22 Novembre 2024 17:51

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22 Novembre 2024 17:51

IMPERIA. PROCESSO PORTO. TUTTI ASSOLTI, MA LA CORTE D’APPELLO TUONA: “COMMISTIONE DI INTERESSI POLITICI E ECONOMICI, OPERA SCONFORTANTE”/LA SENTENZA

In breve: I giudici: "Esiti e modalità di realizzazione del progetto relativo al nuovo porto di Imperia sono stati sconfortanti". È una sentenza dura quella della Corte d'Appello che critica l'operato della Procura di Imperia: "Imputazione cela lacune e incertezze"

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E’ una sentenza durissima quella della Corte d’Appello di Torino nell’ambito del processo per truffa aggravata ai danni dello Stato relativo alla realizzazione del porto turistico di Imperia. I giudici hanno infatti pienamente confermato l’assoluzione di Francesco Bellavista Caltagirone e dei restanti imputati da tutte le accuse, ma al contempo hanno bocciato duramente il progetto porto, sia per quel che concerne le modalità di realizzazione sia per quanto concerne le modalità di gestione.

“Gli esiti e le modalità di realizzazione del progetto relativo al nuovo porto di Imperia sono stati sconfortanti” scrivono i giudici, che aggiungono “si è trattato di un’opera rimasta in larga misura incompleta, di qualità molto probabilmente se non scadente quanto meno presentante notevoli difetti, in diversi suoi aspetti, come evidenziato da problematiche riscontrate sia a lavori in corso, che in seguito, sia su aspetti strutturali, come l’allagamento dei parcheggi interrati, che di dettaglio, vi è chi ha parlato di una bitta divelta in banchina dalla mera tensione delle cime d’ormeggio”.

A ulteriore conferma delle critiche mosse alle modalità di realizzazione del porto, i giudici della Corte d’Appello riportano la testimonianza resa da Giuseppe Grossi -tecnico della Edil Crema s.r.l. e sostanzialmente anche titolare di tale impresa, una delle molte società cui erano stati affidati dei lavori, che ha riferito di essere stato regolarmente presente in cantiere in occasione della realizzazione dei parcheggi.

“La profondità degli scavi era di volta in volta diversa, una volta era 1.20, una volta 1.10, urta volta 0.80 e non capivo il perché, a mio giudizio ciò che è mancato è la quantità di cemento necessaria per impedire il sollevamento della platea ad opera della forza dell’acqua, è mancato lo spessore, questo lo dico perché ho accertato che la profondità non era quella dovuta, io l’ho anche fatto presente diverse volte, ho accertato personalmente che la platea, in occasione delle mareggiate, si alzava, facendo passare l’acqua tra i giunti, di 2 cm.l’acqua esce”.

I giudici poi si soffermano sulle modalità di gestione del progetto, tracciando un quadro quantomeno preoccupante.

Risulta altrettanto evidentescrivono i giudiciche le fasi di gestazione e realizzazione del progetto sono state caratterizzate da una dubbia commistione di interessi politici ed economici, pubblici e privati, travalicante la loro sola convergenza, da ingerenze inopportune ed indebite, oltre che da una notevole incertezza sulle procedure applicate, per quanto decise dopo il coinvolgimento di molteplici esperti, e da una confusione di ruoli usualmente distinti, specie fra controllanti e controllati, originando una situazione in cui, se tutti i soggetti coinvolti sembravano e presumibilmente erano al corrente di tutto ed implicati in tutto, nessuno è parso porre in essere misure realmente efficienti ed efficaci per garantire validi risultati”.

L’analisi dei giudici della Corte d’Appello si conclude con una considerazione che non lascia spazio a molte interpretazioni. “Un quadro complessivo che certo può far sospettare che si siano verificate delle irregolarità e sinanche degli illeciti di rilievo penale”.

E allora perché il processo si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati? I giudici lo chiariscono prima di entrare nel merito del quadro accusatorio, aggiungendo una critica neanche troppo velata agli inquirenti imperiesi.

“Il confermare o meno tali sospetti non è compito di questa Corte d’Appelloscrivono i giudici – cui spetta un giudizio assai diverso, ovvero ed esclusivamente valutare se le specifiche ipotesi accusatorie sottoposte al suo esame, cosi come cristallizzate nei capi d’imputazione formulati dalla Procura di Imperia, con le parziali modifiche operate nel giudizio di primo grado, e nei soli limiti di quanto devoluto con le presentate impugnazioni, possano dirsi aver trovato validazione negli elementi probatori raccolti a dibattimento”.

 

I giudici della Corte d’Appello ribadiscono i propri dubbi sulla formulazione del capo di imputazione elaborato dalla Procura di Imperia anche in un passaggio successivo.

Un’apparente estrema analiticità delle imputazioni, formulate per varie pagine, in modo invero non sempre di agevole comprensibilità – scrivono i giudici -, ne è riprova anche la presenza di diversi errori materiali nell’imputazione riportata nella sentenza di primo grado, alla cui correzione si è provveduto, cela invece numerose lacune ed incertezze, oltre ad apparire l’esito di cambiamenti d’impostazione accusatoria intervenuti nel corso del procedimento, a partire da iniziali indagini per il diverso reato di associazione a delinquere ex art. 416 c.p.”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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