SETTORE IN CUI LAVORI È SEMPRE ALL’AVANGUARDIA, SU COSA STAI LAVORANDO?

“Recentemente mi sto occupando di un progetto che sta nascendo con lo sviluppo di una startup. Insieme al mio capo stiamo cercando di creare uno strumento di testing di nuova generazione, basato su una tecnologia visuale. Per farmi capire, le applicazioni sono fatte a strati e gli utenti vedono solo quello più superficiale. Gli sviluppatori, invece, lavorano sugli strati sottostanti, molto complessi, fatti di codici e spesso non vedono come apparirà l’applicazione finché non finiscono il lavoro completamente. Il nostro lavoro è creare degli strumenti che rendano più semplice il lavoro degli sviluppatori, creando un sistema in cui potranno interagire direttamente con l’applicazione così come sarà visualizzata allo stato finale. L’utente invece vedrà solo l’effetto all’ultimo stadio, per esempio l’home page di Facebook. È un campo su cui l’industria sta spingendo molto e noi abbiamo molte idee”.

COM’È LAVORARE IN CANADA?

“Il campo della ricerca è molto valorizzato. È molto facile ottenere finanziamenti, a patto che tu dimostri valore e buone idee. Non importa la tua età, la tua cultura, la tua religione, il tuo sesso. L’importante è che far vedere di avere potenziale e merito. Sono qui da gennaio e posso confermare che è vero quello che si dice, ossia che Vancouver è la città più vivibile del mondo. È un po’ una città “di passaggio”, perché ci sono tantissime persone di altri paesi e quindi è molto semplice integrarsi e non sentirsi soli. È un ambiente multiculturale”.

C’È UN PROGETTO SU CUI TI PIACEREBBE LAVORARE IN FUTURO?

“Sì, mi piacerebbe sviluppare un software aiutando non solo gli sviluppatori, ma il maggior numero di persone possibile. In particolare, sarebbe bello creare software che aiutino le persone disabili ad affrontare più facilmente la vita di ogni giorno. La tecnologia offre infinite possibilità. In ogni caso, la mia voglia di esplorare e di crescere continua ad aumentare e per questo devo ringraziare la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto, con discrezione e fiducia, appoggiando tutte le mie scelte”.

 

 

 

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