L’asportazione della milza, fratture, contusioni, escoriazioni, minacce di morte e insulti di ogni genere. È questo il drammatico bilancio degli ultimi dieci giorni di agosto registrato dagli uomini e dalle donne della Polizia di Stato impegnati nel servizio di “volante”. Un servizio di pronto intervento gestito da operatori con un’elevata professionalità che purtroppo, lo diciamo chiaro e tondo, sono sempre più abbandonati a loro stessi. Le botte, gli insulti, le minacce chi fa il poliziotto per strada a Imperia, Sanremo o Ventimiglia lo mette in conto ma l’abbandono da parte di coloro che dovrebbero tutelarlo, quello no. Sono anni che gli agenti, anche attraverso manifestazioni e comunicati, denunciano l’insufficienza di uomini e di mezzi idonei.
Un grido inascoltato dai vertici dell’istituzione, i Questori passati, che avevano ben altro a cui pensare in attesa di un pensionamento o di una “promozione”. Nel frattempo, però, gli operatori, inclusi i Carabinieri, vengono utilizzati come “carne da macello” che deve far fronte a innumerevoli situazioni di emergenza e di criminalità diffusa. Ubriaconi, spacciatori, violenti, ladri, truffatori, squilibrati sono solo alcuni dei soggetti che gli agenti di polizia devono individuare, contenere ed eventualmente arrestare. In pochi, ormai, non tentano la fuga, oppongono resistenza o tentano di aggredire gli appartenenti delle forze dell’ordine che spesso rimangono feriti. Ultimo caso di cui siamo a conoscenza è quello del fermo di un giovane 25enne, probabilmente in preda a qualche sostanza stupefacente, che nel tentativo di resistere al fermo ha procurato ad un agente una frattura al piede guaribile, secondo i medici del pronto soccorso di Imperia, in 30 giorni.
In molti casi, chi vi scrive lo sa per esperienza diretta, solo grazie a cittadini collaborativi il malvivente di turno riesce ad essere immobilizzato e arrestato. C’è chi spinge per dotare gli agenti di taser (dissuasori elettrici) o di inasprire le pene, in verità quello che serve a loro, gli agenti, ma soprattutto alla cittadinanza è un potenziamento della presenza di uomini sul territorio. È inconcepibile che gli uffici della Questura riescano a mettere insieme a mala pena un equipaggio, spesso formato da agenti con alla spalle troppe primavere, per ogni turno.
Il senso di insicurezza legato ai reati predatori è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni e la cittadinanza, vista l’insufficiente risposta delle forze dell’ordine, si è più volte organizzata istituendo ronde o gruppi di sorveglianza. Una sconfitta per tutti. In primis per chi ricopre un ruolo dirigenziale ed è chiamato a tutelare la sicurezza del cittadino, per gli agenti che sono sempre più a rischio e infine i cittadini che prima o poi inizieranno a farsi giustizia da soli.
Gli “spot” con i reparti “anticrimine” genovesi della domenica servono relativamente a poco, se non alla statistica. È necessario un potenziamento del servizio che consenta di intervenire prontamente anche nel caso si dovessero verificare due emergenze contemporaneamente nell’area di competenza.
Chissà se il Questore Capocasa o il Prefetto Tizzano questa volta ascolteranno il grido di aiuto dei propri concittadini, poliziotti inclusi.