I recenti fatti che hanno macchiato di rosso la terra iberica, ma anche la sequenza di quelli meno recenti, inducono ad una riflessione. Ciò che stiamo vivendo è un cambio epocale dei costumi di un popolo, un popolo che da sempre lotta per difendere una libertà conquistata a caro prezzo.
Una libertà che ha permesso a tutti noi di raggiungere la più nobile espressione dell’essere umano. Libertà significa poter anche “solo” esprime il proprio pensiero ed esprimerlo nel rispetto e nella considerazione di ogni altro individuo, di ogni altra persona. Il confronto, democratico, non può che portare ad un processo di crescita continua. Una crescita che ha però la necessità di abbeverarsi alla fonte della cultura. Cultura significa rispetto degli spazi, condivisione, confronto, comprensione ma soprattutto unione. Le persone sono diverse nell’unità, una diversità che rappresenta l’espressione massima dell’essere umano.
La contrapposizione dei termini è solo apparente; rispettare le diversità porta a rafforzare il collante che unisce gli uomini, rendendoli liberi. La violenza che fa da cornice a questo particolare momento storico deve essere arginata con risposte che non devono provenire da scatti meccanici, da altri strumenti che riescano a prendere il sopravvento sull’essere umano, annientandolo. La violenza deve essere arginata attraverso la crescita sociale.
Non bisogna cadere in facili tranelli dialettici, in equazioni (islam=terrorismo) che finiscono risucchiate nel vortice dell’aporia. Il confronto tra le culture, tra le religioni, tra persone agli antipodi per tradizioni e costumi deve prender forma rappresentando l’argine più forte ed invalicabile, un muro davvero efficace, per contenere dall’interno queste derive che minacciano la nostra quotidianità. Il cittadino, troppo spesso disinteressato e rapito da facili considerazioni, ancor più allettato da demagogie che gli offrono ospitalità a poco prezzo, si dovrà trasformare in una preziosa risorsa perché i suoi occhi sono troppo importanti per essere trascurati diventando così un’arma irrinunciabile per le Forze di polizia.
Ognuno di noi dovrà fornire il proprio contributo, senza cadere nei soliti luoghi comuni del «meglio – farsi – i – fatti – propri». Occorre che ogni cittadino, ogni persona che tenga a questo prezioso risultato, dedichi al suo Paese uno sguardo, uno sguardo che potrebbe rivelarsi prezioso per chi indossa un’uniforme e scende in strada ogni giorno per proteggerci.
Segnalando un semplice dettaglio, apparentemente insignificante, un’anomalia nella quotidianità, potrà esser fiero di aver contribuito al mantenimento di una società libera ed aver evitato il sacrificio di qualche vita. Una sola, una sola persona salvata è il fine più grande a cui possiamo ambire. La vita di un bambino travolto da un veicolo, da un criminale che sfreccia per strade accalcate di turisti, può essere evitata se tutti noi dedichiamo qualche sguardo per aiutare i poliziotti. Questa sicurezza diffusa ci aiuterà a mantenere davvero libera la nostra società senza allontanarci dal dialogo con persone che provengono dai paesi più lontani, dalle culture più distanti, dalle religioni più diverse.